17. 20 settembre (Ryan)

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Sono le dieci di domenica mattina.

Mi sono appena svegliato.

Ho ancora i lividi che quel coglione di Finn Harris mi ha fatto.

Mi chiamo Ryan Smith, capitano della squadra di football della bla bla bla bla... insomma quella stupida presentazione che faccio di solito.

Mi alzo dal letto indolenzito e raggiungo il bagno.

Mi faccio una doccia rapida, mi vesto e scendo in cucina con i capelli ancora bagnati per fare colazione.

Oh merda! Quella troia di mia sorella è ancora viva ed è in cucina.

Prendo del latte e dei cereali per fare colazione.

<<Quando ti sei fatta quei capelli di merda?>>

Ride.

<<Quando ti sei fatto tutti quei
lividi?>>

Ste giocherellando con delle chiavi.

Porca puttana quelle sono le chiavi della mia macchina!

<<Chloe che cazzo ci fai con le chiavi della mia auto?>>

Continua a giocherellare con esse e risponde un po' più seria rispetto a prima.

<<Papà è incazzato per la rissa di ieri
Ha detto che ti meriti una punizione, ovvero niente macchina per una settimana, la terrò io>>

Mi fa un sorrisetto da sbruffona.

Odio mia sorella.

Si è sempre considerata migliore di me ed in parte ha ragione.

Tutte le volte che io tornavo a casa da scuola con un nove la risposta dei miei era "si ma tua sorella ha preso dieci".

Per non parlare del fatto che lei è sempre stata perfetta anche fisicamente, a dodici anni aveva il fisico di una quindicenne.

Io invece ero un bambino di 10 anni in sovrappeso che dopo aver subito insulti a scuola per il fisico si sentiva dire "dovresti essere magro come tua sorella" da i propri parenti.

Iniziai a praticare sport proprio per quello.

Cioè, principalmente perché lo sport era l'unica cosa in cui potevo battere mia sorella visto che non le interessava minimamente.

Ho iniziato a fare sport anche per mio padre, sapevo che se fossi diventato bravo nel football lui sarebbe stato fiero di me.

Ma uno dei motivi più importanti per cui ho iniziato a fare sport è perché volevo dimagrire.

Non per me, a me non importava né il mio peso né la mia corporatura, a me pesavano gli insulti, il fatto che la mia famiglia e i miei compagni mi facessero notare ogni mio singolo chilo.

Mia sorella, anche se involontariamente, aiutava ad incentivare tutte le mie insicurezze.

È sempre stata un passo avanti, qualsiasi cosa io facessi lei era sempre più brava, i miei successi erano fallimenti paragonati a i suoi.

Adesso Chloe ha 19 anni.

Si è trasferita a new York questa estate, studia lì.

Nonostante gli ottimi voti, nonostante si sia sempre dimostrata fin troppo matura per la sua età, non ostante il suo eccellere in tutto ciò che inizia, Chloe non è la figlia perfetta.

Ha tinto i capelli di lilla, questo ha fatto abbastanza arrabbiare i miei.

Si mette con ragazzi poco raccomandabili che poi le spezzano il cuore e passa settimane a piangere per loro.

Si veste come una ragazza di periferia, ovvero calze a rete, stivali neri alti, camice a quadri intorno alla vita e qualsiasi cosa c'entri con il nero.

Ma è comunque la figlia preferita.

Se lei sbaglia è solo una povera ragazzina che è stata rovinata dalla società.

Se io sbaglio sono un coglione, bastardo e la vergogna della famiglia.

Ma in fondo hanno ragione, sono sempre stato uno stronzo, allontano la gente volontariamente e poi me ne pento.

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