Sono stremata. Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio. Non ho dormito al pensiero che Can sia tornato, ma non per me. Non ho dormito al pensiero che Can sia qui. Non ho dormito al pensiero che Can andrà via di nuovo. Ho passato l'intera notte seduta a questo tavolo, lasciando fluire le lacrime fino ad esaurirle. È sorta l'alba, e ricompongo i miei pezzi per affrontare quella che si prospetta essere una nuova giornata per niente facile. È giorno di mercato per la tenuta, e bisognerà caricare la merce per mandarla alla vendita. Mi alzo indolenzita dalla sedia e mi reco in camera. Mi svesto, lasciando sul pavimento i miei indumenti e mi rifugio sotto il getto dell'acqua calda cercando conforto. Un'ora dopo, sono pronta per affrontare quello che mi aspetta.
Cammino in punta di piedi davanti la camera del Signor Aziz, non so se sia sveglio, ma mi dico che è meglio non rischiare e fare silenzio. Esco di casa con il sole ormai sorto del tutto, e mi dirigo verso il parcheggio, dove so che sono pronte le casse per essere caricate e spedite. «Sanem!». La voce di Denize richiama la mia attenzione. «Denize, giusto in tempo! Dammi una mano!» dico alla mia amica. Lei senza farselo ripetere, corre in mio soccorso. «Allora, trascorso una giornata tranquilla ieri?» mi chiede. Mi fermo con la cassa tra le mani, e la osservo. «Can è qui». È tutto ciò che riesco a dirle. «Cosa? Cosa vuol dire "Can è qui"? Che significa?». Osservo Denize guardarsi intorno, come se si aspettasse vederlo spuntare da qualche angolo all'improvviso. Mi faccio coraggio e inizio a spiegarle ogni cosa. Le dico di Aziz, di Can che è qui per suo padre, le dico che il Signor Aziz resterà alla tenuta fin quando non starà meglio, e che con lui anche suo figlio. «Agnellino mio, ti chiedo una cosa. Sei impazzita per caso?» mi dice, passandomi uno scatolone da caricare. «Mi chiedi questo come amica o come terapista?» chiedo. «La domanda non cambia affatto, la domanda è comunque la stessa! Non ci sono stata per un giorno, un solo giorno e tu hai detto a quell'uomo che poteva rimanere Sanem. Perché essendo in una condizione del genere hai permesso a quella persona di rimanere? Non capisco Sanem, perché non hai pensato a te stessa in una condizione del genere?». Ascolto Denize, e so che ha ragione, avrei dovuto rifiutare la richiesta del signor Aziz quando mi ha chiesto di restare. «Te lo sto dicendo da amica, perché se te lo dicessi come psicologa, allora dovrei incoraggiarti a riaprire le tue ferite» mi dice, ed io rifletto. Provo a giustificare le mie azioni. «Voleva vedere suo padre, non ho potuto dir niente. Cosa dovevo dirgli?». Denize mi osserva cercando di capire il mio punto di vista, e quel breve silenzio viene interrotto dall'inconfondibile risata di Muzo. Mi volto e lo vedo arrivare dall'orto con in mano un'altra cassa colma di verdure fresche. Ci dice allegramente di sbrigarci, e continua a ridere. Non capisco cos'abbia da ridere. Mi da le spalle ed è in quel momento che lo vedo arrivare.
Can, si avvicina a noi lentamente. Lo osservo, per un attimo e distolgo lo sguardo ripetutamente, poi mi faccio coraggio ricordando che con me c'è Denize e dopo un'occhiata alla mia amica che mostra il suo volto preoccupato, alzo lo sguardo su di lui. Voglio dimostrarle che posso farcela. Provo a fingere indifferenza. Lui mi guarda, senza mai distogliere i suoi occhi dal mio volto. «Vuoi che ti dia una mano?» mi chiede tranquillo. Mi perdo nei suoi occhi, come accadeva in un tempo ormai lontano. «No. Ecco.. No, grazie» dico, ed è tutto ciò che mi sento di dire. Denize interviene, cercando di aiutarmi, e dice a Can che non c'è bisogno del suo aiuto, in quanto c'è già chi ci aiuterà. Lui osserva Denize per un breve attimo, poi il suo sguardo torna a piantarsi su di me, e il mio cuore accelera. Denize continua a parlare, dicendo che ci sono degli schemi precisi che funzionano perfettamente. Osservo Can distogliere ancora lo sguardo e guardare Denize, e per un secondo mi appare infastidito. Denize mi chiede se sia vero ciò che ha appena detto, ed io confermo le sue parole, staccando i miei occhi da quelli di Can. Sento i miei occhi sollevarsi dal volto di Denize e tornare al suo volto, che attrae il mio sguardo, come una calamita. Ci osserviamo per qualche secondo, e sento tanta confusione dentro me. «Se non ti dispiace, andrò a vedere mio padre» mi dice, e dal suo tono capisco che anche lui, come me è a disagio. «No, non ci sono problemi» rispondo, cercando con tutte le mie forze di mantenere lo stesso tono di distacco. Lui annuisce, ed io distolgo lo sguardo dal suo volto. Va via, e lo osservo, ammirando dopo tanto tempo la sua figura. Le sue spalle larghe e muscolose, le sue braccia forti, il suo corpo statuario. La sua falcata sicura, i capelli lunghi e ribelli. Can era diventato un uomo ancora più bello di quanto ricordassi. Mi desto solo quando sento dolore ad un fianco, e voltandomi capisco che Denize mi ha appena dato una gomitata. «Non ho detto che è più bello!» dico sovrappensiero, e gli occhi di Denize si sgranano e si piantano sul mio volto.
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GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)
FanficCosa succede a due anime quando, a causa di una tempesta, sono state costrette a dividersi? Può un amore, che sembrava fosse inossidabile, sopravvivere ad una separazione di un anno? "Vai via" "Addio" La storia di Can e Sanem riparte da qui. Nuovi...