Capitolo 11

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"Non credi di essere troppo amichevole con quei ragazzi?" chiese il commissario mentre si dirigevano verso la centrale.
"E tu non credi di essere troppo freddo invece?" Kurosawa non si sarebbe mai permesso di dargli del tu davanti ai colleghi, ma ora in macchina erano soli e poteva farlo.
"Siamo poliziotti, non siamo pagati per stringere amicizia ma per risolvere casi e sbattere in galera i delinquenti." rispose Iroshi.
"Ma si può sapere che ti è preso ultimamente? Da quando quella dannata notte hai parlato con il nonno di quei ragazzi, sei diventato più acido e dispotico del solito! Per tutto questo tempo ti sei rifiutato di parlare con loro, lasciando a me questo onere. Non ti sei mai recato in ospedale per avere notizie su quella ragazza e hai fatto parlare Ayumi con i Lee e Rhee, mentre avresti dovuto farlo tu! E a proposito di quella ragazza, dovresti vergognarti per come ti sei comportato! Insomma dì qualcosa maledizione!!! Quella ragazza ti ha fatto delle domande e non ti sei degnato neanche di risponderle!" Kurosawa sbottò con rabbia. Il commissario rimase in silenzio e questo fece infuriare ancor di più Kurosawa.
"Rispondere? Per dirle cosa? Ma hai sentito come mi ha chiamato? Non sono suo padre, quindi non vedo perché avrei dovuto risponderle!" sbottò il commissario.
"Maledizione Iroshi! Quella ragazza ti stava chiedendo aiuto e tu glielo hai negato!!!! E poi come fai ad essere così sicuro che non lo è? Ti ricordo che i corpi di tua moglie e dei tuoi figli non sono mai stati ritrovati! Quindi potrebbe benissimo essere tua figlia!" disse rabbiosamente Kurosawa.
"Adesso smettila! Basta!" disse Iroshi.
"No! Non la smetto!" gli rispose Kurosawa e continuò a rimproverarlo e a fargli il predicozzo fin quasi nel parcheggio della centrale. Giunti a destinazione scese dall'auto di Kurosawa e lo salutò.
"Ci vediamo domani!" disse Iroshi dirigendosi poi verso la propria auto. Sorrise amaramente mentre Kurosawa continuava a rimproverarlo per il suo comportamento.
"Stavolta l'ho fatto arrabbiare sul serio. Dovrò scusarmi anche con lei." pensò sospirando, mettendo in moto e dirigendosi verso casa, ben sapendo che l'indomani si sarebbe dovuto scusare con l'amico. Mentre guidava verso casa con la voce disperata della ragazza in mente. "Perché mi odi papà?" quella domanda gli rimbombava nella testa.

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"Tutto bene tesoro?" le chiese Jin. Erano seduti sul divano dello studio della villa e lui le aveva coperto le gambe con un morbido plaid. Appena tornati a casa, Egea si era chiusa nello studio e non aveva voluto parlare con nessuno. Si era fatta portare la cena lì, ma non aveva mangiato quasi nulla.
"Sì sto bene." rispose lei, lo sguardo basso.
"Sei sicura?" le chiese Jin abbracciandola dolcemente.
"Sì." rispose Egea.
Jin era entrato nella stanza qualche minuto prima, vedendo che il piatto era ancora pieno, l'aveva presa per mano e l'aveva fatta sedere sul divano. Non le aveva fatto domande, ma aveva cominciato ad imboccarla ignorando le sue proteste.
"Ehi Egea." Yoongi entrò di corsa nella stanza.
"Che succede Yoongi?" chiese Jin.
"C'è il signor Lee di là, vorrebbe parlare con te, dice che è urgente." rispose il ragazzo.
Egea guardò Jin con aria perplessa, poi si alzò dal divano.
"Fallo entrare per favore." disse con tono stanco.
Yoongi sparì e dopo un paio di minuti tornò seguito dal signor Lee e dagli altri ragazzi.
"Buonasera signor Lee, che bella sorpresa, come mai qui?" chiese la ragazza.
"Buonasera Egea, spero di non avervi disturbato." disse il signor Lee.
"No, no, nessun disturbo. Come sta sua moglie?" domandò lei.
"Sta bene e ti manda i suoi saluti." rispose l'uomo.
"La prego si accomodi e mi dica il motivo della sua visita." disse Egea.
"A dire il vero i motivi sono due." disse il signor Lee sedendosi su di una comoda poltrona.
"Gradisce un caffè?" gli chiese Nam.
"No grazie, alla mia età troppi caffè fanno male." rispose il signor Lee. Da quando li aveva conosciuti all'aeroporto, lo avevano sempre trattato con rispetto.
"Allora signor Lee, ci dica, cosa l'ha portata fin qui a quest'ora?" chiese Jin, erano le 10.30 di sera.
"Bèh, ecco, oggi pomeriggio alla villa si è presentato un uomo dicendo di essere il capo della polizia di Gwacheon. Ha detto che dobbiamo lasciarla subito perché è sotto sequestro e la stiamo occupando abusivamente e se ci rifiutiamo saremo tutti arrestati." disse l'uomo.
"E perché è sotto sequestro?" chiese Kookie sorpreso.
"È quello che gli ho chiesto anch'io, ma mi ha risposto che non erano affari miei, che lui ha ricevuto l'ordine di sequestrarla dal sindaco, che è anche un giudice. Quando gli ho detto che allora mi sarei rivolto al sindaco per avere spiegazioni, mi ha risposto che il sindaco è partito per il fine settimana insieme al proprietario della villa, di cui è molto amico, e che non sarebbe tornato prima di lunedì. Ci ha dato 24 ore di tempo per andarcene, per questo sono venuto qui." rispose Lee.
"Interessante! E così il sindaco è mio grande amico? Non lo sapevo. Signor Lee se la sente di tornare subito con me alla villa?" osservò Egea. Rimase seduta un attimo a battersi il mento con un dito, poi si alzò, si avvicinò alla scrivania e prese il telefono e compose un numero.
"Certo Egea, avviso subito mia moglie. Per che ora le dico che saremo lì?" chiese Lee.
"Massimo per le 3 di notte." rispose la ragazza.
"Va bene." disse l'uomo.
"Grazie signor Lee." disse Egea.
"Pronto?" nel silenzio si sentì la voce di un uomo dall'altro capo del telefono.
"Ciao Brian, sono Egea, ti disturbo per caso?" chiese.
"Oh, ciao Egea, assolutamente no! Dimmi, cosa ti serve?" domandò Brian. Egea guardò l'ora, mancavano pochi minuti alle 23.
"Quanto ti ci vuole per arrivare alla villa sul lago?" gli chiese.
"Se parto ora dovrei essere lì in 40 minuti massimo, perché?" domandò lui a sua volta.
Egea rimuginò un attimo sul da farsi.
"Mi serve che arrivi domani nel primo pomeriggio. Dovresti anche portare tutti gli incartamenti relativi alla villa." rispose lei e gli raccontò quello che aveva appena saputo.
"Ho un amico che fa l'investigatore privato, se mi fai avere un identikit di quell'uomo glielo spedisco subito." disse Brian.
"Aspetta un attimo. Signor Lee saprebbe fare un ritratto di quell'uomo?" chiese Egea.
"Posso fare di meglio Egea, ho una sua foto." rispose l'uomo.
"Ottimo, può inviarla subito a Brian?" domandò ancora
"Certo! Lo faccio subito!" disse l'uomo.
"Brian tuo padre ti sta inviando la foto, noi ci aggiorniamo a domani. Vi va di passare qualche giorno alla villa sul lago?" chiese hai ragazzi dopo aver salutato Brian.
I ragazzi si guardarono un attimo, sconcertati.
"Ma Egea hai dimenticato quello che ha detto oggi pomeriggio il tenente Kurosawa?" chiese Kookie.
"No." rispose tranquilla.
"E vuoi partire lo stesso?" domandò Jimin.
"Sì." rispose ancora.
"Ma è da pazzi!" esclamò Tae.
"Lo so." disse con calma.
"Egea ti rendi conto che così ti esporrai?" le chiese Hobi.
"Sì, lo so." rispose nuovamente.
"E vuoi andare comunque." disse Yoongi.
"Sì." disse con convinzione.
"Lo sai vero che Chen potrebbe essere qui nei paraggi a spiarci?" domandò Nam.
"Sì, l'ho pensato anch'io, ma non credo che sia qui vicino." rispose Egea.
"Cosa te lo fa pensare?" chiese Jin sorpreso.
"Il fatto che sua madre vive a Gwacheon, gli conviene di più nascondersi da quelle parti che venire qui." disse mentre componeva un nuovo numero.
"Vuoi dire che sospetti che tutto questo sia una sua trappola e vuoi andare lo stesso?" domandò Jin.
"Sì!" rispose poi fece loro cenno di aspettare.
"Pronto?" disse Bobby.
"Ciao fratellone!" disse egea.
"Ciao sorellina, che succede? Non avrai litigato con Jin spero?" Domandò Bobby.
"No, tranquillo!" disse lei ridendo.
"Ok, allora che succede?" chiese Bobby.
"Ti va di venire qualche giorno alla villa sul lago?" gli chiese egea a sua volta.
"Mi piacerebbe, ma non conosco la strada." rispose Ji-won.
"Se vuoi puoi venire qui e ci andiamo insieme." disse lei.
"A che ora ci incontriamo?" chiese lui.
"Ce la fai ad arrivare per mezzanotte?" domandò lei.
"Cosa??? Scherzi?" chiese Ji-won shockato.
"No, sono seria. Voglio arrivare alla villa non più tardi di domani mattina alle 3." disse Egea.
"Si può sapere.. Aspetta un secondo!...Sono qui dai nonni, ci sono anche gli zii e Jihyun, vogliono sapere cosa succede." disse Ji-won.
"Ve lo dico quando arrivate, a dopo fratellone." rispose Egea prima di riagganciare.
Jin le bloccò la mano per impedirle di chiamare ancora.
"Egea non ti permetterò di esporti in questo modo!" le disse preoccupato.
"E cosa dovrei fare Jin? Passare le giornate a guardarmi alle spalle?" chiese lei.
"No, ma..." disse Jin esitante.
"Ma cosa? Dimmelo, cosa dovrei fare allora? Rintanarmi qui? Barricarmi in questo studio e non uscire più?" domandò Egea.
Mentre Jin la guardava in silenzio Nam, che era uscito dallo studio.
"Ok allora vi aspettiamo, l'idea è di arrivare entro le 3 del mattino, fate con calma perché anche noi dobbiamo prepararci ancora...... Beh se riusciste a venire con non più di tre macchine sarebbe meglio.... No, non è tanto distante da Seoul, ci vorrà un'oretta di viaggio per dire tanto... Ok, a dopo, ciao." disse mentre rientrava, parlando al telefono.
"Scusa Nam con chi eri al telefono?" chiese Kookie.
"Con Felix, gli ho detto di raggiungerci qui con i suoi amici perché li invitiamo a passare qualche giorno alla villa sul lago." rispose Nam.
"Nam è una pazzia!" disse Jin.
"Lo so Jin, ma Egea ha ragione. L'unico modo per far sì che Chen esca allo scoperto è fargli credere che siamo caduti nella sua trappola." disse Nam.
"Ho chiamato Changbin, avvisa gli altri e arriveranno qui entro un'oretta." disse Hobi riagganciando il telefono. Egea nel frattempo aveva liberato la mano e aveva composto un numero.

Un amore venuto da OvestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora