Capitolo 13

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Fu svegliato qualche ora dopo dal rumore di un'auto che si avvicinava, guardò fuori attraverso le persiane socchiuse, era pomeriggio inoltrato, possibile che la polizia lo avesse trovato? Dal punto dove si trovava poteva vedere bene il cancello d'accesso al ponte e tutta la parte anteriore dell'isola, compresa una parte del piazzale antistante la villa. L'auto dai vetri scuri si fermò davanti al cancello, il conducente parlò un attimo con il guardiano che gli aprì il cancello poi, dopo che l'auto era passata, si affrettò a richiuderlo e riatterversò il ponte per tornare verso l'edificio.
"Sei arrivata finalmente." pensò, poi uscì furtivamente dalla casupola, attraversò la strada correndo, scavalcò il parapetto e si mosse velocemente verso il ponte, nascondendosi dietro gli alberi e i cespugli lungo il pendio, scendendo verso il lago man mano che si avvicinava. Arrivato al ponte entrò nell'acqua gelida e nuotò verso l'isola nascondendosi sotto di esso ogni volta che poteva. Giunto vicino l'isola, nuotò lungo la massicciata fino ad arrivare al porticciolo, si arrampicò, scavalcò il muretto e cominciò a correre per raggiungere la stanza indicatagli dall'amica della madre la sera prima mentre si rivestiva dopo averci fatto sesso. Sorrise a quel ricordo.
La donna era la sua amante da quando lui aveva compiuto 15 anni. Lo aveva sorpreso un pomeriggio in camera sua a guardare un porno e a masturbarsi ma, invece di rimproverarlo e avvertire sua madre, aveva chiuso la porta dietro di sé e lo aveva iniziato ai piaceri del sesso. Da quel giorno si erano appartati innumerevoli volte. Gli piaceva intrattenersi con lei perché gli dava molta soddisfazione a letto, ma sapeva che se sua madre lo avesse scoperto sarebbero stati guai seri per entrambi.

Inizio flashback.

La donna, mentre si rivestiva, gli disse che aveva telefonato alla figliastra chiedendole aiuto, ma lei si era rifiutata di farlo e di dirle qualunque cosa. Allora aveva deciso di andare direttamente alla villa con un portabiti e, all'ignara cameriera che le aveva aperto, disse di essere lì per consegnare uno dei nuovi vestiti ordinati dalla proprietaria. Quando la cameriera le disse di lasciarglielo perché ci avrebbe pensato lei a consegnarlo, la donna rispose che la proprietaria le aveva espressamente ordinato di lasciarglielo di persona in camera e che non voleva trasgredire l'ordine in quanto la proprietaria era una persona molto esigente. La giovane cameriera le aveva creduto e l'aveva guidata fino alla camera, mentre camminavano le chiese se per caso sapesse a che ora sarebbe arrivata la proprietaria perché voleva parlarle degli altri abiti che doveva portarle. La cameriera le rispose che sarebbe arrivata nella tarda mattinata del giorno dopo e che, di conseguenza, poteva portarglieli il giorno dopo. La donna ringraziò la cameriera e, dopo essere tornate all'entrata, la salutò e se ne andò.

Fine flashback.

Mentre si arrampicava sulle rocce che fiancheggiavano la scalinata, Chen pensò che si sarebbe vendicato anche di quella piccola traditrice. Era a metà salita quando sentì arrivare un elicottero.
"Sei più furba di quel che credevo." pensò. Si guardò intorno per vedere dove fosse atterrato l'elicottero, ma dal punto in cui era non riusciva a vederlo. Valutò l'idea di aggredirla all'aperto, ma si rese conto che sicuramente non sarebbe stata sola, quindi cercò un riparo per non farsi vedere e dopo quella che gli sembrò un'eternità, riprese a salire velocemente fino a raggiungere il balcone della stanza di Egea.

La ragazza nel vederlo cercò di chiudere la portafinestra, ma lui la spalancò con una spallata violenta, facendo sbattere i battenti contro il muro.

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Egea cominciò ad avvertire un po' di mal di testa, tutta quella storia le sembrava inverosimile. Si alzò dalla sedia e disse che sarebbe andata a riposare un po'. Jin, Ji-won ed il tenente si alzarono a loro volta per accompagnarla. Quando lei cercò di protestare dicendo che non ce n'era bisogno, suo nonno intervenne
"Bambina mia, con quel pazzo criminale ancora libero è meglio essere prudenti." le disse e lei, anche se controvoglia, si arrese.
Uscendo dallo studio incontrarono Nam, Felix e tutti gli altri che si guardavano attorno stupiti e meravigliati, sembravano turisti in un museo. Tae fu il primo a vederla e le corse incontro. "Egea! Eravamo convinti che avessi ereditato una villa, non un castello!" le disse con finto tono di rimprovero.
"È magnifico!" disse Nam.
"È splendido!" esclamò Felix. Ognuno dei ragazzi voleva dire la sua sul castello.
"Non ditemi che avete passato tutta la giornata a girare per la villa?" chiese stupita.
"Castello, vorrai dire." la corresse Yoongi.
"Sì!" rispose Kookie.
"Ci manca solo l'ala ovest dove c'è la tua stanza e il giardino!" disse Jinhwan.
"Voi siete matti!" disse Egea ridendo.
"Io ho fatto molte foto e le ho mandate a mia madre. Mi ha detto che vorrebbe venire qui in vacanza un paio di settimane." disse Bang-Chan.
"Cosa?" Egea era sbigottita.
"Le ho risposto che te lo avrei chiesto e le avrei fatto sapere." rispose Bang-Chan.
"Sul serio Egea, questo castello è davvero magnifico, perché non lo apri al pubblico e non organizzi feste e ricevimenti?" chiese Felix.
"Quando il nonno era vivo lo facevamo." rispose.
"Perché hai smesso?" chiese Hobi.
"Perché il castello ha bisogno di una profonda e radicale ristrutturazione e, come ben sai Hobi, ho scoperto di aver ereditato una fortuna solo da pochi mesi."
"Quindi vuoi farlo ristrutturare?" chiese Han.
"Sì, spero di trovare una ditta edile che lo ristrutturi mantenendone l'aspetto attuale, ma soprattutto voglio vedere se è possibile installare dei pannelli solari e delle pale eoliche per renderlo autosufficiente ed ecosostenibile." rispose.
"Ti costerà una fortuna la ristrutturazione del castello." osservò Jun-Hoe.
"Non voglio ristrutturare solo il castello, ma anche tutti gli edifici che sono sull'isola, a partire dal porticciolo, fino ad arrivare al vecchio mulino che si trova sulla costa di fronte la punta nord dell'isola."
"Ma Egea, ti rendi conto della mole di lavoro che comporterà ristruttutarlo?" osservò Ji-won.
"Sì ma è necessario. Vorrei mettere anche dei piccoli mulini ad acqua nella zona della rimessa per le barche e dell'hangar per l'elicottero."
"Hai un elicottero?" chiese Jimin, che era uscito dallo studio attirato dalle loro voci.
"No, ma pensavo di comprarne uno e se è possibile vorrei creare anche una pista di atterraggio per piccoli aerei."
"E magari comprare un aereo e costruire un nuovo hangar dove sistemarlo." osservò Jin.
"A dire il vero non ci avevo pensato, ma potrebbe essere un'idea. La signora Lee mi ha detto che più tardi verrà qui il sindaco e proverò a chiedere se è possibile farlo, senza deturpare il paesaggio ovviamente."
"Perché ho la netta sensazione che tu ci stia prendendo in giro riguardo la pista di atterraggio e l'aereo?" chiese B.I.
"Ma la tua non è una sensazione!" rispose lei ridendo.
"Egea tu sei tutta matta." disse Jimin.
"Sono tua cugina, non vedo di che ti lamenti!" osservò lei e tutti scoppiarono a ridere.
"Comunque la tua idea di ristrutturare tutto è fantastica." disse B.I.
"Grazie. Piuttosto come avete trovato le vostre stanze? Erano fredde?"
"No, no. Erano belle calde." disse Yoongi e tutti concordarono con lui.
"Ma tu stavi evidentemente andando da qualche parte, scusaci se ti abbiamo bloccata." osservò Tae.
"Non preoccuparti Tae, stavo solo andando a prendere una cosa che ho scordato in camera e loro mi stavano accompagnando per paura che mi perdessi." disse indicando Jin, Ji-won ed il tenente.
"O forse temono che quel pazzo criminale possa trovare il modo di arrivare fin qui. E fanno bene." disse Nam.
"Beh, visto che ci siamo incontrati venite con noi, così finite di visitare il castello. Ma se mi fate arrabbiare vi rinchiudo nella torre." disse Egea.
Scoppiarono tutti a ridere e si incamminarono verso l'ala ovest. Subito raggiunti e superati da Yeontan che andava ad annusare da tutte le parti con loro grande divertimento.
Jimin aveva deciso di restare con i nonni, il fratello ed i genitori.
"Perché non sei andato con loro?" gli chiese la madre.
"Non mi andava." rispose.
"Cos'hai figliolo?" gli chiese il padre.
"Non riesco a credere che il commissario sia il padre di Ji-won ed Egea. Ji-won ha avuto la possibilità di avere la zia al suo fianco, ma Egea... Lei ha sofferto tanto per essere cresciuta senza genitori, anche se non lo ha mai dato a vedere. Ha sempre creduto di non avere nessun altro a parte il nonno." disse jimin mestamente.
"Jimin non devi essere così triste per tua cugina, ora ha noi, ha suo fratello e tanti amici che le vogliono bene e che sono pronti ad aiutarla e proteggerla." gli disse la nonna.
"Tua nonna ha ragione, Egea ora non è più sola e questo deve essere motivo di gioia non di tristezza." intervenne il nonno.
"Sì lo so, ma questo non toglie il fatto che suo padre non si è fatti vivo per anni! Perché non li ha cercati? Perché quando è venuto a casa nostra a dicembre ha ignorato Bobby? Perché non lo ha abbracciato e confortato? Perché è così freddo e distante con loro? Perché non è mai venuto in ospedale a trovare Egea? Perché?" chiese Jimin con tono triste.
"Hai sentito il tenente Kurosawa, ha avuto un brutto incidente che gli ha causato la perdita della memoria." rispose suo fratello.
"Ma i nostri cugini hanno il diritto di riabbracciare il padre! E lui quel diritto glielo ha negato! Non ha mai cercato di recuperare la memoria! Non ha mai cercato di ricordarli!" esclamò Jimin con le lacrime agli occhi, si alzò, si diresse correndo verso la porta e sbattè contro una figura che era comparsa sulla soglia. Alzò la testa e si ritrovò a guardare negli occhi suo zio, quello zio che credeva morto da 22 anni.

Un amore venuto da OvestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora