La morte è passata di qui?, chiese a sè stessa rivolgendo lo sguardo ai suoi piedi, dove una creaturina fissava con occhi vuoti il corpo del proprio padre, abbandonato dalla malavita londinese dell'ottocento.
"Piccola, vieni, andiamo. Ormai è troppo tardi" ammonì la giovane donna, tentando di essere la più empatica possibile. Ma non ricevendo nessun segno di consenso da parte della bambina, allungò la mano guantata sulla stretta spalla della vittima e la scosse.
"Ormai è morto. Non possiamo fare nulla per lui, ma per te si. Ed è ciò che vorrebbe tuo padre" concluse abbassandosi completamente alla sua altezza, sfiorando così il terreno bagnato, con il pizzo del suo abito.
Fu allora che la bambina scostò gli occhi da quell'immagine orripilante per poi ritrovarsi a faccia a faccia con l'unica passante che aveva avuto il fegato di fermarsi di fronte a quel tragico incidente.
Occhi spenti, senza alcuna vita, fissarono quelli sottili e freddi della giovane lady, in cerca di nulla se non la pietà.
Hazel Meredith Duval conosceva quell'espressione, e pur ritenendo non necessario il suo intervento in quel drammatico scenario, aveva deciso di adempiere al suo dovere da aristocratica rispettata ed aiutare il popolo. Ciò che spaventava la gente da quel luogo, non era tanto il sangue o la puzza di morte, ma lo sguardo indomabile che rispecchiava la siccità della vita stessa. Una siccità influenzatrice, un rovente fiume a secco, un mare di sabbia che non lasciava altro che un terribile disagio inquieto a chiunque alzasse gli occhi dentro quel pozzo.
Hazel non riuscì ad evitare di guardare dentro quel pozzo, era ineluttabile. Era quasi come se nel fondo di esso, nell'iride, vedesse la parte più buia di sé. Chi mai si ritirerebbe dal conoscere le proprie ombre?
"Ho fame" disse d'un tratto la bambina, con voce incrinata. La cosa sembrò sorprendere la giovane donna, la quale sbattè ripetutamente le palpebre staccandosi dall'immagine di sé riflessa su quello specchio ormai in frantumi.
"Certo..." rispose assente, meravigliata degli orli ripieni di lacrime.
È questo che dovresti fare..., la voce nella sua testa parlò e lei d'istinto abbracciò la bionda, finendo per fissare il corpo morto alle spalle della bambina.
Vedere quelle lacrime era devastante per lei.
Non le odiava.Ma non le amave.
Erano le grida dei morti che rigavano le guance soffici di un'altra vittima.
----
Hazel Meredith Duval credeva che aiutando le persone avrebbe evitato conflitti futuri con i cittadini del popolo della sua Regina, credeva anche che le buone azioni in qualche modo ripagassero e che così avrebbe evitato ogni dolore possibile.
E così fu finché la sera tardi del suo diciassettesimo compleanno non fece ingresso nel luogo meno popolato dell'intera Londra. "La casa dei morti" era il nome con cui i gentili passanti le avevano indicato il sentiero per giungervi, ma uno era il nome della cosiddetta bottega di bare:
Undertaker.
La incuriosì il fatto che il nome dato al luogo fosse dell'imprenditore e non dell'attività stessa. Insomma, la drogheria si chiamava tale per la vendita di medicinali e non per il lavoratore che attua ciò.
Scosse la testa, ritornò all realtà, si guardò intorno certa che nessuna la seguisse e afferrando il pomello con forza, spinse la porta scricchiolante entrando finalmente dentro la casa della morte.
Il forte odore di sale e polvere la costrinse ad arricciare il naso, ma ci volle poco affinché il suo fiuto si abituasse. Lo sguardo vagò rapido in quella modesta stanza colma di bare disordinate a terra, che avevano, però, lasciato uno stretto sentiero libero per i clienti.
STAI LEGGENDO
𝕄𝕖𝕞𝕠𝕣𝕚𝕖 𝕕𝕚 𝕦𝕟 𝔻𝕚𝕠 || ᴜɴᴅᴇʀᴛᴀᴋᴇʀ x ᴏᴄ
FanfictionDio. Tre lettere. Una parola. Miliardi di significati. Ma uno solo che abbia valore. Per quanto può sapere, la conoscenza non gli concederà il dono di ciò che accade ai viventi. Ma non per questo si sottrae dai suoi sentimenti e cresce, cova sentim...