Capitolo 13

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 CAN

Mi ci vollero un paio di settimane per organizzare quella uscita.

Oltre a tutta l'attrezzatura necessaria per girare gli spot, ci servivano anche tende da campeggio, sacchi a pelo e fornelli da campo, oltre, naturalmente, a delle provviste. Nei pressi del massiccio del Dedegol, infatti, non c'erano alberghi dove pernottare, al massimo avremmo potuto trovare dei rifugi.

Le previsioni meteo, per fortuna, erano favorevoli, così speravo di riuscire a tornare ad Istanbul prima del previsto.

Sanem aveva accettato di lasciarmi andare, ma sapevo che non era contenta, anche se non ne capivo la reale ragione. Non si trattava di gelosia, o, almeno, non era solo quella. Piuttosto sospettavo che temesse che io non tornassi da lei. Ma si sbagliava!

Ogni tanto mi chiedevo per quanto tempo ancora i miei errori l'avrebbero perseguitata rendendola così insicura e cosa potevo fare per farle capire che mai, mai più l'avrei abbandonata!

Arrivò il giorno della partenza.

Mi alzai presto e mi preparai. Andai nella cameretta di Kerem, che ancora dormiva profondamente e dedicai alcuni minuti ad osservarlo.

Aveva un'espressione così serena ed innocente che quasi mi commossi. Mi chinai su di lui e lo baciai sulla nuca, poi andai da Sanem, che nel frattempo si era alzata e mi aspettava all'ingresso.

La strinsi tra le braccia e le sussurrai tra i capelli che l'amavo.

" Anch'io ti amo Can, ti amo tanto, lo sai" disse accarezzandomi il viso, poi mi prese la mano, ne baciò il palmo e la portò all'altezza del suo cuore.

"Lo senti? Lo senti come batte?" mormorò "sei tu che lo fai battere così...Vai, fai quello che devi e poi torna da me, da noi" aggiunse spostando la mia mano sul suo ventre.

Solo tempo dopo avrei capito cosa voleva dirmi con quel gesto.

Arrivammo a destinazione il giorno successivo. Eravamo in tutto una decina: io, Ayca, un paio di modelli, una truccatrice, una costumista, un cameraman ed un paio di ragazzi tuttofare della Friki Harika. Montammo le tende e poi ci riunimmo per discutere gli ultimi dettagli della campagna che sarebbe iniziata l'indomani.

All'alba avremmo scattato le prime foto, perché i colori che regala il sole al suo risveglio sono, a mio parere unici, poi avremmo proseguito con gli spot veri e propri.

Il primo lo avremmo girato presso il massiccio del Dedegol e ci saremmo focalizzati sui capi d'abbigliamento tecnici, mentre quelli successivi avevano l'obiettivo di mettere in risalto l'attrezzatura tipica dell'arrampicata, come le corde, le imbragature, gli elmetti e così via.

Per questo avevo pensato di impegnare i modelli, che erano anche discreti alpinisti, in piccole scalate.

Man mano che ci avvicinavamo ai piedi della montagna la mia eccitazione aumentava. Ne sentivo il richiamo, come il marinaio sente il richiamo della sirena.

Il desiderio di sfidare e testare i miei limiti, di mettermi alla prova irruppe in me in maniera incontrollabile. Non mi sentivo così da tanto, tanto tempo.

Ayca, che mi era accanto, se ne accorse e mi provocò dicendomi:" Dai Can perché domani non proviamo a raggiungere la vetta?" fu come buttare benzina sul fuoco.

"Perché no, sarebbe un bel modo di concludere la campagna" le risposi sorridendo.

Fortunatamente tutto si svolse senza incidenti e contrattempi e prima di sera avevamo portato a termine gli spot e scattato sufficienti fotografie.

Eravamo riuniti attorno al fuoco, dopo aver cenato, e stavamo raccontando aneddoti più o meno divertenti, quando Ayca mi chiese a cosa stessi pensando.

"A dir la verità a nulla di particolare" le risposi "sono soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto e credo proprio che ne verrà fuori un'ottima campagna pubblicitaria"

"Ti mancano Sanem ed il bambino?" insistette ancora lei.

La guardai "Dove vuoi arrivare Ayca?"ribattei con una nota di irritazione nella voce.

"Scusa, non volevo essere indiscreta...è che oggi ti ho visto così a tua agio, così nel tuo ambiente che mi sembravi tornato il "vecchio" Can, tutto qua" rispose.

Mi alzai senza dire altro e mi allontanai. Ayca aveva ragione. Quel giorno mi ero sentito bene e per la prima volta, da molto tempo, non era stata Sanem a dominare i miei pensieri.

VENT' ANNI DI NOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora