PROLOGO

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IMPOSSIBLE PROLOGO

«Sbrigati Rosieee!» urla mia sorella maggiore Angie dal piano inferiore.
Mia madre ha deciso di isolarsi dal mondo quest'estate e di andare in un paesino di campagna. Holmes Chapel.
La mia voglio di partire per quel posto e' molto bassa, ma sinceramente meglio sto lontana dalle persone e meglio e'.
Controvoglia scendo dal mio caldo letto e mi accorgo che e' tardissimo. Merda.
A quest'ora dovremmo gia' essere in viaggio.
Mi infilo al volo i miei skinny- jeans chiari, per poi abbinarci un maglione ,troppo grande per il mio corpo esile, e aggiungere in fine le mie immancabili Vans.

Quando l'acqua gelida del rubinetto arriva a contatto con la mia pelle, dei brividi mi percorrono tutta la schiena.
Riempio le mie ciglia con un po' di mascara, giusto per non sembrare un mostro.
Lego i miei lunghi capelli in una coda alta, prendo la mia valigia e mi butto fuori la porta di casa.
Scendendo le scale rischio di cadere saltando un gradino, e in pochissimo tempo sono in macchina senza fiato.
La mia sorellina piu' piccola, Amy, mi considera come una dea per lei, ma non capisco cosa ci trova di tanto attraente in me.
Forse l'unica cosa e' che la proteggo quando la prendono in giro.
Non voglio che passi una brutta infanzia, e la sto aiutando.
Angie, la mia sorella piu' grande, parla con mia madre dell'università, e di tutte cose noiose.
Io mi isolo infilandomi le cuffiette nelle orecchie, e inizio a battere il tempo con il piede a ritmo di "Paradise City" dei Guns n' Roses.
Inizio a guardare le gocce scendere lungo il finestrino e, non avendo niente da fare, inizio a fare a gara nel e
vedere quale goccia arriva per prima alla fine del vetro.
Continuo con questo giochetto per un bel po', prima di concentrarmi sui passanti essendo ancora in città.
Mi immagino la loro vita.
Se hanno figli.
Se sono felici.
Se hanno una bella vita.
Se stanno facendo un giro perché hanno bisogno di riposo.

«siamo arrivati! siamo arrivati!» urla la mia sorellina molto entusiasta, scuotendomi la spalla per farmi tornare alla realtà.
Guardo fuori il finestrino per rendermi conto di dove mi trovo.
Sembra un posto molto tranquillo.

Sento l'erba bagnata solleticarmi le caviglie mentre cammino, il vento che pizzica il mio viso, e le gocce leggere che si posano delicatamente sui miei capelli.
Mia madre lascia le chiavi a mia sorella, e mentre sto per entrare sento mia madre parlare con qualcuno, ma chi e'?

Mi giro e vedo la figura di una donna magra, alta, con dei capelli neri che le ricadono fino a sotto le spalle.
Una maglietta azzurra le fascia perfettamente il corpo, e dei Jeans scuri le stanno perfetti sulle sue gambe.

«Clarissa?» dice incredula pronunciando il nome di mia madre.
«Anne?» risponde mia madre, anche lei incredula.
Le due donne si avvicinano e in un attimo le ritrovo abbracciate.

«cosa ci fai qui?!» chiede entusiasta Anne.
«sono qui per le vacanze con le mie figlie»
«anche io ho due figli! Dobbiamo fargli conoscere eh!» mia madre le sorride prima di farla continuare «dai stasera siete invitate a casa nostra per cena. Che ne dici?» dice Anne molto entusiasta.

Perfetto.
Volevo stare il più lontana possibile dalle persone, e ora eccomi invitata a cena dai miei nuovi vicini.
Non so a cosa sia dovuto questo fatto di non fare amicizia, forse e' perché le persone mi hanno fatto soffrire troppo e ora ho paura di loro.

Socchiudo la porta alle mie spalle, e mi reco su in camera mia.
Alla fine delle scalinate sono già stanca.
Dovrei allenarmi. Andare a correre.

La camera non era niente male:
Un'ampia finestra a sinistra della porta, mentre nel muro successivo si presenta un grande armadio bianco, vicino all'armadio si trova un letto abbastanza grande, e un quadro di una bandiera inglese copre il muro a cui e' poggiato il letto.
Dall'altra parte ci sta una scrivania, due mensole, e tutte le solite cose.
Senza esitare mi butto sul letto che mi ritrovo davanti, ma per poi rialzarmi dopo poco per disfare le valigie.
Maglietta dopo maglietta, pantaloni dopo pantaloni, felpe dopo felpe; sono riuscita a mettere tutto dentro l'armadio.
Decido di andare a vedere come sta andando a mia sorella più piccola.

Mentre solco la porta d'entrata, la vedo che cerca di arrivare ad uno scaffale in alto per mettere un libro.

«aspetta, ti aiuto io» dico avvicinandomi per mettere il libro sullo scaffale.
Mi ringrazia con un sorriso.
Mi siedo vicino a lei, e iniziamo a parlare del più o del meno.

«mamma io esco» urlo mentre apro la porta per uscire, ma una voce a me molto familiare mi blocca.

«dove vai?» mi chiede mia madre.
«ti puoi perdere. Non conosci questo posto»

«Mamma non vado lontano» dico uscendo e chiudendomi la porta alle spalle.
Non sapendo cosa fare, inizio a contare i passi che faccio, ma qualcuno mi blocca.
Vado a sbattere contro qualcuno.
Il mio sguardo e' ancora rivolto verso il basso quando noto un paio di stivaletti di camoscio.
Mentre alzo lo sguardo verso l'alto, percorro con lo sguardo delle gambe avvolte da dei pantaloni neri, e quando lo sguardo supera la camicia bianca un po' sbottonata alla fine, scruto degli occhi verdi smeraldo.
Mi perdo a fissarli, quando una voce roca e potente mi risveglia.

«Hei stai attenta!» quasi urla lui.
«scusami»
Il ragazzo riccio dagli occhi color smeraldo, alza gli occhi al cielo e se ne va.
«e calmati tesoro» gli urlo.
«ma calmati tu biondina» mi risponde ancora girato di spalle.
Non sarà mica lui uno dei figli di Anne vero?

///////

«non so che mettermi!» si lamenta mia sorella Angie, guardandosi allo specchio e posando sopra il suo corpo una maglietta azzurra per poi cambiare con una nera.
Io la guardo sbuffando.

«e' solo una cena da delle persone che conosciamo appena» le dico.
«si ma saranno i nostri vicini per il resto dell'estate» mi risponde sorridendomi, per poi indossare la maglietta azzurra.
Io mi alzo dal letto e mi reco in camera mia.
Senza fare neanche molta attenzione a cosa prendo dall'armadio, mi infilo un semplicissimo maglione grigio, a cui abbino un paio di converse bianche.
Copro la prima parte della palpebra con un po' di eye-liner, e riempio le mie ciglia con del mascara nero.
Al richiamo di mia madre scendo le scale con le mie sorelle.
Sono tutte molto esaltate. Tranne me.

«comportatevi bene ragazze» ci avverte mia madre mentre ci avviciniamo alla porta di casa dei nostri vicini.
Mi avvicino e premo il pulsante che emette un suono per avvertirli che siamo arrivati.

Poco dopo dietro la porta appare Anne che ci saluta cordialmente.
Ha un sorriso bellissimo.
Sento dei rumori provenire dalle scale, vedo degli stivaletti neri e poi alzo lo sguardo notando una ragazza bellissima.
Ha i capelli biondi con qualche ciocca sul castano, gli occhi marroni e dei denti bianchissimi.

«Ciao io sono Gemma!» si presenta sorridendo.
«Rosie» le sorrido stringendole la mano.

Questa volta i passi proveniente dalle scale sono più pesanti, più rumorosi.
Gli stessi stivaletti che aveva il ragazzo questo pomeriggio, stessi pantaloni, stessa camicia, stessi tatuaggi che spuntano dalle maniche della camicia.

«Harry» dice mentre si porta una mano ai capelli per scansarli, mentre scende ancora le scale.
E appena arriva giù alza lo sguardo, e i suoi occhi vanno a ricadere subito su di me.

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ECCO IL PROLOGO!

Che ne pensate?
Fatemelo sapere commentando o mettendo una stellinaaaa!

Un Kisso

-Fra❤️

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01, 2015 ⏰

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