CAPITOLO 3

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Ancora a scuola. Un'altra noiosissima lezione di un'altra noiosissima prof nell'ennesima noiosissima giornata. Italiano, stavolta, e proprio l'argomento più insopportabile: i promessi sposi. Due ragazzi che non avevano niente da fare se non sposarsi e continuare a provarci per migliaia di pagine.

Nel mentre lui sbocconcellava una merendina che si era portato per emergenze come quella, in cui non c'era niente da fare. Chiacchierare con i compagni era l'ultima delle opzioni: erano tutti sempre ostili e nessuno, tranne Giacomo, aveva un comportamento amichevole nei suoi confronti. In più la maggior parte era anche snob, e questo li rendeva le ultime persone con cui avrebbe parlato. 

Finite le sei ore uscì da scuola, ripeté lo stesso percorso del giorno prima: stava diventando un'abitudine, pensò, ma questo non lo convinse a cambiare strada. Dopotutto era impossibile: con sei ore di noia alle spalle e altre ore di urla e botte davanti, chi avrebbe rinunciato a un po' di rilassamento?

Quella volta però non era solo: a fianco di Matteo c'era una ragazza, vestita con dei pantaloncini corti e una t-shirt a strisce bianche e rosse. Era più bassa di lui, e trovò che fosse molto carina. Probabilmente si trovava lì per lo stesso motivo di Andrea. Scoprì che infatti era così, e avvicinandosi la sentì tirare sul prezzo per pochi euro, e pensò che nonostante sembrasse una brava ragazza forse era ridotta anche peggio di lui. 

"Ciao, come ti chiami?" esordì Andrea, non senza imbarazzo. La ragazza si voltò verso Matteo e disse qualcosa, probabilmente voleva assicurarsi che quel ragazzo che lei non aveva mai visto non avrebbe fatto la spia. Dopo che Matteo la ebbe tranquillizzata rispose che si chiamava Francesca. 

Forse anche lei lo trovava carino, perché arrossì subito quando lui la guardò in faccia. Andrea non ci stette tanto a pensare, pagò senza discutere (come sempre) e tornò nel solito vicolo, da solo. Allora sì che si sorprese davvero: quella ragazza sembrava fare la sua stessa identica strada, e si fermò nello stesso vicolo. Lui non l'aveva mai vista, possibile che l'avesse seguito apposta?

"Ehm... Anche tu qui?" disse lei, arrossendo. Andrea alzò un sopracciglio e, per la prima volta dopo mesi, sorrise. "Eh già, immagino che tu non mi abbia seguito apposta" le rispose con una punta di ironia, e continuò a sorridere. Forse il sorriso l'aveva tranquillizzata, perché ammise subito che lo trovava carino, senza girarci intorno o cercare scuse per averlo seguito. Allora fu lui ad arrossire, ma riuscì a dire senza troppa difficoltà che in effetti ricambiava.

Non aveva molto tempo, così iniziò subito a fumare, e lei lo imitò. Si sedettero vicini e si guardarono negli occhi, ognuno perso nel proprio fantastico mondo, fatto di vacanze in isole tropicali, viaggi immaginari e allucinazioni rilassanti. 

Forse, per la prima volta, aveva trovato qualcuno che potesse capirlo. Guardando Francesca negli occhi vide tanto dolore, la sofferenza di una vita che doveva essere stata molto simile alla sua, piena di delusioni, urla, botte e una sola via di fuga da tutto questo, che era ciò che adesso teneva tra due dita e portava alla bocca di tanto in tanto. 

Lei gli appoggiò la testa sulla spalla, forse immaginando di essere alle Hawaii con chissà quale modello americano, o forse desiderando solo stare con lui, pur avendolo appena conosciuto. 

O almeno, questo era quello che avrebbe voluto Andrea: passare tutto il giorno con Francesca, che conosceva da nemmeno due ore ma per la quale sentiva già una fortissima attrazione, perché in fondo sapeva che era come lui. Lo sentiva, capiva che erano simili, con due vite del tutto separate ma quasi identiche. E per la prima volta, quando si addormentò, non era solo. 

La principessa biancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora