«Dov'è?»
Mi indicarono il bagno.
Corsi fino alla porta per poi farmi prendere dall'ansia prima di entrare, avevo il terrore di trovare Michael arrabbiato, deluso.
Bussai.
Lui aprì la porta.
«Hey...» azzardai.
«Hey, Little One!»
«C-Come va?»
«Bene, non mi ha fatto niente!»
«Bene?»
«Sì, cioè, ho lo zigomo un po' gonfio... ma ti giuro, bene.»
«Mettici un po' di ghiaccio, anzi vado a prendertelo.»
Uscii e mi sentii tutti gli occhi degli altri addosso ma non ci badai più di tanto, presi del ghiaccio dal secchiello, un fazzoletto e rientrai nel bagno.
«Dai, vieni qui.» quando poggiai il ghiaccio sul suo viso fece un'espressione di dolore.
«Non devi fingere con me.»
«No, sono serio n-»
«Michael...» lo guardai dritto negl'occhi per qualche secondo.
«È colpa mia.»
«No, non dirlo nemmeno.»
«Sì Michael, è colpa mia, lo sai meglio di me. Era il mio ragazzo, aveva provato a picchiare Sarah e io non l'ho fermato, avrei dovuto n-non so chiamare la polizia quella notte o-oppure-»
«Ma non potevi prevedere questo, no?»
«Non gli sei mai piaciuto, era geloso. E io sapevo anche questo. E comunque non ho fatto niente, di nuovo.»
«Poteva succedere a chiunque.»
«Poteva succedere a chiunque, ma non a te, non puoi permetterti di essere preso a pugni ed apparire in televisione o essere paparazzato con un occhio nero e doverlo coprire con del trucco e far creare degli ulteriori pettegolezzi solo perché io sono stata superficiale e imprudente.»
Sapeva che avevo ragione e non voleva ammetterlo, ma io ne ero consapevole.
«E quindi? Cosa dovrei fare, secondo te?»
«Ho minato la tua sicurezza. Dovresti essere arrabbiato, furioso con me, dovresti lasciarmi.»
«Ma vuoi smetterla?!» rise, per poi tornare serio quando si rese conto che io non stessi scherzando affatto.
«Seriamente?»
Annuii. Poi uscii dal bagno e Michael mi seguì.
Feci per dirigermi verso i miei effetti personali ma Michael mi fermò afferrandomi delicatamente un braccio e mi trascinò di nuovo lontano dagli altri.
«Puoi fermarti un secondo ad ascoltare quello che stai dicendo? Non devi mai, neanche per un secondo, pensare che una situazione come questa possa essere colpa tua! E cosa dovrebbe esserlo? Il fatto che lui sia pazzo? Il fatto che non abbia capito di doverti lasciar stare quando gli hai dato il benservito?»
«Il fatto è che tu sei meravigliosa, così tanto da farmi completamente innamorare di te e rendermi impossibile stare fuori da qualsiasi cosa ti riguardi. Credi davvero che avrei potuto starmene per conto mio a guardare quel mostro farti del male di nuovo?»
Alzai a fatica lo sguardo ad incontrare il suo; le sue ultime parole erano riuscite a fare breccia. Vacillai nella stabilità della decisione che si stava lentamente formando nella mia mente e cercai di sottrarmi al suo sguardo, rischiavo di cambiare idea e non potevo permettermi di essere debole al momento.
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•Falling In Love Wasn't My Plan•
Fanfic**IN CORSO** Cloe Isabella Willick è alla soglia dei suoi 21 anni quando lei e la sua migliore amica partono da Roma per tornare nella loro città natale, Los Angeles. Cloe scrive da quando era bambina e sogna di diventare cantante. Negli anni succes...