Prologo

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Mi sentivo persa

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Mi sentivo persa.

Mi sentivo un estranea nel mio stesso corpo, lontana dal solo essere che sia stata al mio fianco dalla nascita... la mia lupa, mia sorella.

Non riuscivo a percepirla e mi lacerava il cuore.

Il dolore offuscò ancor di più la mente già annebbiata dal forte precedente scontro.

Mi tremava il corpo e l'anima perché ero cosciente di trovarmi al capolinea.

Avevo imparato presto che quando il destino ci mostrava di aver raggiunto la fine, l'unica cosa che bramavamo era la speranza di poter riavvolgere, come il nastro di una cassetta, la nostra vita ed evitare di commettere gli stessi errori.

Io, personalmente, avrei riavvolto il nastro della mia vita fino all'età di undici anni e cambiato quasi ogni cosa... il mio status gerarchico ad esempio.

Mi sarei accontentata anche di essere un'Omega, ciò che avrebbe contato era avere, con me, la mia lupa, la sorella che non avevo mai avuto.

In un certo qual modo, attraversare il tempo, ne avevo la possibilità, tuttavia ritornare indietro e riscrivere la MIA storia sembrava immorale. Non avrei viaggiato visitando luoghi nuovi, non avrei potuto conoscere persone di altre culture e soprattutto trovato il mio compagno. La cosa però più importante era che non sarei mai diventata la donna che ero oggi.

Già oggi... eravamo arrivati alla fine, di tutto.

Secondo molti eravamo alla resa dei conti, dove tutto si sarebbe deciso. Io, invece, credevo che fossimo solo all'inizio.

Erano solo punti di vista.

La paura... potevo annusarne l'odore. Mi circondava proprio come l'aria che respiravo. Tutti ne avevano. Nessuno escluso.

Anche colei che mi era davanti ne provava il terrore fin nelle viscere.

Ero nuovamente di fronte alla donna, NO, all'essere rivoltante, più precisamente, che aveva dato inizio a tutto, Divannah.

Uno scontro decisivo.

Per darmi la caccia aveva provato, più volte, a uccidere me e chi mi stava intorno. Era arrivata persino alla mia famiglia... non potevo tollerarlo.

Ed ora, dopo innumerevoli scontri e ostacoli superati a fatica e con perdite, eravamo una difronte all'altra su di un campo di battaglia ricoperto del nostro sangue.

Avevo vissuto abbastanza in questo mondo da lasciarlo, non prima però di essermi portata dietro chi aveva provocato dolore a chi amavo.

Eravamo entrambe ridotte male, forse io più di lei, ma non era questo ciò che contava.

Ambedue nella nostra forma bestiale cercavamo invano di riprendere le forze e continuare a combattere.

Lei, nel suo fisico asciutto e snello, le zampe alte e slanciate con il pelo argenteo, ora macchiato di rosso - il suo stesso sangue, mostrava ancora il fiero portamento di una regina. I suoi occhi verde acqua costellati di rosso - tipicamente femminile degli Originali - mi guardavano con malcelato disgusto e disprezzo.

Perché io, Morgan Dahlianne Blais, ero l'ultima femmina Alpha vivente al mondo.

Ora, ciò che mi premeva fare era eliminare i nemici rimasti e tenere al sicuro coloro che amavo. Questo anche a discapito della mia stessa vita.

Digrignai ancora le zanne cercando di attenuare il dolore che si estendeva dal fianco sinistro... lì i suoi artigli avevano squarciato la mia carne.

Il respiro affannoso e le zampe che tremavano vistosamente erano un chiaro segnale del limite a cui ero arrivata.

Un pesante colpo di tosse portò le mie accuminate zanne a macchiarsi del rosso del mio sangue, che copioso e veloce raggiunse il terreno mischiandosi ad erba e fango.

Sentivo la mia vita abbandonare il mio corpo e ne abbi la conferma quando tremai incontrollatamente.

Affondai, istintivamente, gli artigli sporchi nel terreno fangoso sentendo subito dopo, una fitta risalirmi la schiena, mentre la pelle del mio lato umano, abbronzata e liscia, ricresceva lentamente nascondendo il folto pelo nero della bestia.

Percepì le ossa spaccarsi ancora, i muscoli si tesero riprendendo la forma secondaria - sì perché per me la primaria era quella animale. Tornata nuovamente umana crollai sul mio stesso ammasso di carne, mentre milioni di goccioline ne ricoprivano la superficie. Sudore appiccicaticcio. Era disgustoso sentirmi in quella maniera.

Mi ero resa conto di non provare più alcun dolore e di conseguenza non posi più resistenza... mi lasciai andare scivolando tra le ombre.

Il mio unico rimpianto era di non averle potuto staccare la testa a morsi.

Il mio unico rimpianto era di non averle potuto staccare la testa a morsi

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Grazie per coloro che mi seguono. Non ho cancellato la storia ma solo messa in revisione.

L'Ultima Femmina Alpha - Fuggire non è la soluzione {In Pausa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora