Capitolo 3

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 CAN

Si stava allontanando da me...ogni giorno lo vedevo e lo sentivo sempre di più.

Era sfuggente come i primi tempi della nostra relazione. Allora lo faceva perché mi aveva raccontato un sacco di bugie, ma adesso? Cosa c'era ora che non andava? Avevo fatto qualcosa di sbagliato? Evitava in tutti i modi di rimanere sola con me e quasi non voleva che mi occupassi neppure del bambino. Ogni tentativo di dialogo finiva in monosillabi che non portavano da nessuna parte.

Provai a parlarne anche con mio fratello e mia cognata che pure avevano una bambina piccola e mi dissero che era normale, che tutto si sarebbe risolto a breve e di non forzarla in alcun modo.

Seguii il loro consiglio ma senza ottenere nessun risultato.

Se mi mostravo indifferente lei sembrava risentita, se invece cercavo di avvicinarmi, lei scappava infastidita.

Non sapevo più cosa fare ma certo quella situazione andava affrontata e risolta in qualche modo.

L'occasione si presentò una sera. Kerem dormiva tranquillo nella sua cameretta ed io raggiunsi Sanem che stava riordinando la cucina. Era di spalle. Mi avvicinai senza far rumore e l'abbracciai da dietro, sfiorandole col naso l'incavo del collo ed inspirando quel suo profumo così unico e particolare che mi aveva fatto innamorare di lei. La sentii irrigidirsi: "Can...ti prego...non è il momento, il bambino potrebbe svegliarsi...e poi sono stanca.."

Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno viso. La lasciai all'istante facendola voltare verso di me. Volevo guardarla negli occhi e volevo che lei facesse altrettanto. Volevo che mi affrontasse.

" Cosa c'è che non va Sanem? Se ho fatto qualcosa di sbagliato ti chiedo scusa, ma dimmelo...Parlami per favore..." la pregai.

"Non hai fatto niente di sbagliato Can...è tutta colpa mia...forse non sono adatta a fare la mamma...pensavo che sarebbe stato tutto più facile e invece..." mi rispose con le lacrime agli occhi.

"Sanem tu sei una madre fantastica, non dubitarne mai e sai hai bisogno di aiuto io sono qui, oppure possiamo assumere una persona che ti dia una mano...almeno in questi primi mesi" le dissi cercando di tranquillizzarla.

"Tu non capisci Can...non ho bisogno di nessuno. Voglio solo essere lasciata in pace e non sentirmi sempre osservata come se dovessi compiere un passo falso da un momento all'altro!" quasi mi gridò.

"Osservata!?...Osservata da chi?" chiesi non capendo davvero dove volesse arrivare con quel discorso.

"Da te Can. Da te!" rispose

Rimasi senza parole. Alzai le braccia in segno di resa e dissi:" Va bene Sanem. Ho capito. Non ti darò più fastidio e, se l'ho fatto, mi dispiace non era mia intenzione.." conclusi lasciando la stanza e andando nel mio studio.

 Avevo bisogno di stare da solo per metabolizzare cosa era appena successo.

SANEM

Lo avevo ferito. Non volevo, ma lo avevo fatto. Sapevo di sbagliare, ma non riuscivo a fare quel passo che lui mi chiedeva e che ci avrebbe riportato ad essere Can e Sanem.

Lui semplicemente rivoleva la sua donna, ma io non ero ancora pronta.

L'indomani uscì di casa prima del solito avvertendomi che non sarebbe venuto a pranzo e che avrebbe ritardato anche la sera per impegni lavorativi.

Avevo ottenuto quello che volevo: essere lasciata sola, ma allora perché mi sentivo squarciata in due?

Alla fine decisi di andare da mia madre. Forse parlarne con qualcuno mi avrebbe aiutato a capire..

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora