-1- non ci sono scuse

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Kenma camminava con la testa china, osservava i petali dei ciliegi volteggiare nell'aria tiepida della primavera. Quella era la stagione che forse preferiva, non troppo calda né troppo fredda, bella a vedersi e delicata con i suoi colori chiari. Sì, lui decisamente amava la primavera.

Rallentò il passo quando notò di esser quasi giunto davanti casa del suo migliore amico. Si fermò a pochi metri dalla porta di legno e attese che il corvino uscisse. Non era solito suonare o far sapere al suo amico del suo arrivo, preferiva attendere fuori fino a che quello non si fosse palesato.

Dal suo aspetto esteriore si poteva dedurre fosse estremamente stanco, segno che aveva passato la nottata a giocare, cosa che faceva praticamente sempre, rischiando poi di addormentarsi sul banco di scuola. A lui non importava del suo aspetto trasandato, con occhiaie profonde e ossa sporgenti per il poco cibo che ingeriva, preferiva di gran lunga passare più tempo possibile con i videogiochi, suoi compagni di nottate insonni.

Passarono un paio di minuti e la sua attenzione venne catturata da una voce fin troppo familiare.

"Kenma, eccomi" Kuroo gli andò incontro sventolando la mano. Quando il corvino raggiunse il biondo, gli mise un braccio sulle spalle e gli scompigliò i capelli in modo affettuoso, come solo lui faceva. Lui era uno dei pochi che aveva il coraggio, ogni tanto, di fargli notare il suo aspetto, no con cattiveria, ma sempre con una nota preoccupata nel tono di voce. Quella mattina non disse nulla, nonostante avesse notato le mezzelune violacee a contornare gli occhi color ambra del minore.

Kenma scosse la testa e si sottrasse dal braccio del maggiore. Non amava il contatto fisico, anche se Kuroo era l'unico a cui permetteva di abbracciarlo e toccarlo. Preferiva comunque limitare il più possibile quei contatti non necessari.

"come stai, gattino?"

Kenma sbuffò, non era una domanda a cui sapeva rispondere. Lui stava bene, o almeno credeva. In realtà non lo sapeva come stava perché per lui stare bene voleva dire poter giocare ai videogiochi e, in quel momento, non potendo giocarci lui non si sentiva bene. Decise di rispondere con un'alzata di spalle e continuare a camminare senza guardare negli occhi l'amico.

"non mi chiedi come sto io?" Kuroo gli si affiancò e si finse offeso.

"come stai, Kuroo?" chiese stancamente il biondo continuando a guardarsi i piedi che inesorabili proseguivano lungo il proprio cammino.

"sto alla grande, oggi esco con una certa persona, sai?"

Quella frase, finalmente, attirò l'attenzione dell'apatico Kenma. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi nocciola del maggiore. Quegli occhi che lui aveva studiato la prima volta che si erano incontrati da piccoli e che, con il passare degli anni, aveva imparato ad interpretare.

In quel momento quegli occhi esprimevano gioia, paragonabile forse solo a quando avevano vinto per la prima e ultima volta una partita contro la Fukurodani.

"e chi sarebbe questa persona?" provò a fingersi disinteressato nonostante la domanda posta. Non voleva far trasparire il risentimento che in quel momento lo stava sopraffacendo.

"ti ricordi di quella ragazza che l'altro giorno si è seduta con noi a mensa?"

Certo che se la ricordava, mai in vita sua aveva fulminato una persona come quel giorno. L'aveva vista puntare al tavolo suo e di Kuroo ancora prima che ci si fossero seduti con i vassoi. L'aveva vista osservare da lontano il suo amico, mangiarselo con gli occhi. Aveva pensato che si sarebbe dovuta vergognare per quel comportamento sfacciato, ma invece si era sbagliato, proprio quel comportamento aveva attirato l'attenzione del suo migliore amico, portandolo a chiacchierare con lei per tutta la pausa pranzo.

Una sola firmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora