Capitolo 11.2: Rompere gli equilibri

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La vedo voltarsi e andare via, camminare velocemente, e io non vorrei far altro che rincorrerla, scusarmi per non averla resa felice, per essere l'uomo sbagliato, per averla amata immensamente e non averla saputa amare come lei meritava

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La vedo voltarsi e andare via, camminare velocemente, e io non vorrei far altro che rincorrerla, scusarmi per non averla resa felice, per essere l'uomo sbagliato, per averla amata immensamente e non averla saputa amare come lei meritava. Vorrei correre e fermarla, dirle che l'amo, che la mia vita e finita nell'esatto momento in cui i miei occhi hanno abbandonato i suoi. Dirle che vederla su questo molo ha riportato, seppur per un breve istante, il mio cuore in vita. Vorrei dirle che sentirla mandarmi via di nuovo, leggere l' odio nei suoi bellissimi occhi, mi strazia l'anima. Che vederla andar via è un tormento. E invece resto qui, fermo su questo molo, concedendomi per l'ennesima volta di piangere, per averla persa ancora una volta, per sempre. Devo andare via, non posso restare. Lei non mi ama, non più.

Mi ha detto di andare via, di fare come se non esistesse, ed io non riuscirei mai a vivere in un mondo in cui lei non esista. Non mi vuole lì, e non posso restare. Non più. Devo andarmene. Mi dispiace per mio padre, ma devo fuggire via, e lasciare che il dolore mi investa mentre sono in alto mare, lontano da tutto e tutti. Il dolore che sento, è come una bomba ad orologeria. Potrebbe esplodere da un momento all'altro. Vai via Can, lei non ti vuole qui. Non puoi rimanere. Mi volto verso la barca, e la osservo. Le vele bianche spiegate pronte per accogliere la mia ennesima fuga. Poi mi volto verso l'angolo in cui la sua esile figura e sparita, e i miei occhi arrossati dalle lacrime che sto versando, si chiudono accompagnandosi ad un sospiro amaro.

Mi dirigo verso la barca il più rapidamente possibile, nonostante il mio cuore dilaniato non sia pronto a partire, non ho altra scelta. Devo andare via, sparire per sempre dalla sua vita. Salgo sulla barca e inizio a prepararla per la partenza. Ho la mente annebbiata dal dolore, mentre le mie mani tremanti e frenetiche raccolgono e sciolgono le cime che tengono salda la barca al molo. Sto per sciogliere l'ultima cima, quando sento una voce in lontananza urlare il mio nome. «SIGNOR CAN! SIGNOR CAN! SIGNOR CAN!». Mi volto di scatto, e nonostante I miei occhi siano umidi a causa delle lacrime, riesco a vedere la figura di CeyCey corrermi incontro. «SIGNOR CAN, ASPETTI! SI FERMI SIGNOR CAN!». CeyCey continua ad urlare, mi raggiunge e afferra una delle cime che ho sciolto, e la tiene stretta come a voler tenere la barca legata a questo dannato molo. «Non può andarsene via, la trattengo io, Signor Can, si fermi! Si fermi!» mi dice, e io lo guardo confuso. Non capisco cosa stia cercando di fare. «Cosa succede CeyCey?» chiedo, e lui mi guarda confuso in cerca di parole. «Cosa succede? È successo qualcosa.. È successo qualcosa..» prende fiato dopo la corsa appena fatta «Se ne sta andando? È appena arrivato! Dove sta andando?» mi chiede continuando a mantenere inutilmente la cima per trattenermi li. «Me ne sto andando CeyCey, saluta tutti da parte mia» dico cercando di sopprimere il dolore. Vedo CeyCey agitarsi «È impossibile! Non può partire, non deve partire perché.. perché..»

«Perché, cosa, CeyCey» chiedo confuso, non riesco a capire cosa stia succedendo e lui, che da sempre si comporta in modo stravagante, non mi aiuta a capire. «Perché.. Il Signor Aziz si è sentito male, le sue condizioni sono peggiorate Signor Can. Lei dovrebbe stargli vicino, non può partire». Sento lo stomaco stringersi dalla paura. Mio padre sta male. «Perché non me l'hai detto subito CeyCey, invece di continuare a riempirmi di domande!» gli dico, mentre lascio ogni cosa, e mi sbrigo a scendere dalla barca. «Volevo farlo, ma ho afferrato la corda per fermarla! C'è un po' di confusione nella mia testa» mi dice, ma io lo lascio lì con la corda in mano, mentre mi avvio a passo svelto verso l'unica persona importante che mi è rimasta. Mio padre. Oh Allah, fai che non succeda niente a mio padre! È colpa mia, solo colpa mia. Gli ho dato un dispiacere, un altro, e il suo fisico non ha retto. Corri Can, corri! Appena papà starà meglio lo porterò via da qui, non può restare.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora