XIII

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Sento il clacson della sua macchina che mi avverte di essere arrivato e con tutta la fretta, esco di casa.
"Non odiavi il ritardo?"mi chiede, appena salgo sulla sua Land Rover Discovery. Io sbuffo irrequieta e lui si mette a ridere.
"Cosa farai tu questo pomeriggio?"domando, sistemando un po' il trucco nello specchietto della sua macchina. Dalla fretta ho dimenticato di mettere il rossetto e ho sbaffato il mascara.
"Ti aspetterò."risponde, stringendosi nelle spalle. Mi volto a guardarlo e lui mi manda uno sguardo di approvazione.
"Non dovevamo uscire?"chiede ancora, con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Sì , certo, ma non avevamo detto oggi."lo riprendo. La situazione mi risulta divertente.
"Te l'ho detto ora."sorride ancora "Non mi sembra che ci siano problemi, no? La tua routine è un continuo infastidire i musicisti di strada.".
Metto il broncio e lui si mette a ridere. Mi sembra così strano ripensare al nostro primo incontro. Mi sembra essere tanto lontano da oggi, quasi come se con Tom mi conoscessi da una vita, quando invece è stato solamente due giorni fa.
"Ti vengo a riprendere io."mi riferisce, abbassando il finestrino non appena esco dall'auto.
"Dovrò andare a cambiarmi, non credi?"chiedo e lui mi squadra dalla testa ai piedi. Poi accenna un altro sorriso e annuisce: "Okay, sì, magari sei troppo elegante ed io non ho niente di elegante.".
Scuoto la testa ridendo e lo vedo andarsene con la macchina. Ma appena varco la soglia dell'edificio, l'ansia di incontrare Noah comincia a salirmi nel corpo. Tom è stato così bravo da non farmici pensare per tutto il viaggio, ma adesso dovrò affrontarlo in qualche modo e non ci sono abituata.
Appena l'ascensore arriva al mio piano e le porte si aprono, lo trovo proprio di fronte a me. La rabbia fa spazio tra i suoi occhi verdi e si morde il labbro non appena incrocia il mio sguardo.
"Buongiorno."borbotto e lui non si ostina a rispondere. Immaginavo, era abbastanza plausibile.
Mi immergo nei mille fogli e storie nuove, ignorando gli sguardi ostini che Noah mi manda non appena ci incrociamo a prendere un caffè.
"Avete litigato, tu e il signorino Cooper?"mi domanda Federica, sistemando i suoi capelli oggi di colore blu.
Non rispondo, per questo lei prosegue: "Okay, ho capito. L'amore non corrisposto fa male, ma capirà. Gli uomini capiscono dopo, cara.".
"Ho conosciuto un ragazzo."ammetto, mentre firmo diversi fogli che mi ha portato.
"Oh, questo lo so."conclude, mostra un sorriso ed entra nella sua stanza.

Tom, come promesso, mi aspetta fuori dalla porta. Con le mani nelle tasche dei pantaloni e gli occhiali da sole che coprono i suoi occhi, si poggia al suo cofano.
"Cosa ci fa qua?"chiede Noah, prendendomi di sorpresa dal dietro. Deve essere stato già al piano terra, per questo non l'ho incrociato.
"Adesso mi parli?"chiedo.
"Come mai quell'attore è qua? Ma per favore Sara, non lo vedi che..."prosegue ma io lo blocco con un gesto della mano: "Ti conviene non proseguire.".
Avanzo verso Tom che si volta verso Noah, ma per sfortuna non riesco a notare la sua espressione nascosto sotto gli occhiali scuri.
Annalisa non è ancora tornata dal lavoro e Tom si sistema al piano inferiore, mentre cerco qualcosa da mettermi.
"Come devo vestirmi? Sportiva? Elegante? Casual?"domando appena mi rendo conto che non so quale abbinamento scegliere.
Tom ha dei pantaloni bianchi strappati e una felpa nera sopra: molto carino ma semplice.
"Tom!"urlo dal piano superiore appena non sento nessuna risposta alla domanda precedente.
"Eccomi, calma, sto arrivando!"lo sento salire divertito, con passo felpato.
"Come posso vestirmi?"chiedo. Ma appena entra nella mia camera cede in una delle sue risate. Credo che la pila di vestiti sul letto lo diverta tanto.
"Somiglia alla Torre pendente di Pisa."mi riferisce.
"Conosci Pisa e la sua torre?"chiedo, stupita.
Annuisce: "Ad un corso di Storia dell'Arte stetti attento.".
Poi gira per la stanza e si guarda attorno.
"La tua stanza è così graziosa."commenta.
"Tom! Devi dirmi cosa mettermi!"lo riprendo ancora e lui annuisce.
"Però dammi almeno qualche dritta!"esclama divertito "Ci sono solo mille vestiti. Mettiti questo e questo. Dai Sarà, sei bella sempre.".
A quell'affermazione mi blocco e lui lo nota. Accenna un sorriso imbarazzato, poi si morde il labbro. Non me l'aspettavo e sicuramente lui non era intenzionato a dirla, ma avrebbe voluto limitarsi a pensarla.
"Grazie, Thomas."dico, in voce dolce.
Lo vedo cadere in imbarazzo ed uscire dalla stanza, senza dire una parola.

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora