Capitolo 15.1: Gocce d'Ambra

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Cammino verso casa accanto a Ygit, siamo entrambi silenziosi

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Cammino verso casa accanto a Ygit, siamo entrambi silenziosi. Sono completamente persa nei miei pensieri chiedendomi,  ancora una volta, quanto tempo mi resta da vivere prima che il mio cuore cessi di battere alla sua partenza. «Sanem, stai bene?» la voce di Ygit rompe il silenzio dei miei pensieri cogliendomi alla sprovvista. Mi volto verso di lui e lo guardo silenziosa. «Ti vedo turbata, e mi chiedevo se tu stia bene, o se ci sia qualcosa di cui tu voglia parlare» aggiunge notando il mio silenzio. Abbasso lo sguardo lasciando i miei occhi ad osservare i miei piedi e annuisco. «Si, sto bene Ygit» dico, ma mi rendo conto che la mia voce tradisce le mie parole, risuonando malinconica. Continuo a guardare dritto davanti a me, e con le dita stringo la cassetta delle vernici. Mi chiedo perché ci abbia fatto questo, perché mi abbia fatto tutto questo. Eppure nonostante ogni cosa, ogni cellula del mio corpo urla ancora il suo nome, sprigionandone solo amore. «Senti, avrei voluto chiedertelo qualche giorno fa» esordisce ancora una volta il mio amico. Lo guardo in volto, e la sua espressione è decisa. Non capisco cosa voglia chiedermi e cosi mi fermo per un attimo, e lui fa lo stesso: «Volevo dirti che se vuoi, possiamo trovarti un nuovo posto in cui vivere. Anche momentaneamente..» aggiunge, mentre i miei occhi si sgranano a quelle parole e le mie mani stringono con tutta la forza che posseggo quella cassetta di legno. «NO!» urlo sconvolta, interrompendo le sue parole, mentre Ygit mi guarda confuso rimanendone spiazzato. Mi rendo conto di essere stata precipitosa, e forse anche aggressiva nei suoi confronti e cosi provo a rimediare. «Volevo dire, no grazie Ygit.. amo questo posto, non serve cercarne un altro. Casa mia è questa. Non preoccuparti sto bene qui!» dico cercando di risultare quanto più convincente possibile. La sola idea di lasciare questo posto era già difficile e, con l'arrivo di Can, adesso è impossibile nonostante sappia che non resterà per sempre, come io vorrei. «Va bene Sanem, ma se dovessi cambiare idea, non esitare a chiedere aiuto, va bene?» risponde Ygit, per poi sorridermi rassicurante. Osservandolo in viso, noto che i suoi occhi non vengono contagiati da quel sorriso. Mi chiedo a cosa stia pensando, poi mi dico che non mi interessa. Sorrido in modo convincente a Ygit, e riprendiamo il cammino verso casa.

Appena entrata alla tenuta, sento arrivare una macchina, è quella di Emre. Con lui c'è anche mia madre e resto stupita da quella visita a sorpresa. Ma cosa ci fa qui? Mi ha chiamata poco fa... «Mamma?» dico non nascondendo il mio stupore. Mia madre scende dalla macchina di Emre e riesco ad accorgermi subito del suo umore. È arrabbiata e non lo nasconde e io non riesco a capire come mai sia in questo stato. Ma che le è successo?! penso mentre osservo i suoi occhi e i suoi gesti e mentre prende qualcosa tra le mani chiedendo ad Ygit di chiudere lo sportello. «Mamma cara!?» dico avvicinandomi per salutarla mentre tengo la mia scatola in mano, «questa si che è una bella sorpresa!» aggiungo mentre lei saluta Ygit e si incammina verso il giardino. «Dov'è lui? Dov'è? Eh? Dov'é?» mi dice alterata e io inizio a capire il motivo della sua visita. È qui per lui e vuole accertarsi che non mi dia fastidio e che non sia nei paraggi. «Lui è nel capanno, non verrà qui» interviene Ygit e io lo guardo. È un bravo ragazzo, gli voglio bene e mi è stato molto vicino in tutto quest'anno così difficile per me, ma quando parla di Can provo una strana sensazione; provo quasi fastidio quando Ygit parla di lui. Non dire niente Sanem, non adesso... Mia madre va spedita verso il giardino, tenendo in mano la teglia piena di cibo. La raggiungo accelerando il passo, mentre alle mie spalle spunta Emre che dice che potrebbe portare qualcosa da mangiare a suo fratello, perché conoscendolo sarà affamato, ma mia madre è furiosa a tal punto che non permette nemmeno ad Emre di portare da mangiare a Can. Ti prego mamma, non lo trattare così, per favore... vorrei dirle, ma non riesco a dire niente e per cambiare discorso dico a mia madre che riesco a sentire il profumo dei dolma. Non capisco mia madre, non capisco i suoi modi, è agitata ma cerco di non pensarci. Mia madre è a volte una persona sopra le righe e sono abituata ai suoi comportamenti. Sin da piccola ho assistito al suo umore altalenante e al suo sciopero della parola. Arriviamo in giardino e ci sediamo sul divano per mangiare, l'odore dei dolma mi è entrato nel naso e ora sono affamata, così dopo aver preso i dolma dalle mani di mia madre, inizio ad aprire la scatola mentre vedo mia madre che si appresta ad entrare per prendere da bere. È sempre più strana e la seguo con lo sguardo, ma poi dopo aver alzato le spalle e aver riso un po' sotto i baffi per la goffaggine di mia madre, inizio a mangiare con Ygit che di tanto in tanto sposta il suo sguardo su di me. Quando vedo Emre tornare in giardino, dopo essersi allontanato per rispondere al telefono, gli faccio spazio sul divano così che possa mangiare anche lui, poi mia madre torna con il succo di frutta. Parla a raffica, parla di una bevanda strana che beve mio cognato e poi all'improvviso, dopo essersi seduta, annuncia che sta andando via. Mia madre è sempre stata strana, ma oggi esagera mi dico tra me e me mentre sgrano gli occhi per cercare una spiegazione ad un comportamento così strano. Si alza di scatto dandomi il vassoio e io mi alzo subito dopo di lei chiedendo spiegazioni, ma dopo aver detto che ha visto tutto quello che doveva vedere, prende la sua borsa e a passo lungo se ne va. «Da qualcuno devo pur aver preso» dico ridendo mentre guardo Emre, che intanto mi saluta e segue mia madre.  Ultimato il pranzo, anche Ygit mi saluta e va via dicendomi che ci vedremo più tardi. 

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora