Daw tornò da Lashrael dopo aver riportato i piatti all'oste. Lo trovò seduto sul letto, con i cuscini a sostegno della schiena. «Perché non provi a dormire un po', so che hai spesso gli incubi, ma se l'idea ti fa stare un po' meglio, io resterò qui, vicino a te e ti sveglierò se comincerai ad agitarti.»
*
«Non credo che riuscirei. Al mio passato si intrecciano i tentacoli e... Beh, non è piacevole.» ammise.
*
Strinse i denti a quell'affermazione. Faceva davvero male. «Come preferisci.» Sedette vicino al tavolo. «Dimmi cosa vuoi fare, se vuoi fare qualcosa, possiamo anche non fare nulla, ho portato con me un po' di lavoro.»
*
«Fai pure, certo. Proverò a passeggiare qua fuori, la temperatura lo permette,» gli disse alzandosi. Recuperò il coltello per intagliare e si mosse verso la porta.
*
«Va bene, l'aria fresca è piacevole, ma non stancarti troppo, ok?» Avrebbe voluto accompagnarlo, ma, al tempo stesso, non voleva pressarlo troppo.
*
«D'accordo,» rispose con un sospiro. Se poi avesse incontrato il sacerdote avrebbe forse risolto uno dei suoi crucci.
*
Si dedicò alle pergamene che aveva portato, le stava trascrivendo per trasformarle in un tomo. Un lavoro noioso a cui si dedicava nei periodi tranquilli, tuttavia non riusciva a concentrarsi: era preoccupato per Lashrael, era nervoso per tutta la situazione e nel profondo bramava vendetta, tutte insieme queste sensazioni lo rendevano estremamente distratto. Arrotolò le pergamene con un sospiro e si alzò, forse andare nella sala comune e litigare un po' con Bàrbero lo avrebbe aiutato a rilassarsi.
*
Lashrael uscì nel cortile e respirò a pieni polmoni. Avrebbe voluto parlare con il sacerdote, ma si era fatta pressante un'altra priorità. Dyra.Lei conosceva Daw, si fidava di lui, sembravano avere un bel rapporto. Forse avrebbe potuto chiedere anche a lei, che conosceva i suoi trascorsi con certe femmine. Tornò indietro a cercarla, la trovò in una delle salette private, così le chiese il permesso di entrare e si mise a sedere davanti a lei. Forse lei sapeva che razza di rapporto vi fosse tra lui e il demone.*
Daw sedette al bancone e, senza che chiedesse nulla, Bàrbero si materializzò davanti a lui con uno dei suoi piccoli e preziosi bicchieri di vetro.
Il Fey'ri guardò il liquore verdastro all'interno. «Sai che non bevo questa roba.» Ormai il quantitativo di alcol che era in grado di assumere era aumentato, ma i liquori erano comunque troppo forti per lui.
«Invece penso che in questi giorni ti ci voglia, Fey'ri,» rispose l'oste, ruvido come al solito.
Lo stregone prese il bicchierino. «Forse hai ragione.» Bevve un primo sorso sentendo subito palato e gola avvampare. «Un veleno,» borbottò, finendo di mandare giù. Ma quando Bàrbero fece per versargliene un altro tolse il bicchiere. «No, credo sia meglio che resti lucido, ma, grazie.»
«Di nulla, metto in conto.»
Daw roteò gli occhi.«Figuriamoci.»
Discussero ancora un po', tra liquori torcibudella, lavori incompiuti e desideri di vendetta, alla fine Daw si chiese se Lashrael non fosse ancora rientrato dalla sua passeggiata e decise di andarlo a cercare.
*
Con un certo imbarazzo, Lashrael ascoltò i racconti estasiati di Dyra sulle performance di lui con Daw e di quanto ormai fossero conosciuti come pervertiti e sfascialetti. «Siete sposati, è vero, e siete una coppia bellissima! E comunque è un Fey'ri, non un demone. Non essere cattivo con lui, ti è sinceramente devoto,» gli aveva detto la donna, rendendolo ancora più confuso. «Tra qualche giorno tornerai a casa, vedrai che l'ambiente familiare ti aiuterà.»
Mentre parlavano videro giungere anche Daw.
*
«Oh bene, eccoti qui,» Daw salutò anche Dyra. «Tutto bene? Mi sono perso qualcosa?»
*
«Niente di che,» rispose, guardando la donna. «Dyra mi stava semplicemente parlando della fama che ci siamo fatti a North Post. Considerando che frequento questo luogo da circa trent'anni, direi che la fama è dovuta a te.»
*
«Mh, non mi prenderei proprio tutto il merito. E comunque Dyra tende a esagerare per metterti in imbarazzo.» Sorrise divertito. «E a dirla tutta ci sono fame peggiori.»
*
Si voltò a guardarlo perplesso. «Di quali fame stai parlando?» chiese.
Dyra sghignazzava divertita.
*
«Beh, io e Lashrael ne abbiamo sperimentate diverse, considerato il nostro peculiare aspetto. E devo dire che io ho rischiato la pelle per motivi molto meno gradevoli.»
*
«Davvero hai una fama peggiore di "sfascialetto"?» gli chiese il mezzo Drow. «Ho pensato da subito che tu fossi un tipo bizzarro, ma a questo punto immagino che avrò ancora di che stupirmi.»
*
«E questo è un bene, odio essere prevedibile!» Fece l'occhiolino a Dyra, poi si rivolse a Lashrael. «Vuoi restare a parlare con Dyra? Volete che vi lasci in pace?»
*
Rivolse un altro sguardo a Dyra. «Non stiamo parlando di segreti o che, anzi, direi piuttosto che Dyra mi ha raccontato in modo colorito dieci anni della mia vita pubblica!» commentò. «Ma penso che adesso possa veramente tornare a riposarmi. Domani sarà una giornata impegnativa con Warren e il sacerdote,» disse sospirando.
*
«Torniamo in camera, allora.» Mentre camminavano lo osservò. «Dyra a volte esagera davvero, ma questi dieci anni sono stati importanti per noi e molto meno solitari di tutta la nostra vita precedente. Ci sono legami che non avrei mai creduto di stringere e affetti che non avrei mai pensato di provare, primo fra tutti per quella umana irriverente.»
*
Sorrise. «Dyra ha coraggio e forza da vendere. Da quando la conosco non l'ho mai vista vacillare,» commentò. «Però ha un gran cuore, nonostante sia nascosto sotto la corazza ruvida dei suoi modi.» Fece una pausa, avrebbe voluto aggiungere che lui non ne poteva sapere niente della sua vita precedente, ma ripensò alle parole della sua amica ed evitò. Doveva capire cosa lo legava davvero a Daw, non aveva senso pensare che Dyra si fosse inventata tutto.
*
In quei due giorni Daw si fece un po' da parte, Warren e il chierico dei ranger vennero spesso per parlare e terminare di sanare le ferite fisiche di Lashrael. Gli incubi continuarono, soprattutto di notte, Daw non poté far altro che svegliarlo, rassicurarlo, parlare con lui per calmarlo. Il mezzo Drow non gli chiese più di essere baciato in quei giorni. La mattina del terzo giorno decisero di ritornare a casa.
*
Quando arrivarono alla collina dove un tempo si trovava la casa, Lashrael si soffermò perplesso. «Immagino che dovrai essere tu a mostrarmi la nostra casa.» Forse vederla gli avrebbe anche fatto capire perché aveva deciso di spostarsi. Sul terreno, al posto della baita ora cresceva l'erba e vi erano anche alberelli che, in effetti, parevano avere meno di dieci anni. Avrebbe ricordato, prima o poi?
*
Raggiunsero la casa nella sua nuova posizione e appoggiarono la poca roba che avevano all'ingresso. Gli fece fare un giro dell'esterno, gli mostrò l'orto che avevano realizzato a lato, recintato e parzialmente coperto per proteggere le verdure più delicate. «Questa è stata una tua idea, per ridurre i viaggi a North Post.» La minuscola rimessa dove tenevano gli attrezzi da lavoro, sia per l'orto che per la manutenzione della casa e infine si affacciarono nella veranda che dava sul lago. «Qui, quando il tempo lo permette, ceniamo o ci fermiamo a bere qualcosa seduti sulle poltroncine che hai costruito tu.» E spesso vi facciamo l'amore, per poi andare a farci un bagno nel lago. «La vista è magnifica.»
*
«In effetti ha il suo perché,» disse con un mezzo sorriso. «Quando scelsi l'altra posizione, certe considerazioni non le avevo fatte.» Mancavano i ricordi che confermavano, eppure tutto ciò che gli veniva detto era plausibile. Tranne il fare l'amore con lui.
*
Lo portò dentro. Gli mostrò il soggiorno dove cucinavano e mangiavano, con il camino ben pulito, e il letto per l'inverno sistemato vicino. La camera da letto, la zona bagno che avevano ampliato e reso molto più bella da vedere, con la tinozza grande e un piastrellato su cui l'acqua scivolava, un braciere per riscaldare l'ambiente e l'acqua, una tubatura per far scorrere l'acqua direttamente dentro la tinozza, quando non era necessario scaldarla. I teli puliti, ben ordinati. E poi lo condusse alla stanza aggiuntiva, con le pareti piene di libri, una scrivania e svariati oggetti, alcuni piuttosto particolari.
*
«Direi che è evidente che qualcun altro viva qua. Non mi sarei mai attrezzato per certe comodità se avessi dovuto pensare a me!» esclamò divertito.
*
«Quando mi hai portato la prima volta a casa tua era arredata in modo più semplice e funzionale, a me piaceva molto ugualmente, solo che nel corso del tempo abbiamo deciso di apportare alcune migliorie e ampliare gli ambienti, era un po' piccola per due persone. E poi io sono una persona un po' ingombrante, studio, colleziono libri. In certi punti della casa sbattevo le mie corna sul soffitto, per questo hai voluto alzarlo,» disse, un po' scherzosamente, anche se era la verità.
*
Cercò di frenare la risata. "Ha tutto senso. So leggere, ma non mi sono mai posto il problema di avere una biblioteca. E neanche l'acqua corrente,» sghignazzò. «Una volta mi bastava il fiume!» A quel punto non si resse più e rise di cuore.
*
Vederlo ridere lo riempì di gioia, sentì il corpo tremare per il desiderio di abbracciarlo, si trattenne a stento. «Ammetto di avere qualche responsabilità se ti sei un po' adagiato sugli allori, ma ti assicuro che non sei mai sembrato troppo dispiaciuto, al contrario!» Ricordava con grande affetto tutte le volte che lo aveva trovato con martello, sega e nuove assi in mano, pronto a sistemare o modificare un pezzo della casa per renderla più comoda per lo stregone. «Vieni, sistemiamo i vestiti sporchi, più tardi li laveremo. Perché non ti siedi nella veranda, posso portarti una bevanda calda.»
*
«Va bene,» disse, ancora divertito. Guardò le panche e le poltrone, tirò fuori la custodia del coltello da intaglio cominciando a capire perché gli fosse così caro, anche se non ricordava. Sospirò. Certi mobili li conosceva bene, altri erano totalmente nuovi e sapere che erano sue creazioni lo metteva a disagio. Avrebbe recuperato quella parte di sé?
*
Gli preparò una tisana, una di quelle che Lashrael preferiva, speziata e saporita e ne preparò anche per sé. Uscì con le due tazze fumanti e notò che, inconsapevolmente, Lashrael si era seduto proprio sulla poltrona che usava solitamente, così prese posto nella sua e gli porse la tazza.
«Prendila con calma, in questi giorni, Lashrael, anche il chierico te lo ha detto, sarà difficile in alcuni momenti, ma devi darti tempo per guarire. Puoi dormire nella camera da letto, io dormirò in cucina, ma per qualunque cosa sono a portata di voce. Gli incubi continueranno ancora a lungo, ma li terremo a bada, tra l'altro dovrei avere un libro di pozioni e ci dovrebbe essere una pozione che permette di dormire senza sogni... la cercherò e ne studierò un po' gli effetti.»
*
Sì portò la tisana alle labbra, odorandone il forte sentore di spezie. Decisamente conosceva i suoi gusti. «Forse gli incubi aiutano a sfogare le paure, non so,» mormorò. «Di sicuro ci vorrà tempo. Una volta però reagivo in modo più violento a certi eventi, non avrei mai permesso a Warren e al chierico di utilizzare così tanti incantesimi su di me,» confessò.
*
Annuì. «Faremo ciò che possiamo per farti stare meglio. Intanto che ne dici di goderti un po' di calma e il panorama? Io sistemerò la casa, sono giorni che è vuota, darò una pulita.» Sorseggiò la tisana in silenzio, dopo l'ultimo sorso guardò Lashrael e sorrise. «Ti avverto, non sono un bravo cuoco, posso cucinare qualcosa per pranzo, ma di solito ti occupavi tu di sfamarci.» Si alzò e si chinò su di lui per prendergli la tazza vuota. «Ne vuoi ancora?» chiese mentre, non riuscendo a resistere, si soffermava qualche istante in più con la propria mano sopra quella del ranger.
*
Stava per rispondere di sì, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Non mani levigate e curate come quelle, ma artigli mangiati dal fuoco, tendini in rilievo sotto la pelle corrosa. D'istinto scartò di lato, la tazza cadde a terra, lasciando Lashrael angosciato che guardava Daw. «I guanti...» sibilò.
*
Lo guardò sorpreso. «I... guanti?» Non capiva, cosa era appena successo? Fece per toccarlo, in senso di conforto, ma quando si accostò lo vide sussultare e guardare le sue mani con un guizzo di orrore. Si ritrasse lentamente. «Cosa hai visto, Lashrael?» chiese, a voce bassa, calma. «Dimmelo, non aver paura.»
Che cosa gli aveva fatto quel maledetto Illithid? Gli aveva strappato tutte le cose belle e gli aveva lasciato solo gli orrori?
*
Tornò a osservare la mano di Daw, con il cuore che martellava. Cercò di calmarsi, esitante prese quella mano tra le sue, passando il pollice sul dorso. «Ricordo dei guanti, e mani martoriate.» bisbigliò. «Ma non so perché il tuo tocco me le abbia fatte venire in mente. Io... Non volevo offenderti, ti chiedo scusa.» Gli lasciò la mano e si chinò per recuperare la tazza caduta.
*
«Ricordi le mie mani prima che Grouxiem le sanasse,» disse, non riuscendo a nascondere del tutto l'amarezza, prendendogli la tazza. «E questo è successo circa nove anni fa. A quanto pare quella bestia schifosa ha ben pensato di lasciarti le cose peggiori nella memoria. Non devi scusarti, tesoro, dispiace più a me.»
*
Respirò profondamente e si alzò anche lui, prendendogli le tazze appoggiandole sul tavolo per poter di nuovo toccare le mani, stavolta con più gentilezza. «Indossavi dei guanti.» Non era una domanda quella. «Io non riesco a ricordare più di questo, mi dispiace. Ricordo solo tanta sofferenza e tristezza.» La cosa che lo sconcertava di più era il fatto di non ricordare il volto di Daw.
*
«Sì, indossavo i guanti per nascondere quelle brutture, non volevo che nessuno le vedesse, faticavo a guardarle anche io. Eppure...» Fece un sorriso intenerito. «A te le ho mostrate pochi giorni dopo che ci eravamo conosciuti, cosa decisamente strana per me, non lo avevo mai fatto con nessuno. Sei stato molto comprensivo e non mi hai fatto sentire un mostro. Mi sono sempre sentito molto al sicuro con te, Lashrael.»
*
Non riusciva a lasciargli andare le mani, ma si rendeva conto che non aveva senso trattenerlo oltre. «Preparerò io qualcosa da mangiare, magari ci riesco ancora,» disse, cambiando totalmente discorso. Con estrema difficoltà si forzò a lasciarlo andare e si mosse per raggiungere la cucina, senza aggiungere altro.
*
«Nella dispensa ci sono farina, cereali, olio, noci, salsicce di cervo, spezie, nell'orto trovi zucche, carciofi e porri,» suggerì, seguendolo. Andò in camera a cambiarsi per indossare abiti comodi per pulire un po' la casa, soprattutto la camera dove avrebbe dormito Lashrael. Non poteva negare che l'accaduto l'avesse amareggiato, ma doveva vedere il lato positivo, non tutto di lui era stato cancellato dalla memoria, fossero anche le cose peggiori lui c'era ancora!
STAI LEGGENDO
Strange Story - Daw e Lashrael
ФэнтезиDaw è un Fey'ri e Lashrael un mezzo Drow, due creature improbabili le cui strade si intrecciano casualmente sullo sfondo di una terra fantasy, popolata da umani, elfi, goblin e altri esseri con cui avranno a che fare. Daw e Lashrael sono abituati a...