CAPITOLO 2

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Maya 

Atterrai a mosca elle 5 del mattino, inizialmente volevo prendere il mio jet privato ma non volendo dare nell'occhio presi quello di linea. Sono esausta avendo fatto 15 ore di volo quando potevo metterci di meno con le mie risorse. Noleggiai una Mercedes CLS di solito mi piaceva fare sfoggio delle mie bamboline ma sta volta mi dovevo accontentare. Arrivai all'indirizzo che mi ha dato Norha, per tutti i celi sto posto è un cazzo di ritrovo per gente malate di mente. Quando entrai ero vestita da suora, l'unica cosa che sapevo è che dovevo far uscire la mia migliore amica di lì il prima possibile, grazie al narcisista di mio padre ho imparato pure a parlare russo quindi con aria bonaria mi avvio verso un'infermiera e gli chiesi gentilmente della paziente Norha Roberts, avevo l'impressione che non mi volesse rispondere ma poi vide la mia uniforme e cambiò idea , le dissi che ero venuta a fare un giro dei pazienti raccontando che tutte le anime avevano bisogno dell'altissimo per superare le difficoltà, l'infermiera mi guardo con fare ammaliato e mi lascio passare. Penso che se di mestiere non facessi l'assassina avrei avuto sicuramente successo nel mondo del cinema. Con aria impassibili mi diressi verso la stanza della mia migliore amica, quando entrai pensavo che mi stesse prendendo per il culo e che quello scherzo era veramente di cattivo gusto. <<Norha cosa diavolo sta succedendo>> le chiesi con aria perplessa, con una risatina bassa si sfiorò il pancione con fare protettivo e amorevole <<Lo vedi Aleks te lo avevo detto che avresti scioccato la zia>> veramente io non ci stavo capendo nulla e la cosa mi stava mettendo parecchio a disagio, mi avvicinai al letto e la guardai più da vicino le accarezzai il pancione ancora incredula << Norha tu sei incinta e non hai avuto neppure il tempo di dirmelo, non mi hai neanche mandato neppure un fottuto messaggio, non ti sei fatta neanche sentire e ora sei qui tutta sorridente e divertita della mia espressione scioccata parlando a una persona che non è ancora nata, e no cara mia è ora di confessarti questo almeno me lo devi.>> mi passai una mano sui capelli dimenticandomi di avere il velo, imprecai e misi una sedia vicino al letto. << non so quanto tu voglia sapere di questa storia Maya, ma sei l'unica persona di cui io mi possa fidare e cui lascerei mio figlio>> mi pietrificai << cosa vuoi dire con il lasciare, non ti devi preoccupare Nini lo cresceremo insieme, ti darò una mano farò tutto il necessario ma non ti succederà nulla. Sai che sei come una sorella per me, siamo crescite insieme, hai curato le mie ferite quando quello stronzo di mio padre esagerava con l'addestramento, sei stata la mia spalla per anni e adesso io non ti permetterò di andartene.>> mi guardò con occhi lucidi e commossi, sapeva che non mi piacevano gli abbracci ma era l'unica per qui facevo un'eccezione. Iniziò a raccontarmi una storia davvero agghiacciante che mi fece venire i brividi. Mi raccontò che quando era venuta a studiare a Mosca aveva incontrato un ragazzo a parer suo molto affascinate e misterioso, i primi mesi di relazione le faceva sorprese e la portava a mangiare fuori dopo però pretese che lei non dovesse uscire perché lui non si fidava di le, arrivò al punto che iniziò a picchiarla. Lei decise così di porre fine alla relazione , e ricominciare da capo lontana da lui. Mi confessò che lui era così ossessionato da lei che la chiamava in continuazione e le mandava lettere con minacce di morte, una notte uscì da lavoro molto tardi e quando torno a casa lo trovò sul divano di casa sua strafatto di coca e ubriaco, lui la picchiò e la stupro ripetutamente, lasciandola ferita e sporca sul pavimento. Non ne potevo più di sentirla parlare, volevo nome e cognome, questo bastardo lo avrei ammazzato con le mie mani, lo avrei torturato così lentamente che mi avrebbe implorato di ucciderlo. Sentì la manina fragile della mia migliore amica toccarmi aveva già capito le mie intenzioni << Non ne vale la pena Maya, è stato ucciso da un gruppo di tossici per un po' di spicci >> con aria dubbiosa e pensosa guardai il suo pancione << Non sono riuscita a proteggerti e te lo avevo promesso, ma non farò mai lo stesso errore con tuo figlio.>> le rivolsi un sorriso raggiante << sappi che il secondo nome del mio nipotino sarà Andrè , quindi metti l'anima in pace>> mi guardò con qui occhini azzurri come il cielo e con un sorriso che non avrei mai dimenticato, e scoppiammo a ridere entrambe.

amore fataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora