CAPITOLO 67

108 15 10
                                    

Nella sala comune Daw se la prese comoda, mentre Bàrbero preparava la tisana. Aveva chiesto una birra leggera e l'oste gli aveva allungato anche una ciotola di olive speziate. Daw non metteva sotto i denti nulla da quella mattina, così gradì quel piccolo spuntino. Mentre mangiava, seduto al bancone, Dyra si accomodò accanto a lui. La guardò, aveva un aspetto migliore, abiti puliti, la treccia in ordine e un profumo lieve di lavanda. «Stai meglio, mi fa piacere.» Le sorrise, poi guardò il suo boccale, facendo ondeggiare il liquido all'interno. «Non ha idea di chi io sia, mi guarda con sospetto e fastidio,» mormorò. Dei! Digrignò i denti mentre gli occhi cominciavano a pungere, aveva una tale rabbia dentro, un tale dolore e non poteva neanche sfogarsi.

*
Dyra sospirò. «Gli incontri con gli Illithid non sono mai indolore, Daw,» disse, poggiando una mano sulla sua. «Oltretutto, essendo Lashrael in parte di sangue Drow, quell'essere disgustoso potrebbe aver infierito più di quanto immaginiamo. E non ti dico questo per allarmarti, piuttosto per incoraggiarti ad aver fiducia in lui. Se gli ha cancellato la memoria, dovremo lavorare attentamente con lui, ricostruire la fiducia negli altri che un tempo non aveva.»
*
Guardò la mano di Dyra, poi scosse il capo. «No, non mi basta! La fiducia negli altri?» La guardò, i suoi occhi si accesero, come quando un sentimento troppo forte risvegliava la magia innata nel suo sangue e la sua natura più ancestrale. «Io ho perso molto di più della sua fiducia, io ho perso l'amore della mia vita, ho perso la ragione della mia vita! L'uomo che condivideva i miei pensieri, i miei desideri, la mia felicità. Mio marito, il mio complice, colui a cui ho dato me stesso e con cui divido ogni respiro! E adesso non posso nemmeno sfiorare la sua mano! Non lo accetto, non posso accettarlo!» Una lacrima scese lungo la guancia, anche se il suo viso furioso minacciava vendetta e morte.
*
«Si è risvegliato oggi, Daw! Dagli tregua. Hai la benché minima idea di ciò che quegli orrendi tentacoli sono in grado di fare?» Lo apostrofò. «Avremmo potuto ritrovare un guscio vuoto o, peggio, una marionetta nelle loro mani. Cosa ti fa credere di aver perso il contatto con lui?»
*
«Dargli tregua? Che cosa credi che abbia fatto fino a ora? Sono stato lì, paziente, cercando di tranquillizzarlo, rispondendo alle sue perplessità, non gli ho nemmeno detto chi sono per lui! Mi guarda con sospetto! Per lui sono solo un demone, uno stregone! Se conosco gli illithid? Oh, vorrei tanto conoscerli e spazzare via ogni palpito di vita del Sottosuolo!"
*
Dyra sospirò. «Evidentemente mi sono spiegata male. Per lui io sono giusto un'amica, abbiamo cose in comune che ovviamente non hanno niente a che vedere con ciò che avete costruito voi due. Ma sono stato il suo primo contatto con la compagnia e un po' di bene ce lo vogliamo. Eppure non si ricorda il mio nome. Lo sbandamento potrebbe essere momentaneo, chi può saperlo? Sta a noi, Daw, adesso lui non è in grado né di aiutare noi, né se stesso. Il discorso di vendetta su quei mostri è un'altra faccenda che ci vede comunque sulla stessa lunghezza d'onda!» disse, poi riprese fiato e continuò. «Vuoi che torniamo su insieme, così lo striglio io?»
*
Faticò a riprendere la calma, il suo sangue abissale non prevedeva di essere troppo ragionevole. Prese una lunga sorsata della birra che aveva in mano e mangiò un'oliva. «Non c'è bisogno di strigliarlo, ma sì, vieni con me, almeno di te ha una qualche memoria.»
Bàrbero gli portò la tisana fumante, Daw la prese e si alzò, facendo cenno alla donna di precederlo. «È ancora convinto che la baita abbia il tetto in costruzione, temo che quella stramaledetta creatura abbia cancellato ben più di dieci anni dalla sua memoria.»
*
«Cosa?!» esclamò per nascondere una risata isterica. «E dici che di me si ricorda? Vedremo, a me ha detto che non sa chi io sia.» Dyra scosse la testa. Salirono le scale e, arrivati alla porta della camera, bussò leggera ed entrò, si avvicinò al letto, Lashrael sembrava dormire. «Sei sveglio?» gli chiese ricevendo un minimo cenno di assenso. «Non ci vedo, sto per accendere una candela, quindi ti consiglio di coprirti gli occhi.»
Lashrael sbuffò. «Puoi tornare domani se non ci vedi,» replicò contrariato.
«E invece penso proprio che rimarrò qui con Daw a farti da badante mentre bevi la tisana.»
Il mezzo Drow respirò profondamente. «Una cosa di te la ricordo bene, in effetti,» commentò a mezza voce, mentre la donna accendeva il lume.
«Daw, per favore, gli fai bere tu la tisana?» chiese Dyra.
*
Annuì e si avvicinò al letto,sedendosi sul bordo. «Su, alziamoci un pochino,» disse con voce gentile, facendogli scorrere il braccio dietro le spalle per aiutarlo ad accomodarsi e accostandogli alle labbra la tazza.
*
Assecondò i movimenti di Daw e sorseggiò la tisana. Riuscì a berne metà, poi lo fermò. «Basta, ti ringrazio,» mormorò. Avrebbe voluto rimanere solo, ma a quanto pareva gli altri non erano della stessa opinione. «Posso chiudere gli occhi ora?» chiese, quasi polemico.
«Certo, puoi chiuderli, ma voglio farti una domanda e gradirei una risposta,»disse Dyra.
«Avanti.» fu il commento stanco di Lashrael.
«Ti ricordi quando siamo partiti per la missione?»
Lashrael annuì.
«Ti ricordi da dove ci hai raggiunti?»
Aprì gli occhi, deglutì. Da dove li aveva raggiunti? «È importante?» chiese.
*
Daw poggiò la tisana dove si trovava anche la brocca dell'acqua, rimase in attesa, non sapeva dove voleva andare a parare Dyra, ma di sicuro lei era più esperta di lui in quelle faccende. Guardò Lashrael, in attesa.

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora