Capitolo 3
POV Azalea
Sono stesa sul letto, distrutta. I miei occhi sono ancora lucidi ma non hanno più lacrime per piangere. Briar appoggia una mano sulla mia schiena e con l’altra mi offre un fazzoletto di carta. Intanto che mi soffio il naso e asciugo gli occhi, Briar prende dallo zaino di scuola uno specchietto e si guarda per bene:-Per fortuna non mi sono messa il mascara stamattina, se no ora sembrerei un panda.
Mi scappa un singhiozzo, come fosse un avanzo del lungo pianto. Briar chiude lo specchietto e lo rimette a posto, per poi continuare:-In fondo ce lo dovevamo aspettare, anche se era un dottore ti conosceva…e forse anche meglio di tutti gli altri.
-Cosa vuoi dire?- le chiedo.
-Dai, lo sai anche tu…non farmelo dire…anche se nessuna delle due lo vuole ammettere, noi sappiamo che tutti quei suicidi avvengono a causa tua.
-Vuoi dire che l’ho ucciso io? Secondo te è colpa mia?- senza accorgermene ho iniziato ad urlare.
-Beh, non la chiamerei proprio colpa, però il concetto è proprio quello…
-Cosa?- le grido addosso.
-È incredibile, non hai ancora capito che siamo la colpa di tutto quello che succede a noi e a chi ci sta intorno!- ora urla anche lei.
***
Sono uscita per prendere un po’ di aria fresca. Non la capisco proprio Briar quando fa così, quando prende le cose con leggerezza. Non si possono dare colpe a caso per disgrazie del genere. Sì, è strano che molte delle mie amicizie siano finite con un suicidio, ma non può essere colpa mia.
Quando avevo tre anni, il mio amichetto del cuore si chiamava Thomas ed è morto dopo un anno che lo conoscevo: aveva ingerito dei detergenti velenosi; questo fu solo il primo di una lunga serie.
L’ultimo è avvenuto ormai due mesi fa; non ero una grande amica di Markus, però avevamo le stesse classi di inglese e matematica, inoltre aveva l’armadietto accanto al mio. Nessuno mi ha mai voluto dire come è morto, forse per non peggiorare la grande depressione che avevo. Alla fine lo sono venuta a sapere grazie alle voci che circolavano a scuola: si era buttato giù da un ponte. Le voci erano molto confuse riguardo a dove fosse il ponte, ma non era in città di certo. La cosa più strana è che dicono che prima di andarsene avesse scritto una lettera nella dichiarava di amarmi e di spiarmi di nascosto.
Forse Briar aveva ragione
N.A.Ciaoooooooo, è da molto che non aggiorniamo (io e Rachele), e questo capitolo non è tra i più lunghi lol
*saluto veloce* *fuggono via*
-waitingpeterpan&Rachele (((:
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like pieces of glass ♥
Teen FictionQuesta sottospecie di racconto è stato creato a quattro mani con @rachelecimatti qui su wattpad ((: Dalla storia: Briar è la mia migliore amica, ci siamo conosciute nel centro psichiatrico di Georgetown, siamo arrivate lo stesso giorno e appena ci s...