Il lunedì è sempre un piccolo trauma perché, dopo aver passato due giorni a casa, svegliandosi più tardi, la sveglia alle sei e dieci è come una mazzata. Un trauma che si ripete all'infinito. Sembra quasi un girone dell'inferno.Arrivata a scuola, mi siedo al mio banco e aspetto che la giornata inizi. Riesco a sopravvivere durante le ore d'inglese e matematica e finalmente arriva il suono che mi libera: la campanella. Schivo i miei compagni e sono la prima a schizzare fuori.
«Dove corri?» mi urla Emma.
«Da nessuna parte.» le rispondo, mentre insieme ci avviamo verso la porta della scuola.
«Hai parlato con Simone?» mi chiede. Cavolo non le ho raccontato ancora nulla.
«Sì, dopo ti chiamo e ti racconto» le dico mentre con lo sguardo cerco David.
Arrivate all'esterno noto che non c'è. Non può avermi dato buca, sabato mi ha detto che ci saremo visti oggi per studiare filosofia.
«Tutto bene?» mi chiede Emma, vedendomi ferma a cercare con lo sguardo qualcosa.
«Sì, è solo che avevo fissato con David per il tutoraggio, dovevamo studiare filosofia» le dico non riuscendo a nascondere il dispiacere di non vederlo.
«Non c'è da stupirsi Lea, lo sai che di lui non ci si può fidare» mi dice con tono perentorio la mia migliore amica.
«Cosa diavolo stai dicendo. Tu non lo conosci. Io mi fido di lui» le rispondo con rabbia, lei non può dire certe cose. Non lo conosce.
«Calmati, cosa cavolo ti prende?» mi chiede guardandomi
«Niente» rispondo io, all'improvviso un rumore attira la mia attenzione, mi giro e vedo la moto di David arrivare.
«Lea, dobbiamo parlare. Dopo ti chiamo.» mi dice Emma.
«Va bene, ci sentiamo dopo.» le rispondo mentre raggiungo David.
«Scusa il ritardo, sono uscito un'ora prima e sono andato a fare un giro.» mi dice mentre mi allunga il suo casco. Salgo sulla moto sotto gli occhi preoccupati di Emma e mi preparo a doverle dire quello che ancora non mi sono detta io.
Il viaggio è breve ma intenso, ogni volta che sono in moto con lui mi sembra di volare, mi piace da morire. Arrivati alla nostra panchina il tavolo viene presto ricoperto da libri di filosofia.
«Eccoci a Filosofia, quale parte non hai capito?» dico prendendo il libro.
«Direi Freud. Non lo capisco proprio» mi dice con aria affranta.
«Ok, ripartiamo da zero. Direi dalla scoperta dell'inconscio.» dico prima di iniziare a spiegare.
«Attraverso gli studi su pazienti isterici Freud ebbe l'intuizione che il sintomo fisico, paralisi o malfunzionamenti di arti, potessero dipendere da un trauma che la persona non ricordava.
Quindi possiamo dire che il sintomo fisico è prodotto da causa psicologica.
Inizialmente per curare i soggetti isterici si usava l'ipnosi. Freud notò che attraverso l'ipnosi i sintomi sparivano. Con il tempo però capì che il nucleo patogeno non era passivo, una causa esterna, ma alla base della patologia c'era un processo dinamico»
«Dinamico?» mi chiede David, mentre mi guarda dritta negli occhi. La sua attenzione è tutta su di me, devo rimanere concentrata su Freud.
«Dinamico nel senso che il paziente intenzionalmente arrivava a rimuovere ed inibire i ricordi che erano dolorosi e voleva dimenticare. Intenzionalmente però non presuppone coscienza, infatti tutto ciò avveniva a livello inconscio. Lui si era accorto che durante l'ipnosi i ricordi emergevano e il sintomo spariva»
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#PAZZADITE
RomanceHai mai provato un'emozione che ti ha reso incapace di ragionare? Ti sei mai sentita completamente rapita da quella persona che fino a ieri pensavi di odiare? Tutto questo succede a me, mi chiamo Lea e sono una ragazza come tante, in queste pagine v...