Capitolo 26

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Sono a casa di David, l'acqua della piscina è caldissima, lui  si è tuffato dal trampolino schizzandomi tutta e sti sta avvicinando a me ridendo. Le sue braccia mi avvolgono e la sua bocca si avvicina alla mia...

«Lea, svegliati» una voce mi porta via dalle braccia di David, appena la realtà torna alla mia coscienza, il ricordo di dove sono mi fa alzare subito. Alessio è seduto sul letto, la luce filtra dalla porta chiusa e capisco che è giorno.

«Hai dormito bene?» mi chiede con una calma finta, il suo respiro è accelerato, e le vene sul collo pulsano come fossero pompe idrauliche.

«Lasciami andare ti prego.» lo imploro.

«Smettila di chiederlo, non lo farò mai» mi urla, poi come fosse un'altra persona, sul suo viso compare un sorriso e mi accarezza il volto dove mi ha colpito ieri sera. Io mi allontano.

«Scusa per ieri, ma tu mi fai perdere il controllo. Tutto si sistemerà, vero piccola?»

«Non chiamarmi piccola, solo David può chiamarmi così» gli urlo contro.

Lui mi guarda rimanendo in silenzio, stringe i pugni e si avvicina alla mia faccia con uno sguardo gelido.

«Lo dimenticherai, stai tranquilla. Cancellerò il suo ricordo dalla tua testa, e sai come?» mi chiede alzandosi e iniziando a camminare per la stanza.

«Inizialmente ti picchierò per domarti, diventerai così mansueta che mi bacerai i piedi. Poi ti scoperò con talmente tanta forza che alla fine perderai i sensi e io continuerò a farlo, ancora e ancora. Ogni volta che ti sveglierai, non potrai non pensare a come sono diventato padrone del tuo corpo» mi dice tutto ciò con una voce spenta, terrificante. Io riesco solo a piangere. La paura m'immobilizza.

«Stai Tranquilla, userò i preservativi, almeno all'inizio, poi chissà... potrei anche decidere di metterti incinta. Comunque c'è tempo per questo» mi sussurra tutto ciò così vicino che sento il suo respiro addosso.

La rabbia dentro di me è mista alla disperazione, è come un dado, in cui ad ogni lancio esce una nuova faccia, le mie emozioni escono senza permesso. Mi avvento su di lui picchiandolo sul volto, sui lividi e sul gonfiore che gli ha regalato David, le mie mani lo colpiscono senza freni, lo odio.  Lui si libera e mi lancia sul letto bruscamente, si tocca il volto con una smorfia di dolore.

Bene, ti ho fatto male testa di cazzo!

«Lea, Lea, bambina cattiva. Lo sai cosa succede alle bambine cattive?» mi chiede con un'espressione aliena sul volto.

«Volevo darti tempo, ma mi costringi ad accelerare le cose» e mentre parla si avvicina alla scatola di preservativi. La apre continuando a guardarmi e gli estrae tutti, adagiandoli sul letto.

«Ti prego, non farlo» lo imploro rannicchiata sul letto.

«Stai tranquilla, dipende da te, lasciami fare e vedrai che non ti accadrà nulla» mi dice con la bava alla bocca.

Si avvicina al letto e sale, mi afferra le gambe e me le tira per farmi distendere. Mi rialzo immediatamente.

Lotterò fino alla morte. Lo giuro!

Lui mi riafferra e ci riprova. Io cerco di rialzarmi ma mi colpisce in faccia facendomi cadere all'indietro. Mi sale sopra, tenendomi ferma con il peso del suo corpo. Io scalcio e lo picchio, ma mi prende le mani e me le ferma sopra la testa.

«Lea, stai ferma o dovrò legarti» mi sussurra all'orecchio.

«Ti prego, basta, fermati» gli sussurro tra le lacrime.

Sono persa.

«Sorridi, sarà la nostra prima volta. Sarà bello vedrai» mi accarezza il volto e io chiudo gli occhi. Il tocco delle sue mani su di me mi fa venire la nausea.

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