Capitolo 3 - Parte 1

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Macarena


Ho dormito male, continuavo a sognare Zulema che viene uccisa da quei bastardi. Credo che il dolore che porto dentro a causa della sua morte non svanirà mai, che lei mi mancherà ogni singolo giorno della mia vita, la sua assenza provocherà sempre un enorme vuoto dentro di me.

Sono felice però, la mia bambina a breve nascerà e so che Zulema vorrebbe questo per me. Altrimenti non mi avrebbe mai salvata, rinunciando alla sua vita. Si è sacrificata per me e devo provare a essere felice, lo devo a lei.

In questi giorni mi guardo spesso allo specchio e lo faccio anche ora. Mi spoglio rimanendo solo con l'intimo e osservo il mio corpo che sta cambiando. Guardo il mio pancione, lì c'è la mia bambina e non vedo l'ora di conoscerla.

Mi rivesto, devo andare a comprare un po' di cibo. Sono già sulla porta... Ho tutto? Chiavi sì, portafoglio sì, velo sì (in alcuni posti qui bisogna portarlo), dovrei avere tutto.

Oh cazzo.

Dal mio inguine scende acqua, molta acqua.

Ok, calma.

Calma Macarena, respira.

Si sono rotte le acque.

Sto per avere la mia bambina.

Prendo il telefono e chiamo subito Ismael che mi porta all'ospedale.


Dopo qualche ora di travaglio mi dicono che sono pronta per partorire.

Ecco.

Ci siamo.

Ci siamo, sta per nascere.

Non riesco a crederci.

Felicità e paura si mescolano nel mio cuore. Ho paura che faccia troppo male, ho paura di non riuscire a sopportare il dolore, ho paura di non farcela da sola, ma in fondo questa è solo la prima delle sfide che dovrò affrontare come mamma senza nessuno al mio fianco, nessuno tranne Yasmin.


"Spingi Macarena, spingi!" mi dice l'ostetrica.

"Non ce la faccio..."

"Più forte, dobbiamo aiutare questa bella bambina a uscire!"

"È troppo doloroso..."

Sto spingendo da molto tempo ormai, il dolore è intenso, forte, non riesco a sopportarlo. E la bambina non vuole saperne di uscire.

"Dai fallo per lei!"

È vero, devo farlo per lei. Improvvisamente trovo la forza e spingo, spingo, spingo ancora, urlando forte per buttare fuori il dolore. Sono esausta, ma non devo arrendermi. Tra poco sarà tutto finito e tra le mie braccia ci sarà mia figlia, la mia bambina.

Dopo qualche minuto un pianto acuto risuona nella stanza. È lei, è Yasmin.

Non posso descrivere ciò che provo, posso solo dire che ora la mia vita ha di nuovo senso, perché è lei il senso di tutto.

Mentre la stringo tra le mie braccia il dolore che ho provato negli ultimi mesi lascia spazio a qualcosa di più bello, a qualcosa di meraviglioso.

Sono una mamma e non c'è niente di più importante. Non riesco a smettere di guardarla, è bellissima.

"Hai visto che ci sei riuscita?" mi dice l'ostetrica che mi ha seguito durante il parto.

Sì, ci sono riuscita. L'ho aspettata, l'ho concepita nel momento sbagliato, con la persona sbagliata. Il padre biologico della bambina, il poliziotto che è stato ucciso, per me è stato solo una notte di sesso, attrazione fisica. Mi sono sentita molto in colpa perché lui voleva di più, sono io che l'ho rifiutato e poi è stato ucciso per essersi innamorato di me. Spero solo che possa perdonarmi, ovunque sia, spero che sia felice dell'amore che provo per nostra figlia.

Questa gravidanza è capitata nel momento peggiore della mia vita, nel momento in cui ho perso la persona che amavo: Zulema.

Quando ero piccola pensavo che avrei avuto una famiglia, un marito, un bambino, poi magari un altro, un cane, un giardino, i miei genitori e mio fratello che vengono a mangiare da noi la domenica.

E invece sono una mamma single, innamorata di una morta, in un paese sconosciuto. Non ho nessuno ad aiutarmi, questa bambina dipende solo da me e mi fa un po' paura tutta questa responsabilità.

Comunque, nonostante tutto questo, non potrei essere più felice e fiera della famiglia che ho, perché noi siamo già una famiglia. Lei è come un raggio di sole dopo una notte buia, è come l'arcobaleno dopo una tempesta. È minuscola, peserà tre chili o anche meno, ma è come se il lieve battito del suo cuoricino permettesse anche al mio di ricominciare a battere, ora sento che posso essere ancora felice.

Non so come descrivere tutto questo, so solo che lei è la cosa più bella che potesse capitarmi. Ora so che non è stato un errore combattere per lei e che, per quanto Zulema mi manchi ogni giorno,scappare con la mia bambina è stata la scelta più giusta. Se mi fossi fermata per restare accanto alla donna che amo lei sarebbe morta comunque, ma lo stesso destino sarebbe toccato a me e a Yasmin.

Non sono mai riuscita a perdonare Zulema per avermi fatto abortire molti anni fa, ma ora che tengo in braccio questa creatura meravigliosa e penso che è nata grazie al suo sacrificio finalmente trovo la pace e riesco a lasciarmi alle spalle quel passato così doloroso.

"Zulema, io ti perdono..." dico tra me e me.

"Grazie, grazie per averle permesso di nascere..." aggiungo sottovoce, come se lei potesse sentirmi.

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora