N.A. LA STORIA NON E' MIA IO MI LIMITO SOL A PUBBLICARLA
p.s. ascoltate la canzone mentre leggete, fatelo lentamente.
Ice on fire
epilogo
and i will swallow my pride
you're the one that i love
and i'm saying goodbye.
Fu il mio secondo funerale nel giro di pochi mesi.
E questo, non credevo fosse possibile, fu peggio del primo.
Il cielo quel giorno piangeva, nonostante fosse pieno giugno.
Piangeva perchè tutti noi avevamo perso qualcuno che ci aveva lasciato così tanto nel cuore, così tanto da dimenticare, così difficile da farlo.
Non ebbi il coraggio di dire una parola per tutti i giorni seguenti.
Mi ritrovavo in quel vestito nero, con le occhiaie sotto gli occhi, la faccia sciupata, non sembravo neanche più io. I miei capelli non erano più di quell'oro lucente, si erano spenti anche loro. Tutti si aspettavano che al funerale dicessi qualcosa, ma io non riuscivo a dire niente. Non riuscivo a guardare in faccia tutte quelle persone e raccontare cose meravigliose sul suo conto. D'altronde, non ce ne era bisogno. Chi lo conosceva lo sapeva già. Ma rimasi meravigliata dalla quantità di gente che venne a salutarlo. Vidi perfino Niall, con il suo gruppo di idioti. Questa città gli voleva bene e tutti noi ci saremo portati dentro una ferita difficile da cicatrizzare.
«Hai ancora quegli incubi?»
Mi chiese la psicologa, con la gamba a cavallo e quegli occhi fissi su di me che cercavano di psicanalizzare il mio cervello. Mia mamma aveva tanto insistito.
«Qualcuno..» risposi, tenendo lo sguardo sulla finestra.
C'era un uccellino sul ramo di un albero e immaginai che fosse lui.
«E cosa vedi?» mi chiese ancora lei.
«Sento lo sparo, - provai a dire – e dopo vedo lui che crolla a terra, tra le mie braccia.»
A ripensare a quella notte rabbrividii e mi venne un groppo in gola.
«Pensa che andare in Spagna sia una buona idea?» le chiese mia madre.
Le avevano dato il permesso di assistere alle sedute.
Era terrorizzata dai miei comportamenti.
Non mangiavo quasi niente, eppure ogni mattina correvo al bagno per rimettere.
«Credo che questi ragazzi abbiano bisogno di cambiare aria e lasciarsi alle spalle tutto questo.» rispose Margaret. Così si chiamava.
«E che mi dici di Harry? - chiese ancora – Lo hai più visto?»
Mia madre a quella domanda abbassò la testa e attese che rispondessi.
Dovetti raccontare tutto ai miei genitori, ovviamente, e credo cambiarono radicalmente idea su Harry.
«No, - risposi – non l'ho più visto.»
Mi guardai le dita e vidi le unghie tutte mangiucchiate.
Le contorcevo, come se ogni contorsione potesse portare via ogni brutto pensiero.
«Non hai intenzione di rivederlo?» domandò la dottoressa M.
Non risposi a quella domanda.
Mia madre le strappò l'ultimo dei cinque assegni e mi riportò a casa.
Louis aveva già caricato la mia e la sua valigia nel cofano della macchina e a me non rimaneva che prendere le ultime cose.
Non appena passai di fronte casa di Harry ebbi un flash che mi fece venire quasi da rimettere, ma non dissi nulla a mia mamma.
«Quando vuoi.» mi disse mio fratello, dopo che fece salire Chester sul sedile posteriore.
I miei se ne stavano accanto alla macchina, aspettando di salutarmi.
Entrai in casa e salii a testa bassa in camera mia.
Guardai i miei mobili, il mio letto con quelle lenzuola rosa antico che avevo accuratamente scelto. Le fotografie sulle mensole, i miei libri, i vestiti del giorno prima ancora stropicciati sulla sedia. Una foto mia e di Aria fissata allo specchio il giorno che eravamo andate al luna park. Una mia, sua e di Liam durante la gita al museo al secondo anno. Una di Zayn con un paio di occhiali a forma di stella. Risi a vederla. E poi quella foto di quasi una vita fa, con Max al centro con quel giocco rosso che spiccava, Harry con il viso piccolo e io con gli occhi socchiusi. E quella di quel giorno in spiaggia, della sera sul molo. Sentii la ferita alla fronte, a cui avevano dato i punti, bruciare insieme al mio cuore. Indietreggiai e dissi addio a tutto questo.
Quella notte furono sparati due colpi di pistola, all'unisono.
Uno era per me, ma è evidente che non raggiunse il suo scopo.
Aprii gli occhi quella notte e quello che vidi fu Liam a pochi centimetri da me, con una chiazza scura di sangue sulla schiena. Si era preso la pallottola al mio posto.
E l'altro sparo andò a colpire Marcus in pieno petto.
Liam era morto e io volevo solo andare il più lontano possibile da quel quartiere, da quella casa, da quella città. Non avevo salutato nessuno, ma poco mi importava.
Seduta sul sedile dietro insieme a Chester, diedi un'ultima occhiata a Bristol con il suo splendido tramonto che per me ormai non sapeva più di niente, e poi da dentro la borsa fissai quel test di gravidanza, di cui non avevo ancora avuto il coraggio di leggere il risultato.{spazio me}
Allora siamo giunti alla conclusione, ma come ho promesso nello scorso capitolo, appena raggiunte i tre commenti su questo capitolo posto il prologo di half a heart, sequel di ice on fire.
Spero che vi sia piaciuta la storia e che, come me, vi siate affezionati almeno un po' ai personaggi, spero non troppo a Liam per motivi ovvi,con questo vi lascio.
Alla prossima storia.
Passate anche da:
Memories - h.s.
Daisies - l.t.| h.s.
STAI LEGGENDO
Ice on Fire :: hes {in correzione}
ФанфикN.B. la storia non è mia, io mi limito solo e unicamente a pubblicarla ---------------------- Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi, il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti. ...