capitolo uno

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Cominciò un'altra monotona giornata a Nooldwears, più precisamente nella fazione degli Aetset. Nooldwears è il luogo in cui sono nata. È diviso in quattro fazioni: Aetset, Taunnou,Vapererim e Onnrevi. Gli uomini hanno anagrammato i nostri nomi trasformandoli in stagioni, estate, autunno, primavera e inverno. Nooldwears è un'enorme isola circondata dal mare, al centro c'è un immenso lago dove cresce dall'inizio dei tempi il Grande Albero.
Noi Mijeph siamo delle creature alate, abbiamo un corpo umano ma l'unico particolare che ci differenzia dagli uomini sono le nostre enormi ali. L'umanità ci ha molte volte paragonato agli angeli, noi custodiamo l'umanità ma non seguiamo gli ordini di nessuno. La razza umana è un argomento che mi ha sempre incuriosito, ho cercato in tutta Aetset ma non sono mai riuscita a trovare una fonte sufficientemente attendibile, ma la mia curiosità non si è spenta e non si spengerà mai. Io tra tutte le fazioni sono nata ad Aetset, avrei dato di tutto per andarmene da quel posto arido e assolato.
Sae, il nostro immenso mare, era calmo, le sue onde si infrangevano contro i pali di legno di palma che sostenevano la nostra casa. Il suo profumo salmastro mi rilassava e mi faceva scappare dall'universo in cui sono nata. L'alba è la parte della giornata che più preferisco, si sente solamente il continuo flusso dell'oceano e lontano si possono solamente intravedere i sottili raggi di quell'enorme sfera calda che è il Sole. Quello era l'ultimo istante della notte. Il sole era dolce e premuroso, non arrogante, crudele e forte come nel resto della giornata. Perché si qui, ad Aestet non esiste giorno senza sole, non esiste giorno con pioggia, neve, nebbia... Oh! Quando invidio le altre fazioni per questo! La candida e soffice neve degli Onnrevi, i forti temporali dei Taunnou e la nebbia grigiastra di Vaparerin.
<<Leila? Sei qui? Cosa ci fai ancora così?! Entra subito e preparati! Gli altri non ti aspetteranno!>>
Solo mia madre può distruggere una giornata con qualche frase. La seguii di malavoglia. Quel giorno i miei coetanei organizzarono un'altra "indimenticabile" festa. Chissà come continuavano a invitarmi, visto che la maggior parte delle volte declinavo l'invito, con qualsiasi scusa riuscissi a inventarmi al momento. Peccato che questa volta l'invito arrivò tra le mani di mia mamma, la quale ovviamente non si fece problemi ad accettare.
Mi preparavo già per una noiosa giornata da trascorrere sulla spiaggia.
<<Potrei fingere di essermi persa e non andarci>> borbottai.
L'occhiataccia che mi lanciò mia madre mise fine a tutte le possibilità che avevo di dare buca, come mio solito, agli altri Mijeph. Presi un paio di pantaloncini sgualciti e una maglia, ci andavo obbligata, ci mancava pure che cercassi di fare colpo su qualche ragazzo con un abito.
<<Dove pensi di andare vestita in questo modo? Sembri uno spaventapasseri! Ora muoviti che ti darò io qualcosa da mettere>> mamma mi prese e mi diede un abito corto di seta oro. <<Indossa questo>>.
La guardai scocciata <<Se oggi cercherai di essere carina, potrai andare a trovare Raissa domani>>.
Presi l'abito di corsa e andai a cambiarmi. Sarei andata da Raissa, a costo di partecipare a una ridicola festa in spiaggia. Mi cambiai in fretta e andai da mia madre per un'ultimo controllo, lei come ogni volta che indossavo qualcosa di diverso da pantaloni e maglie, si mise a piangere commossa.
<<Sei bellissima Leila! Se oggi nessun Mijeph si innamorerà di te vuol dire che ha la sabbia di Aete al posto del cervello.>>
Oltre ad un abito dovevo tenere i capelli sciolti, mia mamma non capiva perché mi ostinassi a legarli, una volta le chiesi di tagliarli <<Hanno lo stesso colore dei campi di grano, sembrano oro appena fuso, non pensarci nemmeno>>.
"Domani andrò da Raissa" mi dissi, lasciando che Trind Silkpure, mia mamma, mi sistemasse i capelli.
Salutai mia madre e uscii di casa, spalancai le mie grandi ali color avorio e mi diressi verso la spiaggia di Rocsia, dove si sarebbe tenuta la "magnifica" festa.
Volare. Guardare in basso e vedere tutto, sentire quel poco di vento che c'è ad Aetset. Volare mi rende libera, non c'è nessuno che mi ferma. È una sensazione unica, è assolutamente speciale. Mi godei quell'attimo di fuga e scesi in picchiata.
Devo ammettere che Joseph Searoar aveva stile. Sarà anche uno dei Mijeph più arroganti ed egocentrici della storia, ma questo era un punto a suo favore. C'erano tavolini di vetro sparsi su tutta la spiaggia, come sedie erano state usate delle foglie di palma sostenute da rami della medesima pianta. Fra i posti a sedere un ruscello incantato scorreva portando bevande e cibo; la ciliegina sulla torta era però la scogliera. Tutti i tavoli si affacciavano sul mare che brillava al sole come le stelle nel cielo. Nonostante la bellezza di questo posto mi ricordai che avrei dovuto trascorrere tutta la giornata con quelle oche delle Aetsete, che pensavano solo a conquistare i ragazzi Aetseti, i quali avevano come unico scopo trovare una ragazza carina e tenersela vicina il più possibile.
"Fallo per Raissa" mi dissi. Feci un respiro profondo e mi diressi verso Joseph, il Mijeph più ambito dalle Aetsete, biondo, alto e con gli occhi azzurri, che mi fissava con sguardo compiaciuto.

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