Il confine

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“Sebbene stelle mai  come stelle in questa vita esploderemo” 

Grida. 

L'ultimo ricordo che avrò della sua voce saranno le grida e gli insulti.

Non saranno i lineamenti perfettamente disegnati né i suoi grandi, enormi occhi dalle mille sfumature di rosso che dimenticherò.
I lisci capelli color lavanda e ametista e le sue labbra carnose, rosa come i petali di Sakura, non temono l'oblio.

Esistono le foto per i tratti fisici; fermi in un tempo, un giorno, un istante di apparente felicità che scelsi di immortalare e che potrò decidere di ricordare a comando.
Basterà scorrere nella cartella camera roll del mio telefonino – smartphone come lo chiamano tutti-. 
Per me è una piccola scatola che contiene la mia utopia.
Saranno sufficienti un paio di tap con il pollice e mi ritroverò in un momento del passato che desidero rivivere, ricordare la sensazione di un abbraccio, il colore del cielo e dei suoi abiti, persino la temperatura che segnava quel giorno.

Ma la voce no. 

Pensavo a questo mentre camminavo tra Osteria del Curato e via del Casale Ferranti. 
Avanti e indietro tra il Lidl e casa, andata e ritorno, decine di volte come fossi intrappolato in un labirinto per cavie da laboratorio.
Sapevo dove volevo andare, ma non potevo andarci. Così mettevo un piede davanti all'altro automaticamente, senza essere presente, senza sapere dove mi trovassi. 
Non vedevo la strada. Tutto era offuscato dai pensieri e sfocato dalle lacrime. 

Forse avrei dovuto indossare almeno la felpa.
Uscire di notte, in un freddo 15 Ottobre, indossando una maglietta a maniche corte e pantaloni del pigiama non era stata un'ottima idea, ma riflessioni del genere sono per le persone lucide.

"La gente lucida non pensa più a niente."

Mi tornò alla mente quel verso di una canzone dei Verdena.

Ricordo che mi appoggiai al muro di cinta di una villetta prima di scivolare lentamente a terra con le ginocchia piegate sul petto.
Singhiozzando bestemmiai Dio e il nome di lei: Marika. 

Bestemmiai me prima di prendere una decisione importante.

Raccolsi un po' delle energie rimaste e, raggiunta via Tuscolana, attesi.

Basta un passo.

Ricordo le luci accecanti venirmi incontro e poi...

“Last night I had a dream about you.”

Quella mattina del 16 Ottobre la radiosveglia passava i Daft Punk.

Ci misi un po' a riprendere conoscenza; avevo la sensazione di essere andato a dormire tardi ma non ricordavo cosa avessi fatto la sera prima. 

Mi risuonavano in testa solo le grida di Marika. 

Il resto era così confuso. Forse ho esagerato con lo Xanax. 

Sul tavolo in cucina trovai un biglietto della mia coinquilina, una cantante lirica cinese con una voce meravigliosa: “Nella macinetta c'è del caffè. Buonjorno.” 

Ignorai il fatto che fosse ormai freddo e lo bevvi senza esitare.

Rientrato in camera accesi una sigaretta e rimasi sdraiato a osservare la spirale di fumo che saliva al soffitto, tenendo il dorso della mano poggiato alla fronte.

I figli dei vicini erano già fin troppo energici per i miei gusti ma resistetti all'impulso di alzare la serranda e gridargli di smetterla. 

Avevo altro a cui pensare, superare quel difficile momento perché lavorare in cucina depressi o distratti, non è possibile. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15, 2021 ⏰

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