-Orme.
Mi volto di scatto,giusto in tempo per ricevere sulla fronte imperlata di sudore qualcosa di freddo e di estremamente pesante.Crollo a terra svenuto.
L'odore di muschio selvatico umido,sul quale credo di essere steso, è pungente. Non mi muovo,sono terrorizzato dall'idea di ricevere un altro colpo o di provare minimamente qualsiasi dolore oltre al terribile mal di testa che mi sono guadagnato dopo aver compreso di non essere solo in quel fitto bosco di noccioli, carpini e abeti rossi.
Ho ancora gli occhi chiusi e respiro a malapena. Sento un fruscio. Spalanco gli occhi e tendo le orecchie per cercare di udire qualcos'altro ma dal piccolo sentiero roccioso che conduce nella parte più interna del bosco proviene solo il ritmato luccichio degli insetti baciati dalla Luna.
Costringo le mie braccia a tenere tutto il peso del corpo mentre cerco di rialzarmi. A malapena mi reggo sulle gambe tremolanti ma almeno la mente è lucida e non mi sono procurato nessun altra ferita.
Mi avvicino in prossimità di un ramo spezzato ficcato innaturalmente tra due rocce grandi quanto due pugni.
-Strano- rifletto in un sussurro. Mi incammino verso il lato opposto al sentiero, tra i cespugli piccoli e irregolari.
Meglio lasciar perdere la misteriosa ricerca di Alaska.
-Dove sei?
Nessuno risponde,inevitabilmente.
Cammino senza una meta precisa dato che ho perso l'orientamento già da un po';l'importante è uscire da qui,ho bisogno di una doccia e poi il freddo e la paura mi hanno preso in ostaggio.
Ritrovo un po' di quel coraggio che mio padre,prima di morire, mi aveva dimostrato di avere. Accelero il passo. -Corri- mi sento dire da lui. -Non voltarti- sembra consigliarmi.
Probabilmente ho qualcuno alle spalle con intenzioni ben precise,ma non ho tempo di scoprirlo.
Ad un tratto un groviglio di rami sbarra l'unico passaggio che,secondo la mia mente complessa,avrebbe portato alla salvezza.
Impreco sottovoce;nonostante ciò non mi do per vinto.
Mi inginocchio e comincio a scavare con le mani,cercando di immaginare qualsiasi via di uscita.
Senza alcun preavviso,sento che un braccio avvolge con una forte stretta il mio collo e mi ritrovo puntato alla tempia un minuscolo e appuntito coltello,che preme leggermente in prossimità dell'ematoma creatosi in seguito alla violenza subita poche ore fa.
-Sta alla larga,vattene via.
-Mi sono perso.-cerco di giustificarmi mentre alzo gli occhi per scorgere il volto dell 'assalitore.
Con uno spintone vengo scaraventato verso un mucchietto di foglie.
Mi giro,e finalmente la vedo: è slanciata, minuta e come sempre porta i capelli neri raccolti in una treccia spettinata.
Dallo zigomo sinistro segnato da una striscia di sangue ,si sviluppa una decorazione sottile di fantasie indiane. La maggior parte del viso è coperto da una maschera di trucco dai motivi floreali ma spettrali. Nonostante ciò,riesco a scorgere gli splendidi occhi dai mille colori.
Ha il viso contratto in una smorfia di dolore ma io sorrido, un sorriso che dopo pochi attimi reputo ingiusto e atroce.
-Cosa sei?
-Vattene,non ti ha ancora visto nessuno. Devi sopravvivere.
-Perché? Di chi dovrei avere paura?
-Ti prego!- la voce si alza sempre più. Sembra sull'orlo delle lacrime.
Ci fissiamo per pochi attimi,nessuno dei due abbassa lo sguardo.
Con fatica mi alzo e lentamente mi avvicino a lei. Le accarezzo il viso,cercando di eliminare quella maschera.
-Sei così bella senza questa roba.-mi lascia fare.
Ad un tratto, le lacrime si fanno spazio tra gli ultimi residui di trucco. Continuo a pulirle il viso,sorridendole.
Dopo pochi secondi sento il respiro di qualcuno alle spalle;mi volto velocemente mentre sento un grido soffocato provenire da Alaska. -Tu devi sopravvivere-ripete in un sussurro.
Quello che vedo è affascinante ma allo stesso tempo inquietante. Dodici ragazze, con la stessa maschera di trucco sul volto, gli stessi motivi spettrali, gli stessi occhi agghiaccianti.
Mi fissano,con sguardi atroci.
-Cosa siete diventate? Chi siete?
Silenzio,un assordante silenzio.
-Dannazione rispondetemi!- urlo,mentre si avvicinano sempre più.
Con un sussurro malefico qualcosa,o meglio qualcuno, risponde:
-Calache.
Poi il buio.
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La Calaca.
FantasyAlaska Novoselic , 16 anni.Non si sa niente di lei, è così misteriosa.C'è qualcosa in quegli occhi ribelli dal colore indefinibile, ma nessuno riesce a percepire nemmeno il più futile indizio,come se si volesse smorzare in qualche modo la magia racc...