Capitolo 22

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 SANEM

Miglioravo di giorno in giorno. Piano, piano recuperavo sempre più energia e non vedevo l'ora di poter tornare a casa, alla mia vita, con le bambine.

E' strano come, in certi momenti, ci manchi la normalità delle cose, quella stessa normalità che talvolta ci annoia.

Mi mancava Kerem, anche se Can me lo portava quotidianamente per una breve visita. Mi mancava uscire in giardino a sorseggiare il tè, stare seduta ad osservate le stelle e, soprattutto, mi mancava Can.

Nonostante fosse sempre premuroso ed attento ad ogni mia necessità, lo sentivo distante. Si occupava di me come si fa con una bambina, mentre io avrei voluto che mi trattasse come una donna. I suoi baci erano sempre frettolosi, a fior di labbra o sulla fronte, le sue carezze appena accennate e anche verso le bambine non manifestava un particolare trasporto.

Cercai, tuttavia, di non dare peso alla cosa, consapevole che anche per lui era stato un periodo difficile, ma, nonostante il tempo passasse ed io recuperassi in fretta, il suo atteggiamento non cambiava. Decisi, in ogni caso, di aspettare fino al mio ritorno a casa prima di affrontarlo, perché l'ospedale non era decisamente il luogo più adatto per simili discussioni.

CAN

Era una gioia vedere Sanem recuperare giorno dopo giorno il suo colorito, il suo appetito e, soprattutto, il suo carattere combattivo e ottimista.

Scalpitava per tornare a casa e riprendere la sua quotidianità. Era assetata di curiosità: voleva sapere cosa faceva Kerem durante il giorno, come procedeva il film e cosa succedeva in agenzia.

Io ero ben felice di rispondere a tutte le sue domande, sperando, così, di distrarla da me. Perché capivo che mi cercava, che voleva da me un contatto che io non avrei mai più potuto darle.

Aveva rischiato di morire per dare alla luce le mie bambine ed io non potevo più correre un simile pericolo. Non potevo rischiare di lasciarmi ancora andare con lei, dovevo starle lontano.

La stavo osservando mentre cullava Melek, che non ne voleva sapere di dormire, quando entrò il medico:" Buongiorno Sanem. Come si sente oggi?" chiese.

"Molto meglio dottore, grazie....Quando potrò tornare a casa?" rispose.

"Beh, ho controllato la sua cartella clinica e tutto procede per il meglio...per cui se lei se la sente potremmo dimetterla anche domani! Che ne dice?" disse il dottore.

Sanem mi guardò e sul suo viso comparve un enorme sorriso: "Dico che sarebbe fantastico!" rispose.

"D'accordo, allora, farò preparare tutta la documentazione necessaria...C'è una cosa, però, di cui vorrei parlare ad entrambi" continuò il medico, spostando lo sguardo da Sanem a me.

"Ci dica" lo incitai

"Ecco...sarebbe consigliabile evitare altre gravidanze...per la salute della signora.." spiegò.

Ci fu un attimo di silenzio. Fui io a romperlo. "Ho capito dottore...non si preoccupi" dissi.

"Bene...ora proseguo il mio giro di visite e vi lascio soli" si congedò il medico.

Guardai Sanem che ancora non aveva detto nulla e mi avvicinai a lei, seduta sul letto. Le presi le mani nelle mie e la costrinsi ad alzare il viso. Era rigato di lacrime. "Ehi.." le dissi "non fare così.. Abbiamo tre splendidi bambini Sanem. Cos'altro potremmo volere di più?"

"Hai ragione Can, lo so che hai ragione...ma dire ad una donna che non potrà più avere figli è come privarla della sua stessa natura.." mi rispose "però è vero, abbiamo Kerem, Melek e Gunes da crescere...e poi io ho te Can...non potrei desiderare nulla di più" concluse baciandomi dolcemente.                                                                                                                                                                                                        

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