24. I Think You're A Cliché

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Salire sulla sua moto è stato un ritorno alla me quindicenne. Ricordo nei dettagli quel giorno ed è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ora è una situazione ben diversa, perché lui ha il mio cellulare segreto e questa è la peggiore cosa che poteva capitare. Sinceramente non so come abbia fatto a sbloccare il telefono, ma essendo un criminale, non mi faccio problemi a pensarci...
L'unico equivoco è che in questo dannato iPhone c'è di tutto, foto imbarazzanti, foto private di Zoe, la sua lista dei ragazzi e soprattutto la mia. Il nostro diario di cretinate e momenti intimi di Zoe e miei con Andrea. Ma cosa più importante, c'è una lettera e lui è proprio l'ultima persona che avrebbe dovuto vederla. L'ho scritta in un momento di crisi ed è per lui, se la leggesse mi ucciderei. È troppo privata e piena di cose che non deve sapere.

Ed ora mi ritrovo su una moto, senza casco, con un vestito corto, avvinghiata al mio peggior nemico e mio fratello mi odierà per il resto della vita. Grandioso, no?
So che non ha intenzione di restituirmi il telefono, ed io non posso più minacciarlo per ciò che ha illegalmente fatto poiché non ho prove certe, invece Edoardo può rovinare la mia vita con un solo click, e anche quella di Zoe che non mi perdonerebbe mai, lo devo fare per lei, devo risolvere questa situazione. Parcheggia nella zona di Ponte Milvio, ci sono un po' di persone ma si può camminare. Non so perché mi abbia portato qui.

<<Perché siamo qui?>> domando scendendo dalla moto, lui dopo di me.
<<Perché possiamo parlare con calma>> risponde iniziando a camminare lungo il ponte.
<<Non hai intenzione di restituirmi il cellulare, non è così?>> domando affiancandolo. Lui sorride sospirando, lo guardo di profilo e non mi spiego che cosa lo abbia indotto a scegliere la vita che fa. Aveva tutto, aveva due genitori che lo amavano e, almeno la madre, lo ama tutt'ora, una passione che portava avanti, tre amici che gli volevano bene e aveva me... Ricordo che negli ultimi tempi mi parlava di una vendetta che stava progettando per suo fratello, cercavamo in tutti i modi di dissuaderlo ma lui non ne ha voluto sapere, e poi è successo che ci siamo persi.
<<Certo che è così>>
<<Dovevo aspettarmelo da te. Non farò mai la tua schiava>> gli annuncio. E lui ancora una volta ride. <<Mi dispiace, ma ho io il coltello dalla parte del manico quindi non hai voce in capitolo, chérie, però apprezzo il tuo modesto e inutile parere>> scherza.
<<Non c'è nulla da ridere, Edoardo, sono cose private e posso benissimo denunciarti>>
<<Non lo farai, Cami, perché prima che la polizia possa prenderti in considerazione, io avrò già inoltrato determinate cose alla tua famiglia, e anche a quella di Zoe, non so quanto saranno contenti... >> commenta lui con aria minacciosa. Ed io non posso replicare perché sono una persona giusta, sono stata io per prima a minacciarlo di fare la spia e lui sta facendo la stessa cosa perciò non posso accusarlo di nulla.

<<E quindi cosa intendi fare adesso?>> gli domando.
<<Ripagarti con la stessa moneta. Sarai la mia ombra d'ora in avanti>> scherza lui ma a me non importa. Farò di tutto pur di evitarlo così non può obbligarmi a fare nulla, e poi io sono Camila Bianchi e non sarò comandata da nessuno.
<<L'importante è che ne sei convinto, ora riportami a casa>> gli ordino fermadomi.
<<Perché questa fretta? Parliamo piuttosto di qualcosa>> propone. E da quando Edoardo Martin vuole conversare con me?
<<E di cosa vorresti parlare?>> domando.
<<In effetti non è che abbiano qualcosa da dirsi due persone che si odiano. Potresti insultarmi o io potrei insultare i tuoi amici>> propone poggiandosi al bordo del ponte e attendendo una risposta mia. <<Perché dovresti?>>
<<Perché sono ridicoli e non ti rendi conto che ti sminuiscono soltanto>> dice ed è in quel momento che divento attenta, mi volto lentamente verso di lui e sto zitta, per consentirgli di continuare.

<<Non ti rendi conto ma quando ti difendono da me o da qualsiasi altro essere, è come se lo facessero perché tu non ne sei in grado>> spiega. <<Non la penso allo stesso modo. Loro mi difendono da te perché mi hai già fatto del male e lo vogliono evitare. Tutti gli amici lo farebbero>> gli dico, probabilmente con un tono troppo velenoso. Lui, infatti, volta lo sguardo dall'altra parte, fa bene a sentirsi in colpa.
<<Boh poi penso che tu sia un cliché>> confessa ma io mi sono stancata di ascoltarlo. Non mi interessa delle sue critiche nei miei confronti, non sa niente di me.
<<Nel senso, cerchi sempre di essere diversa dalle altre per non ricevere un'etichetta, invece non hai nulla di diverso da tutte. Ti fingi disinteressata a qualsiasi ragazzo o ragazza che non facciano parte del tuo club. Sai perché? Perché loro ti fanno sentire al centro dell'attenzione, per gli altri non sei così speciale>> continua ed io chiudo gli occhi e respiro intensamente per non dargli un pugno davanti a tutta la gente che c'è. <<Continua pure>> gli dico. Non capisce che non me ne frega nulla del suo pensiero.

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora