Crystal Snow [One Shot Vmin]

Crystal Snow

L'ultima notte di febbraio, ci fu una forte nevicata che imbiancò l'intera Seoul, e i sette ragazzi, dall'interno del dormitorio in cui si trovavano, guardavano come innamorati quei fiocchi di neve che scendevano silenziosi ma in maniera continua.

"Che ne dite di una cioccolata calda?" propose Jin, e tutti - ognuno sotto una pesante e calda coperta diversa - risposero di sì entusiasti, d'altronde quando il maggiore del gruppo proponeva qualcosa del genere era un vero miracolo, voleva dire che era di buon umore.

Subito il castano si mise a lavoro, per preparare una cioccolata che riscaldasse gli animi e i corpi di quei sei ragazzi, come anche il proprio, intanto iniziò a canticchiare una delle ultime canzoni che avevano fatto uscire in giapponese, Cristal Snow.

Namjoon per primo, poi Yoongi, Hoseok, Jimin, Taehyung e Jungkook, si unirono a quel canto, era un'abitudine amata da tutti scaldare un po' la voce, ma c'era sempre chi lo faceva seriamente e chi scherzando - rispettivamente la vocal line e la rap line - ma alla fine di quelle piccole performance si applaudivano da soli, in mancanza del pubblico, gli Army che tanto amavano, la loro forza.

Erano le due del mattino e nessuno sembrava intenzionato ad andare a dormire presto in quel momento, in circa venti minuti la cioccolata fu pronta e le sette tazze - che ognuno riconosceva perché le avevano decorate personalmente - furono portate al tavolo che stava al centro di quella stanza.

I ragazzi scherzavano tra di loro, mentre Taehyung e Jimin avevano preso a guardarsi l'un l'altro negli occhi, come chiusi in una bolla, come se gli altri non esistessero, come se in quell'ambiente - scaldato dalla cioccolata, dai termosifoni e dall'armonia di quel gruppo famoso e amato in tutto il mondo - ci fossero solamente loro due e nessun altro.

Non si erano però accorti di essere fissati dai cinque ragazzi, e uno di loro - precisamente Hoseok, il sole splendente del gruppo - per provare a farli svegliare dal loro stato di trance propose "Che ne dite? Vi va di giocare a obbligo o verità?"
Namjoon, Jin, Yoongi e Jungkook asserirono, mentre i due erano ancora bloccati ad osservarsi, o forse a mangiarsi con gli occhi, seppure con dolcezza.

Dopo aver ricevuto un piccolo pizzicotto dal maknae, Taehyung disse soltanto "Io passo" allontanandosi dal tavolo dopo aver finito di gustarsi la sua cioccolata.
Jimin era ancora a metà, quindi rimase ancora un po' con i cinque, poi però si alzò, con un dolce sorriso di cortesia sulle labbra, per raggiungere il moro che nel frattempo era andato a rifugiarsi nella propria stanza, divisa con il rosa.

I due ragazzi erano amici da una vita, già dalle elementari se non ancora prima i due si conoscevano ed avevano condiviso una marea di ricordi, e col tempo Jimin aveva capito di sentire qualcosa di molto più particolare e forte della semplice amicizia. Dagli army venivano definiti soulmates, ed è ciò che entrambi pensavano di essere... Solo che il rosa sentiva non fosse neanche quello, ciò che provava per il suo migliore amico.

Quando il moro era felice, lo era in automatico anche Jimin, quando Taehyung invece era triste - oltre ad offrirgli una spalla su cui piangere - si sentiva triste lui stesso.
Inoltre gli era sempre vicino, in ogni singola situazione, anche se quando sentiva di dover rispettare i suoi spazi, lo faceva perché pensava fosse giusto, ma quasi di malavoglia, visto che iniziava ad avere quasi la tremarella poiché aveva la sensazione che il moro non si sentisse per niente bene, e quando lo guardava negli occhi comprendeva bene che ciò che percepiva fosse la pura verità.

Jimin era sempre stato presente per Taehyung, tanto quanto il moro lo era stato per il rosa, però il più piccolo dei due non aveva la minima idea dei sentimenti che il rosa provasse per lui.
Non si era mai confessato a lui, ed essere un idol lo aveva sempre fermato dal volerlo dire, sia a lui che alla stessa agenzia, per paura di venire allontanato.
Preferiva soffrire e averlo sempre accanto piuttosto che venire allontanato da chi più amava ed anche dai suoi compagni a cui voleva davvero tanto bene, proprio come una famiglia.