Sento suonare la sveglia, frustata e riluttante mi alzo dal letto e mi dirigo in bagno. Guardo la mia figura riflessa in quel dannatissimo specchio, delusa. Come ogni risveglio i miei capelli di un biondo cenere ricadono scombinati ben oltre le spalle, cerco in tutti i modi di addomesticarli, ma invano. Esasperata esamino la mia immagine, la solita ragazza con degli occhi di un verde smeraldo intenso, troppo piccoli per il suo viso, con delle immense occhiaie; riesco - per un tempo che mi sembra infinito - a domare i miei capelli facendoli ricadere in morbide onde lungo la mia schiena e soddistaffata di quel risultato, mi trucco giusto un po' con del mascara. Dopo una quindicina di minuti, esco dal bagno e cammino verso la mia piccola stanza -molto piccola - fornita di un letto da una piazza singola, una scrivania disordinata con fogli spari qua e là e un misero armadio, ma vivendo con la mia coinquilina Clarisse, questo luogo mi andava più che bene.
Apro l'armadio incantandomi per dei secondi per esaminarlo, cerco degli indumenti da indossare e optai per degli skinny jeans neri strappati sulle ginocchia da abbinare con una semplice camicia bianca, automaticamente prensi le mie adorate convers alte nere. Indossat velocemente questi vestiti, nuovamente mi guardo allo specchio. Non sono mai stata molto alta, ma neanche molto bassa, ci son sempre state delle curve nei punti giusti. Mi scosto un po' e prendo la mia giacca nera di pelle, appoggiata ordinatamente sulla sedia, la mia preferita.
Soddisfatta del mio look, prendo la mia borsa e mi avvio nella minuscola cucina dell'appartamento, trovando quella stronza della mia conquilina Clarisse, al bordo del tavolo intenzionata a sorseggiare il suo amato caffè, così mi avvicinoo alla caffettiera versandomene anch'io un goccio, nella mia tazzina preferita e mi accomodo accanto alla mia amica, su uno dei quattro sgabello. E' sempre stata una bellissima ragazza con occhi color nocciola tirati, capelli di un rosso mogano che le ricadono lisci e morbini fino al solco dei seni. Per me è la ragazza più bella del mondo, la conobbi quattro anni fa, quando incominciai il college, dal primo momento che ci rivolgemmo parola la trovai simpatica e solare. Frequentavamo gli stessi corsi, anche lei come me, studia lingue e ci prendemmo questo piccolo appartamento non distante dalla nostra università. Ed eccoci qui, due migliori amiche a sorseggiare un bel caffè alle 8:15 del mattino.
"Buongiorno Clar." dico con entusiasmo depositandole un casto bacio sulla guancia, che ricambia con un sorriso a trentadue denti.
"Buongiorno Amber! Come stai?" sorride radiosamente.
"Molto bene, e tu?"
"Anche, dai adesso andiamo, non vorrei arrivare in ritardo."
E' la solita, odia arrivare in ritardo per i corsi, come me d'altronde. Detto ciò, camminiamo verso la soglia della porta, chiudendola alle nostre spalle. Scendiamo di fretta le scale e raggiungiamo la mia macchina, non è molto sofisticata ma, per me è una gioia immensa averla, è una normalissima panda di un color prugna che mi regalò mia madre al mio diciottesimo compleanno, quanto mi manca, in questi giorni devo andarla a trovare, per sfortuna abita in Georgia, col suo nuovo marito, il terzo. Il primo matrimonio è stato con mio padre, James Jonson. Il loro matrimonio non andò per niente bene, così dopo molti anni, si lasciarono e mi sentii triste, sola contro il mondo. Purtroppo la loro vita di coppia non era tutta "rosa e fiori" come altri genitori, litigavano spesso, e quindi divorziarono, ma andavo a trovarli entrambi, non posso stare senza vederli, sono come un'ancora per me e non potevo avercela con loro per sempre, non era colpa loro se non andavano d'accordo.
Saliamo in macchina e ci avviamo verso l'istituto, chiacchierando di cose senza senso, questa è l'ultima settimana di studio, la settimana prossima avremo degli esami da svolgere, e ci trasferiremo entrambe a Seattle, abbiamo già incominciato a inviare i nostri curriculum per varie case editoriali, entrambe amiamo scrivere e leggere, quindi questa è una buona oppurtunità per noi. Mi piace chiacchierare con Clar è una persona molto intelligente, ma non troppo, sa' scherzare nei momenti giusti, e come me, controlla ogni cosa, sono la solita ragazza che non vuole fare ritardi a scuola, ma anch'io come altri della mia età amo divertirmi, leggere e scrivere, ma anche andare di tanto in tanto in qualche locale con la mia compagna.
Ben presto, arriviamo giusto in tempo affinché la campanella segnò l'entrata degli studenti in quel carcere. La New York University, immensa e sofisticata.
Mi sento tirare per un braccio, è Clar.
"Forza Am, entriamo, non voglio arrivare in ritardo proprio in quest'ultima settimana!" piagnucola trascinandomi dentro l'istituto.
Entrambe studiamo lingue, arrivate vicino ai nostri armadietti, guardo l'agenda per leggere quale corso ho per prima ora, letteratura, amo questa materia. Agguanto i libri dall'armadietto e lo chiudo di nuovo. Clar sfortunatamente oggi ha un corso diverso dal mio, quello di matematica, mi fa pena, quel professore è così monotono. Ci salutiamo con un abbraccio e prendiamo differenti corridoi. Arrivata davanti alla porta della mia aula, sospiro e entro. Guardo attorno come un falco in cerca della sua preda e scovo un banco vuoto in terz'ultima fila fiondandomi lì per poi sedermi. Gli altri studenti mi guardano torva, non sono un tipo molto socievole anzi, sono molto imbranata e appena noto che mi stanno fissando divento rossa in viso per la vergogna - dopo quattro anni passati qui, perché arrossisco ancora?
Le ore passano velocemente e senza che mi accorga di nulla, arriva finalmente l'ora di pranzo, ho una fame da lupi! Prendo il mio adorato compagno di viaggio, il mio latpop e lo dispongo ordinatamente nel mio zaino. Balzo fuori da una delle tante soffocanti aule e cammino verso la mensa. E' così monotono qui, studenti che si fumano una normale sigaretta mentre chiacchierano gesticolando animamente, alcuni che ascoltano musica, e altri invece, come me, si dirigono alla mensa.
Arrivata all'ingresso addocchio Clar, accompagnata da un ragazzo, si accorgono di me e sorridono radiosi, come una pazza uscita da un manicomio, corro velocemente nella loro direzione e avvolgo in caloroso abbraccio il mio amico Josh. Mi è mancato moltissimo in questa settimana, l'ha passata a casa, con i suoi conquilini poiché si ammalò.
"Ciao Josh! E' bello rivederti, passata la febbre?" dico stringendolo forte al mio misero corpicino.
-"Am, anche tu mi sei mancata molto ma adesso sto benissimo, dai entriamo, ho una fame da lupi." mi sorride massaggiando la sua pancia, che poi pancia non è ha. Annuisco affamata e entriamo tutti e tre insieme, in questo sproporzionato ambiente.
Io e Clar addocchiammo rapidamente un tavolo libero e ci sediamo occupando un posto per Josh. Dopo un po' arriva Josh, con in mano tre vassoi con il nostro pranzo, questi sono decorati con due miseri tost e un piatto di purè, divoriamo tutto in ben che non si dica.
"Ragazzi, avete scritto le vostre tesi?" domando cambiando argomento.
-"A me manca solo una pagina ed ho finito, voi invece?" risponde radioso Josh.
-"Io ho finito tutto, penso che aiuterò Clar a finire il suo, so che ancora non l'ha ancora terminato, la conosco troppo bene, giusto Clar?" la punzecchio col dito scoppiando in una fragorosa risata.
-"Ehi, ehi, ehi! Non è colpa mia se non ho ancora finito di scrivere la mia tesi! Non mi manca molto, e comunque Am, accetto il tuo aiuto!" sorride beffarda.
Aspetto con ansia il suono della campanella, che non tarda ad arrivare, ripongo tutto quello che ho sul banco nel mio zaino e aspetto che tutti escano dalla classe. Cinque minuti più tardi esco dall'istuto e noto con stupore che Josh e Clar mi stanno attendendo affianco alla mia macchina. Li faccio segno di salire e accompagnamo Josh a casa. Prima di entrare nell'imponente villa a due piani ci saluta con un cenno del capo. Arrivate nel nostro appartamento, Clar si getta a peso morto sul divano e la seguo a ruota.
"Am, riposiamoci un po', dopo mi aiuterai a finire quella maledetta tesi? Sto per diventare pazza." mormora mettendomi il broncio. Come posso rifiutare dopo quel tenero faccino?
-"Va bene Clar, adesso vado a riposarmi un po', dopo ti aiuterò promesso, non posso resistere quando metti il broncio, malipolatrice che non sei altro!" dico con un filo di ironia nella voce.
"Ti voglio bene, grazie amore." mi risponde dolcemente infilando le sue amate cuffie nelle orecchie. Mi alzo e mi dirigo nella mia camera chiudendo la porta alle mie spalle. Un giorno di riposo infondo, non mi farà male, dopo studierò, intendo uscire col massimo dei voti - perfettina come al solito - penso addormentandomi in un dolce sonno.
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☾never been hurts.
Fanfiction«Perchè non l’hai detto a nessuno?» «Nessuno l’aveva chiesto.»