CAPITOLO 30

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DAICHI’S POV

Immediatamente portai Sugawara in infermeria, con l’adrenalina a palla e il cuore che batteva forte nel mio petto dallo spavento.

La sera prima non tornò a casa, disse che sarebbe andato a trovare i suoi genitori, così pensai che fosse rimasto a dormire da loro...ma se è andata veramente così, cosa diavolo poteva essergli successo?!  Mi sentivo in colpa, avrei potuto chiamarlo e assicurarmi che stesse bene, o avrei potuto accompagnarlo.

Creai così tanti pensieri e paranoie, che ad un certo punto pensai anche che fossero inutili, eppure la mia testa continuava a parlare e a farmi sentire sempre più colpevole.

Il ragazzo che ormai aveva perso i sensi tra le mie braccia era pallido, bollente e visibilmente dolorante. Mentre tutti riposavano durante i dieci minuti di pausa nel mezzo  dell’allenamento, lui si sedette e si massaggiò la gamba, ancora cercando di riprendere fiato, e provando a fermare le iridi che andavano da una parte all’altra dell’occhio. Fu una scena orribile, sembrava un morto.

Per fortuna, appena aprì la porta dell’infermeria, l’infermiera lo fece stendere subito sul lettino, e mi permise di rimanergli accanto mentre lo visitava.

Aveva la febbre molto alta e la gamba leggermente gonfia, quando abbiamo provato a controllare cosa ci fosse che non andava, abbiamo scoperto un grosso livido, mentre sulla testa c’era un punto estremamente gonfio, esattamente sulla nuca.

Persino l’infermiera rimase sconcertata, mentre io provai solo un misto tra panico, rabbia e preoccupazione. Come diavolo si era procurato tutte quelle ferite?! Non riuscivo a smettere di pensare al peggio, mentre la ragazza che lo esaminò, presa a curare i lividi e la febbre. Gli poggiò un panno bagnato sulla fronte, mentre con il mio aiuto gli fasciò il livido sullo stinco. Dopo dieci minuti uscì dalla stanza, lasciandomi solo con lui.

Mi faceva male guardare il suo corpo inerme sul quel lettino, sapevo che si sarebbe svegliato da un momento all’altro, ma la preoccupazione non mi dava alcun tipo di tregua. Studiavo attentamente le sue palpebre, nell’attesa che si alzassero e rendessero le sue bellissime iridi castane visibili.

Senza che me ne accorsi, entrarono nella stanza anche gli altri, preoccupati quanto me.

<<Capitano…cos’ha Sugawara-san?>> chiese Hinata, il primo ad essere entrato nella stanza seguito dal resto della squadra.

<<Dei lividi e una febbre alta.>> risposi, diretto. Non mi andava di approfondire l’argomento, anche se sapevo di doverlo fare. Non avevo il diritto di lasciare tutti allo scuro.

<<Lividi?!>> intervenì Tanaka, che appena udì la parola “lividi” sbiancò.

<<Già. Uno sullo stinco, per questo non si era tolto il pantalone della tuta come le altre volte, mentre la nuca è gonfia, penso che abbia preso una botta.>> provai ad autoconvincermi di quest’ipotesi, anche se non facevo altro che pensare che stia così male per mano di qualcun altro. Avevo una strana voglia di picchiare chiunque si fosse avvicinato a lui nell’ultimo periodo, e di certo io non ero il tipo che pensa a queste cose. Volevo solo capire cosa fosse successo, e prendere i giusti provvedimenti, a costo di una sospensione.

<<Capitano, sta aprendo gli occhi…>> mi fece notare Kageyama.
Velocemente mi girai nella sua direzione, impaziente di rivedere gli occhi vivaci di un tempo, e quando vidi che stava cercando si alzarsi dal lettino, lo bloccai immediatamente.

<<Devi assolutamente riposarti. Come diavolo ti è venuto in mente di venire a scuola con la febbre?!>> sgridarlo era l’ultima cosa che avrei voluto fare, ma nessuno stamattina si era accorto del suo malore, quindi era come se rimproverassi anche me stesso in un certo senso.

<<Perché hai dei lividi?! E perché stamattina non ci hai detto niente?!>> continuò Nishinoya la serie di domande, a cui il ragazzo da capelli argentei si rifiutò silenziosamente di rispondere, abbassando lo sguardo.

<<Ragazzi…devo parlare in privato con Daichi, Kageyama e Tsukishima. Per favore, uscite. Ritorneremo tra qualche minuto in palestra.>> detto questo, Suga alzò lo sguardo, mostrando a tutti uno dei suoi sorrisi timidi. Qualcosa non andava, ed ero impaziente di sapere cosa.

NOBODY’S POV

I ragazzi che non furono nominati dalla bocca di del vice uscirono senza fare storie, in silenzio, e con mille dubbi del cervello. Di certo non era bello sopportare tutta quella tensione, e oltre alla curiosità immancabile, si aggiungeva anche la forte preoccupazione nei confronti del ragazzo ferito. Per quanto volessero aiutare, capirono che il modo migliore per dare una mano era ascoltare Suga.

<<Hey ragazzi! Non fate quei musi lunghi! Suga sta bene, no? Non c’è motivo di preoccuparsi per della febbre e dei lividi…>> Ennoshita provò con un vano tentativo di rallegrare l’atmosfera, peggiorando solo la situazione. Dire quelle parole a voce alta, era come un’altra pugnalata.

<<Sul serio…Suga sta bene, perché ci stiamo preoccupando così tanto?>> chiese Noya, anche se più o meno sapeva la risposta.

<<Io ho una strana sensazione…insomma, sono sicuro che qualcosa non va.>> constatò Asahi, dando vita ai pensieri di tutti. Si fermarono nel corridoio, troppo presi dal discorso.

<<Come dice Tsukki, potrebbero anche essere solo banali paranoie.>> prese la parola Yamaguchi, con gli occhi lucidi. Era sempre stato particolarmente sensibile a questo tipo di cose, soprattutto capendo il dolore provocato dalle ferite del vice.

<<Yamaguchi ha ragione.>> intervenì Hinata.
<<Già…torniamo in palestra.>>

🥀
~875 parole~
OK. SCUSATE.
Suga è uno dei miei personaggi preferiti, ma mi serve per la trama TwT. Mi ha fatto male scriverlo-
Ah, giusto, scusate se fa un po' schifo, ma l'ho scritto di fretta, sono sommersa dai compiti T^T.
Comunque, come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate per eventuali errori di battitura, alla prossima! Un abbraccio! ✨

𝑭𝒐𝒓𝒆𝒗𝒆𝒓 𝑻𝒐𝒈𝒆𝒕𝒉𝒆𝒓 [Hᴀɪᴋʏᴜᴜ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora