Chapter 1.

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Sto correndo velocemente, la serranda è quasi chiusa e lui è alle mie spalle. Corro senza sosta fino a perdere il fiato, salto e...

Drinn!

Drinn!

Drinn!

"Ho capito, ho capito!" - allungo una mano verso il comodino e con un colpo secco spengo quell'aggeggio infernale che mi urla: "fuori dal mondo dei sogni!". Mi giro ancora una volta nel letto ed alcuni raggi di sole riescono ad oltrepassare le cuciture delle finestre, arrivando sino ai miei occhi, segnando così, l'inizio di una nuova giornata.
Mi alzo e apro la grande finestra sulla sinistra così da far prendere aria alla stanza. Mi affaccio quanto basta per avere di fronte la mia splendida Los Angeles al mattino. "Buongiorno città degli angeli." - sorrido tra me e me e poi vado in bagno a fare una bella doccia.

Ho sempre amato la California, mi ci sono trasferita a 19 anni ed ora ne ho 25. Vi chiederete perché una ragazza così piccola abbia sentito la necessità di andare così lontano, di andare oltre oceano.
In realtà la risposta è più semplice di quanto si possa pensare: per tentare la fortuna.
Amo il mio paese, sono italiana nel sangue. Sono una di quelle che gesticola quando parla, che alza la voce se si arrabbia, che venera pasta e pizza e che va in giro per il mondo affermando che la cucina italiana non ha eguali. Purtroppo però, a quell'età l'Italia non era in grado di offrirmi ciò che cercavo, le possibilità di lavoro non erano molte oppure non erano adatte a me.
Così con un trolley stracolmo di vestiti e una migliore amica con la stessa voglia di scoprire il mondo, sono salita su quell'aereo e sono atterrata nel nuovo mondo scoperto da Cristoforo Colombo.

La schiuma ha ormai lasciato ogni centimetro della mia pelle, così esco da quell'abitacolo caldo e confortevole, avvolgo il corpo in un morbido accappatoio bianco e raccolgo i capelli in un asciugamano.
Torno in camera e dal cassetto prendo un intimo interamente bianco abbinato e dall'armadio sfilo un semplice pantalone della tuta nero con una maglietta grigia rigorosamente oversize.
Sciolgo i capelli e decido di non stressarli con l'esagerato calore del phon, ma lascio che si asciughino grazie alla calda aria della mattina.

Sbadigliando scendo in cucina e apro la dispensa, tiro fuori i miei amatissimi cereali al cioccolato e prendo il latte dal frigo.
Guardo in alto e sbuffo. Come ogni mattina mi alzo in punta di piedi e cerco di raggiungere il ripiano in cui c'è la ciotola che uso per fare colazione. "Oh andiamo" - corrugo la fronte e provo a spingermi più in alto con le gambe, un piccolo saltello e ci sono. Voilà. Anche oggi missione compiuta. Certe volte mi chiedo  come io faccia a mettere le cose così in alto se poi però non riesco a riprenderle.

Con questo dubbio esistenziale, verso i cereali nella ciotola e poi ci aggiungo il latte freddo, controllo il telefono e come al solito chiamo la mia migliore amica per svegliarla.

Tun. Tun. Tun. Puntuale come sempre, al terzo squillo sento un grosso sospiro lasciare le sue labbra.

"Buongiorno leoncino, si dorme bene nella savana?" - ridacchio leggermente e mando giù un altro cucchiaio di Krave.

"Oh si certo - sbadiglia - sopratutto se la sera prima hai litigato con il tuo fidanzato." - oh no ci risiamo.

"Che c'è, problemi in paradiso?" - in realtà di paradiso c'è ben poco. Loro due litigano ogni due per tre, ma d'altronde sarebbe strano il contrario. Nati entrambi sotto il segno dell'acquario, Harry ed Elisa non possono far altro che amarsi urlandosi contro. Io però mi diverto troppo durante i loro litigi.

"Ah, ah, ah, sempre molto divertente." - non siamo in videochiamata ma so per certo che ha appena fatto una smorfia davanti al telefono e si sia passata una mano sul viso per il sonno non ancora svanito. "Si comunque, un'altro attacco di gelosia dei suoi."

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