la punizione

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Rientrata a palazzo, una delle serve mi consegnò un biglietto senza riferirmi il mittente. Era di Darnol. Diceva di essersene andato per motivi importanti. Il regno non poteva essere lasciato incustodito e i genitori volevano il suo aiuto. Mi chiesi il perché non mi avesse avvisato prima della sua partenza, avrei organizzato qualcosa per lui. Era il mio unico amico, anche se non ricambiavo il suo amore, da parte mia c'era un profondo e vero affetto.
"Che leggi?" spuntò da dietro una tenda Okra, spaventandomi tanto da far cadere il biglietto a terra.
"Uhm... Darnol mi ha avvisato che è partito..." ammisi. Okra mi strinse da dietro, appoggiando il viso sulla mia spalla.
"E ti manca?"
"Come amico... È una brava persona..."
"Ehi, non devi essere triste. Prima o poi ritornerà. O andremo noi da lui" mi rassicurò, dandomi piccoli bacetti lungo il collo.
"Grazie per il conforto ma... Non credi che qui sia troppo allo scoperto?". Ero spaventata da cosa avrebbe potuto dire la servitù o le guardie al sovrano. In fondo lui sapeva soltanto che ci stavamo allenando, non che eravamo passati già allo step successivo...
"E chi se ne importa? Sono il principe di Zerife, e questo è il mio palazzo... E tu sarai la mia futura sposa" sussurrò, spostandomi una ciocca ribelle.
"Principe, principessa..." una guarda si schiarì la voce, interrompendoci bruscamente.
"Il sovrano ha intenzione di convocarvi con la principessa per discutere di una faccenda importante" ci avvisò improvvisamente. Guardai Okra negli occhi. Avevo un brutto presentimento. Nonostante ciò, Okra mi afferrò per mano e mi condusse dietro di lui. Il re Arloc ci aspettava di spalle, al centro della sala.
"Ho sentito che ci sono stati dei cambiamenti tra voi..." incominciò, dando adito alle mie supposizioni.
"Sì padre. Io e Nehmra abbiamo scoperto di provare dei sentimenti e vogliamo coltivarli"ammise facendomi un sorriso. Ricambiai ma con minore entusiasmo.
"Sentimenti? Che sciocchezza!" il sovrano ci derise, "allo vostra età un nonnulla è scambiato per amore. Mi duole avvisarvi che è un sentimento mutevole, soprattutto per giovani come voi, con una certa fama alle spalle..." alluse al nostro rango e alle persone che ambivano ad averci in sposi.
"A me non importa di nessuno, l'unica che voglio al mio fianco è Nehmra. Inizialmente non abbiamo avuto buoni rapporti ma adesso sono cambiate molte cose. Nehmra non si è tirata indietro dal salvarmi diverse volte. Ha dimostrato quanto mi sia legata. E io ho ricambiato. Perciò voglio solo lei al mio fianco, per il resto della mia esistenza..." annunciò, stringendo forte la mia mano. Le sue dolci parole mi commossero. Mi aveva fatto capire che nutriva quel sentimento da parecchio, e forse la sua fioritura combaciava proprio con la mia...
"Sciocchezze! Io non sono più favorevole a questo rapporto! Ancora maggiormente al matrimonio!" tuonò il sovrano adirato.
"Ma perché padre? Ditemi cosa ho fatto? Fino a poco fa voi eravate entusiasta del nostro matrimonio. Dell'accordo con il vostro caro amico Onges..."
"L'accordo è rotto! Mi avete disobbedito! Il frutto magico di Zerife è stato rubato e avete violato i miei ordini. Da sovrano non passerò sopra a questa mancanza di rispetto!" ci sgridò.
"Sovrano, se siete contrario al matrimonio vorrei sapeste che non mi opporrò alle vostre decisioni. So quanto è importante il parere vostro per Okra e non voglio essere motivo di litigio tra padre e figlio..." mi intromisi, seppur dolente. Speravo solo che il sovrano non mi impedisse di vedere il figlio.
"Nehmra cosa dici? Sai cosa penso al riguardo! Per me è una promessa. Io voglio che tu sia la mia sposa, sono serio! Perché gli dai retta così?" mi rimproverò. Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, per cui mi limitai a tenere lo sguardo sul pavimento.
"Mi fa piacere che tu la pensi come me, perché le mie decisioni sono irremovibili..." ribadì il sovrano.
"Padre, io non vi permetto di parlare così! Mi state impedendo di seguire la felicità? Cosa avete provato quando mia madre è morta? Volete fare lo stesso oggi con me?"
"Ora basta! Guardie, scortatelo nelle sue stanze e chiudete a chiave la porta! Ti ho viziato troppo, e sei diventato prepotente!" sì scagliò sul figlio. Mentre le guardie lo prendevano di forza e lo trascinavano via, Okra continuò a urlarmi di non farmi manipolare. Che le sue intenzioni erano serie. Che mi voleva in sposa. Gli credevo, ma tra i due mali, sceglievo il minore. Meglio non svolgere un matrimonio che rompere un rapporto...
"Sei una ragazza molto matura per la tua età. Mi complimento con tua nonna Attenia per l'educazione che ti ha fornito. Sai stare al tuo posto e soprattutto non alzi la voce..." mi elogiò il sovrano, con un sorriso tetro. Sapevo che era tutta finzione la sua. Voleva accarezzarmi con quelle parole di miele, per poi infilzarmi con qualche brutta notizia...
"Ma ahimè, hai portato il mio unico figlio su una cattiva strada. Ha disobbedito ai miei ordini..."
"Sono mortificata re, vi chiedo perdono" risposi, inginocchiandomi, con il capo a terra.
"Bene... Bene... Suppongo che il frutto sia ancora nelle vostre mani e che ormai non ci sia nulla da fare... Il perdono serve a poco..."
"Io non ho ancora estratto il succo del Frutto, posso restituirlo subito" lo avvisai sinceramente. Ero pentita per averlo rubato con Okra. I miei presentimenti non sbagliavano mai. Quel giorno qualcuno ci aveva seguito.
"Non è così semplice. Il Frutto una volta raccolto diviene autenticamente di proprietà della persona, e può farne ciò che vuole..." mi informò, con tono altezzoso. Ricordai che a raccoglierlo era stato Okra, non io.
"Vostro figlio ha raccolto il frutto, non io. Potete farvelo restituire...". Il re sembrò soddisfatto da quell'affermazione. Infatti la sua espressione mutò di conseguenza. Tutte le pieghe del viso scomparirono.
" Quindi è andata così eh...? E va bene, ma non posso evitare anche la tua punizione. Guardie, scortatela in giardino. Dovrà rimanere in ginocchio sui sassi per sei ore di fila" ordinò, quindi mi portarono via.
I sassi erano già stati disposti in fila sul terreno. Pregai che non fosse troppo doloroso una volta alzata. Mi inginocchiai su, circondata da cinque guardie. Provai a non pensare a quanto fossero duri, a come mi scorticassero la pelle, a quanto bruciassero le ferite. Semplicemente chiusi gli occhi e immaginai di stendermi su un prato fiorito, come facevo di solito sulla Terra. Restavo pomeriggi interi in campagna a correre e raccogliere margherite. Oppure alle giornate di pioggia, in cui me ne stavo ferma, a lasciare che mi infradiciassi tutta perché la amavo. E amavo gli arcobaleni che si creavano dopo. Mi accontentavo con poco. La Terra non era come quel posto incantato. È vero, esistevano le lotte per la supremazia, ma lì ero una ragazza libera. Libera di correre piuttosto che stare rinchiusa in un castello, di mettermi una margherita tra i capelli spettinati piuttosto che essere vestita di tutto punto, di indossare vestiti comodi, piuttosto che le solite vesti lunghe che si impigliavano tra i piedi. Come potevo preferire quella vita? Chiusa in gabbia come un usignolo? Molte avrebbero voluto essere al mio posto. La principessa delle fiabe. Ma non era così semplice come nelle fiabe. Da quando ero entrata in quel mondo, avevo subito solo dispiaceri.
Il sole incominciò a picchiarmi forte in testa e cominciai ad avvertire il bruciore sulle ginocchia.
"V...v...vorrei u..n po' d'acqua" chiesi prima che Okra giungesse e attaccasse tutte le guardie.
"Non dovete torcerle un capello! Sono stato chiaro? Non osate mai più!" urlò, prendendomi in braccio. Mi attaccai al suo collo e mai come in quel momento la sua presenza fu una piacevole rassicurazione per il mio animo tormentato. Mi portò fino alla sua camera e mi adagiò lentamente su un letto. Poi prese una ciotola e me la mise sotto il naso.
"Bevi, ti pulisco le ferite...". Lo vidi prendere un panno imbevuto.
"Attento, credo che bruci molto"
"Se berrai tutto, guarirai e la tua energia si stabilizzerà di nuovo..." mi confortò. Gli sorrisi anche se ero al limite delle forze. Bevvi tutto d'un fiato.
"Che buon sapore... Cosa ci hai messo?". Okra posò il panno bagnato di sangue in una bacinella con acqua.
"È il succo del Frutto di Zerife".

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