Estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni, lo sbloccò con disinteresse e poi aprì inconsapevolmente la chat con il suo migliore amico. La forza dell'abitudine guidò i suoi gesti, senza nemmeno rendersene conto stava per scrivere un qualsiasi messaggio nella casella di testo. Si fermò nel momento esatto in cui realizzò cosa fosse accaduto. L'ultimo messaggio risaliva a diversi giorni prima, proprio il giorno dell'ultima litigata.
[Kuroo, potresti passare da me?]
[certo, gattino]
Ecco come lo aveva iniziato a chiamare all'età di dodici anni, nonostante sapesse di doversi controllare in pubblico perché Kenma non gradiva che qualcun altro potesse iniziare a chiamarlo in quel modo. Gattino era un soprannome che poteva usare solo lui, era un modo suo personale per chiamare Kenma e lo riteneva perfetto per quel ragazzo dallo sguardo felino.
Cinque giorni prima era andato a trovarlo e avevano litigato come mai prima di allora.
Riportò il cellulare in tasca, a malincuore perché sapeva che, se avesse messo da parte l'orgoglio, avrebbe potuto scrivere al biondo e chiarire quell'assurda litigata. Anche se si trovavano ormai a diversi chilometri di distanza, con addirittura un fuso orario diverso, lui avrebbe dovuto tentare di rimediare, di far pace con quel suo amico, ma così non fu e lasciò cadere lo smartphone nella profonda tasca dei pantaloni, cercando di dimenticarsene.
Fece qualche altro passo e individuò una panchina poco distante, non era invitante, solo guardandola sapeva che si sarebbe presentata umida per la pioggia di quella notte, ma decise di non preoccuparsi di quel particolare, in fondo non stava cercando un luogo confortevole dove stare, solo un posto che potesse condurlo con la mente lontano da quella vita monotona e triste.
La visuale da quella vecchia panca di legno era un parco abbandonato, usato ormai solo da pochi ragazzi che saltavano la scuola. Provò a concentrarsi proprio su quei ragazzi che ridevano per qualche battuta e si rese conto di esser riuscito solo una volta nella sua vita a far saltare la scuola a Kenma.
Lo aveva fermato appena prima di entrare nel grande edificio scolastico e l'aveva pregato con gli occhi di seguirlo da qualsiasi altra parte che non fosse un'aula attufata e noiosa. Dopo diversi minuti di preghiere, era riuscito ad allontanarlo dalla scuola e a condurlo da tutt'altra parte. Si era fatto accompagnare al centro commerciale, dove poi aveva comprato un nuovo videogioco al biondo per ringraziarlo. Avevano passato una bella giornata senza però pensare che la scuola avrebbe chiamato i loro genitori per quell'assenza ingiustificata e che si sarebbero ritrovati entrambi in punizione per un mese.
Si lasciò sfuggire un risolino a quel ricordo, il mese di punizione era stato il periodo più bello della vita di Kenma, in quanto era stato obbligato a rimanere in camera, il luogo che quel ragazzo leggermente asociale preferiva. Inutile dire che in quel mese Kenma aveva concluso tutti i suoi videogiochi, incluso quello comprato da Kuroo, e una volta uscito dalla punizione aveva chiesto al corvino di accompagnarlo di nuovo a comprarne un altro.
Kuroo sospirò, qualsiasi cosa, che fosse dentro casa o fuori all'aperto, gli riportava alla mente un evento passato che comprendeva anche il biondo.
Un leggero vento lo investì e lo obbligò a rintanare le mani scoperte nella tasca della felpa. Quando portò le mani nella grande tasca, sentì la ruvidità della busta da lettere. Si era portato dietro l'ultima lettera con una data scritta sopra. Aveva deciso di lasciarsi per ultime le due lettere senza tempo perché aveva la sensazione fossero le più importanti.
Sfilò dalla tasca la busta bianca, si era dimenticato per un istate di essersela portata dietro, ma una volta essersi ricordato di quella lettera la curiosità di leggere cosa ci fosse scritto lo invase come un tornado.
Lanciò uno sguardo a quei numeri e subito comprese di cosa avrebbe potuto trattarsi. Lui ricordava bene quella data, in fondo non risaliva a troppo tempo prima. Quelle parole erano state scritte il giorno in cui lui aveva portato kenma al laser game e aveva il sospetto su che evento in particolare si sarebbero incentrate.
Aprì piano la busta, come se rallentando i movimenti anche le parole del suo migliore amico avessero potuto allungarsi e prolungarsi nel tempo.
Avrei voluto baciarti, Kuroo
In quella grande stanza buia, con nessuno intorno, con solo il tuo battito come sottofondo e i tuoi respiri caldi a sfiorarmi, avrei voluto abbandonarmi ai miei sentimenti e baciarti.
Non sai quanta forza di volontà ho dovuto impiegare per resistere, ma l'ho fatto per te, anche se ora me ne pento. Sì, mi pento di non essermi buttato sulle tue labbra, ma in futuro la riterrò la scelta giusta, io lo so, o forse spero che sia così, perché altrimenti vorrebbe dire che ho rinunciato alla cosa più bella di tutta la mia vita solo per una stupida intuizione.
Avrei voluto abbandonarmi alle emozioni, ma ho paura che le mie non possano mai coincidere con le tue.
Avrei voluto sentirmi amato da te, come i primi fiori primaverili sono amati da coloro che odiano il freddo inverno.
Ma in fondo i petali sono inafferrabili, se ci pensi loro librano e si allontanano, forse io sono solo un petalo per te, quando invece vorrei essere l'intero fiore.
Perdonami.
Forse ti chiederai cosa devi perdonarmi, ma tu fallo, comprenderai.
Questa è la quarta lettera che scrivo, ma non è solo la quarta volta che vorrei dirti cosa provo per te. Ogni singolo giorno vorrei abbandonarmi ai miei sentimenti e sperare che riverberino i tuoi, ogni volta che vedo i tuoi occhi vorrei poter credere che tu ti stia specchiando nei miei vedendo ciò che vedo io, ogni volta che le tue mani cercano le mie, vorrei che non mi lasciassero mai andare, ma un petalo è destinato a seccarsi se rimane sul palmo di una persona.
Kuroo, questa è la quarta volta che ti scrivo una lettera, ma è la milionesima volta che vorrei diventare aria per i tuoi polmoni, sangue per il tuo cuore, fantasia per la tua mente.
Ho perso il conto di quante volte avrei voluto, o forse, dovuto dirtelo...
Kuroo, io credo di amarti.
Il respiro si fermò, così come anche il battito, o almeno ne aveva la sensazione. Tremò e le lacrime cominciarono a bagnare quelle parole piene di sentimento. Cominciò ad asciugarle freneticamente per paura che quelle gocce salate potessero cancellare o anche solo rovinare quelle scritte.
Come era potuto rimanere cieco di fronte a tale amore? Come aveva potuto non accorgersene quando ancora era in tempo per rispondere a quel sentimento? Eppure, lui stesso si era trovato a sperare di venir ricambiato da quel biondo, ma se ne era reso conto troppo tardi, proprio il giorno della loro litigata aveva compreso di non poter vivere senza di lui.
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Una sola firma
Hayran KurguKenma nel corso della sua vita ha scritto cinque lettere a Kuroo. Ogni volta che i suoi sentimenti diventavano rumorosi nella mente, li portava per iscritto senza però consegnare mai la lettera al suo migliore amico... in qualche modo, queste letter...