Capitolo 6 - La Pia Vergine

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Procedevamo in mezzo alla fitta e rumorosa folla che s'accalcava per il mercato di Brora, e Cil l'Alchimista era alla nostra guida, spintonando chi c'impediva il passaggio con la determinazione che sempre lo contraddistingueva.

«Secondo le mie informazioni» spiegò con voce alta, per sovrastare il brusio ch'era d'intorno, «il posto che cerchiamo è qui vicino, proprio nel centro della città. Nel più bello e sacro dei templi del mondo vive Selesta, la Pia Vergine, la Santa Donna cara agli Dei. Da ogni luogo pellegrini le portano doni e omaggi per ricevere gli infallibili oracoli che ella proferisce, ispirata direttamente dai Superni. Si narra che ella conti più di cinquecento anni, ma il suo corpo non invecchi e non deperisca mai.»

«Una bella fortuna,» commentai, mentre un garzone, spostando una grossa giara, quasi mi travolgeva, «non patire gli acciacchi della vecchiaia, e i morsi del tempo che avanza.»

«Dici giusto, mio caro Beno. Ed è stata proprio questa parte del racconto che mi ha colpito, essendo io oltremodo esperto circa gli incantamenti e le meraviglie del mondo. Tutti i pellegrini, nonostante abbiano fatto visita alla profetessa di Brora in epoche differenti, riportano nei loro appunti di viaggio la descrizione di una vistosa Collana con inciso uno strano simbolo, che la Pia Vergine indossa. I suoi eccezionali poteri, che ad un uomo rozzo possono sembrare frutto del solo volere divino, assumono per il sapiente una chiara e inconfutabile origine.»

«La Collana è un Artefatto degli Dei» conclusi, e Cil annuì con sguardo sornione e compiaciuto, guidandoci fuori dalla torma che animosamente mercanteggiava.

Percorsa un'ampia via, ci trovammo dinnanzi una lunghissima fila di persone, che attendeva di poter accedere ad un tempio piuttosto sghembo e malandato. Cil si sollevò un poco in punta di piedi per aver contezza di quanti ci precedessero; non soddisfatto, chiese a Bastonazz, che superava tutti in statura, di dare un'occhiata per noi.

«Ma saranno trecento persone! Ci tocca stare qui a cuocerci la testa sotto al sole per ore, e a sudare come maiali!» esclamò il giovine, tutt'altro che felice.

«Talora gli eroi debbono armarsi anche di pazienza.» ribatté l'Alchimista, «Come vi dicevo, da tutto il mondo vengono qui a chiedere profezie, i villani come i principi, spinti dalla necessità di conoscere la loro sorte, o di uscire da una qualche difficoltà.»

«Io non voglio affatto conoscere il futuro, e poi...» diceva Bastonazz, ma la sua polemica fu interrotta sul nascere dall'apparizione di una splendida fanciulla dai capelli biondi, vestita d'un sottile abito bianco, che fece entrare nel tempio il primo della fila, e scomparve con lui all'interno.

«Avete visto pure voi?» chiese allora concitato, «È quella la buona donna di cui state parlando da un'ora?»

«Ma no, ma no, Bastonazz! Quella è una delle ancelle della profetessa. Esse sono scelte ancora infanti per questo sacro compito e, abbracciando la rettitudine e la più assoluta castità, sono chiamate a servire l'oracolo e ad amministrarne il culto, ammaestrando i visitatori sulle regole del pellegrinaggio e valutando se le offerte siano consone al rango del pellegrino e all'entità della sua richiesta.»

«Avviciniamoci un po', allora» propose Bastonazz, il quale, dimentico di colpo della calura e dell'attesa, si sfregava le mani e tentava di scavalcare quelli che ci stavano davanti.

«Ragazzo, non vedi che c'è una fila? Aspetta al tuo posto e stai calmo» lo redarguì un signorotto sdentato, col viso grasso e la barba sudicia, che ci precedeva.

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