13. 19 settembre (Tyler)

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Finalmente il bus si ferma, quando scendiamo sono le 10:43.

Arriviamo all'aeroporto e ci mettiamo un po' a trovare i miei ma finalmente rivedo mia madre.

Mi corre incontro e mi abbraccia forte. Io avevo cinque anni quando arrestarono mio padre, vivevo ancora in Francia all'epoca.

Circa un annetto dopo venimmo a Bristolhills, io e mia madre andammo a casa di mio nonno Stephan, il padre di mia madre.

Principalmente ci siamo trasferiti perché l'industria edile in cui mia madre lavorava fallì.

Una volta a Bristolhills mamma si arrangiava con qualche lavoretto qua e là ma circa tre anni dopo fu costretta ad andarsene.

Io rimasi qui con mi nonno che però è venuto a mancare questa primavera.

Da allora vivo da solo in quella casetta con quattro stanze che mi ha lasciato lui.

Sono contento di poter riabbracciare mia madre, ha le lacrime a gli occhi

<<Tyler amore come sei cresciuto, dio santo sei diventato un uomo>>

La stringo forte al mio petto.

Dietro di lei c'è un uomo, anche lui sulla quarantina come mamma, è mio padre.

Mi guarda con uno sguardo fiero e viene verso di me ad abbracciarmi.

Cassie rimane dietro di me, a osservare la scena.

<<E tu saresti?>>

dice mia madre rivolgendosi a Cassie.

<<Molto piacere signora mi chiamo Cassie>>

mi avvicino a lei e le metto un braccio sulla spalla.

<<Mamma, papà, lei è Cassie, la mia ragazza>>

mio padre sorride mentre mia madre alza le sopracciglia sorpresa

<<Aspetta amore mi sono persa qualcosa, tu e Paige vi siete lasciati?>>

mio padre si gira verso di lei e la guarda stranito

<<chi cazzo è Paige?!>>

Cassie si trattiene per non ridere e sembrare maleducata, mamma alza gli occhi al cielo ed io sorrido.

Siamo tornati a casa, Cassie è rimasta a mangiare da noi.

Mio padre ci ha spiegato che tutte le prove contro di lui erano false, per questo l'hanno rilasciato.

Sono contento di sapere che è innocente.

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