Erika non si rende conto di ciò che ha detto.E a chi, soprattutto.
I due ufficiali, condizionati in egual misura dal proprio orgoglio, hanno messo da parte gli storici dissidi per concentrarsi proprio su di lei, che, rimpicciolita, cerca di annidarsi in un cuore che non è mai stato suo.
Quelli sono due cerbottane pronte a far fuoco, perché non ha riflettuto prima di dare aria alla bocca, invece che smezzare parolicchie farfugliate e piagnucolii?
Non sono disposti a perdonare la sua impertinenza, è chiaro come il Sole, e non capisco come riesca ad avvicinarsi a Rüdiger in un momento come questo... mah!
Si vede che sarà matta anche lei.
Rivedere Rüdiger mi distrugge, e soltanto perché ho visto - per pochi minuti in tutto - ciò che sarebbe potuto essere. Ma lei? Che cosa prova lei, che lo conosce da una vita, che ne è l'amante da tempi immemori, senza che le sia stato riconosciuto alcun diritto o merito... Il colonnello me l'aveva "presentata" in qualità di inserviente, quando, in realtà, era ben più di questo.
La vedo umiliarsi, rimangiarsi tutto voracemente, e la scena mi impietosisce al punto da farmi dispiacere per lei. Lei che mi aveva rinchiusa con l'intento di sentirmi morire poco a poco, che aveva ferito Ariel perché incapace di ammettere di aver fallito, che lo aveva incolpato, rovesciandogli addosso tutta la sua frustrazione. Non potrò mai perdonarla per questo, ma sono ancora troppo buona per non poterle augurare che Rüdiger, il suo Rüdiger, le riservi almeno una briciola di quell'amore che lui, in quelle visioni, aveva mostrato a me.
Forse è stato proprio lui a sfinirla.
Mi ridesto dopo aver avvertito uno spostamento d'aria, una folata che ha raggelato entrambe. Reiner si è diretto verso di lei con le peggiori intenzioni, dimostrandomi - di nuovo - di non essere l'Agilulfo* della situazione.
La verità è che nonostante tutti i miei buoni propositi non sono riuscita a muovere un dito, perché Rüdiger non ha mai interrotto il contatto visivo: le sue pupille non mi hanno lasciata un secondo da quando Erika gli si è parata davanti, e adesso soppesa, attraversa corridoi infiniti, porte che mi ha sempre sbattuto in faccia e dietro alle quali si nasconde la sua vera essenza. Nella sua mente lui è solo; mi intrappola in una bolla di sapone, lui all'esterno, tormentato...
La stanza perde concretezza e siamo le uniche tracce nitide e luminose in un mondo opaco.
Il bene non è per tutti, mi ripeto, scuotendo vigorosamente la testa.
Ariel, sollevato per il fatto d'esser stato dimenticato dai suoi aguzzini, tira verso di sé la mia manica, senza farsi notare, facendomi riemergere definitivamente dalla catarsi.
Prima che se la compartiscano come avvoltoi, viste le premesse, mi intrufolo tra Erika e Reiner, tenendomi Rüdiger dietro, accanto a lei.
«Ne ha avute già abbastanza» statuisco, lanciando un'occhiata oltre le spalle per cercare un accordo anche con il colonnello. A lei non sarebbe comunque importato; la sua priorità è quella di non perdere Rüdiger, indipendentemente dai loro sguardi truci.
Non sono riuscita a impedire la fustigazione di quegli uomini, ma posso impedire che venga sparso del sangue per un insulto.
Lui indugia su di lei, sulla colatura brunita che le sfigura il bel viso, e si fa persuadere, ripiega il braccio che avrebbe stirato per levarla da terra. Rüdiger assiste stupefatto al suo graduale cedimento, assumendo via via un'espressione altera. Si raggrinzisce come un'albicocca disidrata, svelando le sue carte.
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Unsere Schatten - Le nostre ombre
Historical Fiction[EX CANONE INVERSO - BEHIND ENEMY LINES] Estate, 1942. Alle porte di Auschwitz-Birkenau una ragazzina corre a perdifiato, cercando di sfuggire al suo destino. Cade dal suo scranno dorato; non sa nulla del mondo, tanto più dei bui anni quaranta, un...