Capitolo 39: stanza

53 6 0
                                    

Nella stanza non c'era la minima fonte di luce naturale, normalmente era più buia della notte, le uniche luci si potevano accendere dal piano superiore, le avevo accese prima di scendere.

Cerco di impedire ad altri ricordi di assalirmi, in un angolo della stanza c'era un vecchio materasso con solo una coperta leggera, questa stanza era quasi completamente vuota, mi giro verso la parete destra dove c'era un'altra porta, molto più moderna.

Entro nella stanza accanto, al centro c'era un freddo lettino metallico con cinghie di cuoio, le pareti erano ricoperte da ogni sorta di strumento utile alla tortura.

All'interno c'erano ancora i segni della mia ultima visita, sangue ormai secco e incrostato macchiava quasi l'intero pavimento e alcuni degli attrezzi.

Inizio a pulire ma ad ogni minimo suono finivo per sobbalzare spaventato, mi sembrava ancora di sentire i suoni delle mie urla che rimbombavano sulle pareti.

Mentre sistemo prendo tra le mani il suo strumento preferito, una frusta con degli uncini che arpionavano la carne della vittima per causare ferite più profonde, inizio a pulirla con attenzione, sento dolore alla schiena, la maggior parte delle mie cicatrici lì era stata causata da questo maledetto attrezzo.

Lo finisco di pulire e lo osservo con odio, avevo la tentazione di distruggerlo in maniera che non mi potesse più fare del male, ma la paura di una ritorsione peggiore mi bloccava.

Sospiro e la riappendo sul muro, continuo a pulire con fatica, il sangue secco era davvero un incubo.

Quando finisco mi accorgo che si erano già fatte le quattro del mattino, ancora poche ore e sarebbero tornati a casa.

Osservo la stanza completamente pulita e sospiro pensando che presto sarebbe tornata nelle condizioni di prima, se non peggiori.

Ora che avevo finito non volevo stare in quella stanza un minuto di più, esco dalla seconda stanza e ritorno in quella con il materasso a cui getto uno sguardo veloce prima di girarmi e iniziare a salire le scale senza guardarmi indietro.

L'ombra che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora