Aria frequentava la scuola di musica più prestigiosa di Londra.
Poi sua madre è morta, e con lei... la sua voce.
Da allora Aria non canta più.
Finché non trova un vecchio diario, nascosto tra gli oggetti della madre.
Dentro, una melodia incompiuta.
...
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Erano passate due settimane dal giorno in cui il professor Halberg le aveva detto: "Se la tua voce è ancora ferma, lasciala svegliarsi da sola. Ma il fuoco, Valenti... c'è ancora."
Due settimane di silenzi, spartiti lasciati a metà, pagine del diario sfogliate e poi richiuse in fretta, come se leggervi dentro potesse farle troppo male.
Due settimane in cui tutti, da Loren al preside, sembravano aspettare qualcosa da lei.
Ma la cosa peggiore...
Era che anche lei stava iniziando ad aspettarsi qualcosa.
Quella sera, la casa era calma. Il vento soffiava contro i vetri con l'ostinazione di chi cerca di entrare.
Aria aveva cenato con suo padre una conversazione breve, fatta più di sguardi che di frasi. Lui le aveva chiesto come andasse a scuola, e lei aveva risposto: «Tutto bene.»
Una bugia così piccola, così familiare, da sembrare vera.
Ma dopo aver sistemato i piatti e caricato la lavastoviglie, rimase ferma davanti alla porta chiusa dello studio di sua madre.
Il vecchio regno di Livia Valenti.
Inspirò.
E la aprì.
Il profumo era sempre lo stesso: legno, incenso e nostalgia.
Le luci soffuse, le ombre lunghe. Le pareti piene di strumenti appesi come trofei di una vita passata.
Il pianoforte verticale era lì, al suo posto, silenzioso come una sentinella addormentata.
Aria si avvicinò.
Non aveva uno spartito in mano.
Solo il diario.
Lo stesso con la copertina rossa consumata, che portava ormai ovunque con sé come un amuleto.
Lo aprì lentamente, sfiorando la pagina dove era scritto il testo di quella canzone.
"Rise Again"
Rimase a guardarlo per lunghi minuti.
Poi posò il diario sul leggio del pianoforte.
Appena lo fece, un brivido le attraversò le dita.
Come se il legno stesso si fosse scaldato sotto il suo tocco.
Come se lo strumento... l'avesse aspettata.
Iniziò a suonare.
Piano.
Con la cautela di chi si muove in una stanza buia.
Le dita tremavano, ma trovavano la strada. Tutta la melodia sembrava uscire da dentro di lei, non dallo spartito.