Se non provi, non lo saprai mai

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Un ragazzo, passeggiando per un vialetto disperso nel verde di un parco isolato, fra i cinguettii degli uccellini e il fruscio delle foglie secche sugli alberi, si interrogava se rivelare ciò che sentiva per lei fosse la scelta più giusta da fare o se fosse più prudente lasciar stare.

Non aveva mai provato un sentimento simile prima. Mai.

Era strano per lui percepire quelle emozioni così intense e piene di passione, per le quali rasentava la follia che aveva sempre letto nei libri e mai compreso fino in fondo.

La vedeva tutti i giorni, eppure per lui non era abbastanza.

Perché le voleva parlare, ma era timoroso. E voleva che sorridesse per lui e con lui, ma a stento, quando i loro sguardi s'incrociavano per puro caso, riusciva a non arrossire.

Lui era uno spirito libero, aveva sempre fatto ciò che si sentiva, senza neanche pensarci una seconda volta.

Questa volta era diverso.

Per un giovane di quell'età l'amore è come un gioco, come un semplice svago - almeno così si dice.

Ma in lui qualcosa era cambiato.

Se lo sentiva nel petto, proprio sotto alla cassa toracica. Il cuore che pulsava. La chimica che creava una reazione del tutto nuova.

Era chimica? Amore, forse? E cos'è l'amore?

Ecco, un interrogatorio senza capo né coda. Un circolo perverso e vizioso da cui non riusciva proprio a uscire.

Calciando un semplice sassolino che lo aveva accompagnato per tutto il tragitto, non gli bastava porsi tutte quelle domande, certo che no. Pensava anche alle parole che le avrebbe detto se si fosse convinto ad aprirle il suo cuore confuso.

Ma se non lo avesse ricambiato? E se lei non avesse provato gli stessi sentimenti nei suoi confronti?

Altro che rossore sulle guance.

Avrebbe dovuto direttamente trasferirsi per mantenere la sua reputazione. O meglio, il suo orgoglio.

Aveva le gambe affaticate, ormai era da più di due ore che camminava senza sosta. Si rasserenò alla vista di una panchina di legno ormai rovinata in fondo al parco silenzioso e vuoto.

Forse non del tutto vuoto: un vecchio signore aveva già occupato la panchina adocchiata dal giovane. Stava fissando un bastone di legno scuro che teneva fra le mani, forse stanco degli anni che portava sulle spalle o non interamente soddisfatto della vita che aveva ormai quasi terminato.

Il ragazzo si accomodò accanto all'anziano, distendendo le gambe che sentiva indebolite. Rivolse lo sguardo verso il cielo illuminato dal sole lucente di quello splendido pomeriggio e, forse per i pesanti sospiri che di tanto in tanto faceva perso fra i suoi pensieri, attirò l'attenzione del signore.

"Qualche problema, ragazzo?" domandò il vecchio, continuando a fissare il bastone.

Dopo aver lanciato un'occhiata fugace al giovane e dopo aver notato la sua espressione, disse di nuovo: "Problemi di cuore, forse?"

Il ragazzo spostò lo sguardo verso il signore. Si guardarono entrambi negli occhi.

Un'immagine particolare se la si vuole mettere a fuoco: gli occhi di un ragazzo che non sa nulla di cosa la vita gli riserverà per il futuro, e quelli di un anziano signore che, al contrario, ha quasi completato il suo lungo percorso a ostacoli.

"Lei sicuramente ne sa più di me," continuò il giovane alzando la testa verso il cielo, che non smetteva mai di meravigliarlo.

"Diciamo che ne ho passate tante," si sentì rispondere dal signore.

Se non provi, non lo saprai maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora