5. Un nemico in comune

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Un istante.
Si guardarono negli occhi soltanto per un istante.

Tra le mura di quel sudicio bagno era racchiuso un singolo fascio di luce fioca. La finestra filtrava quel misero spiraglio facendolo rimbalzare sulla parete e subito dopo al centro della stanza dove il giovane Grifondoro si era fermato, sfuggendo al controllo dei propri passi.

Tutto ciò che Draco poteva vedere attraverso il riflesso della loro immagine specchiata era la sagoma in penombra del corvino, alle sue spalle, il viso catturato da quell'unico raggio di sole che era riuscito a penetrare l'ambiente facendo risplendere le sue due inconfondibili gemme verdi.
Quella visione durò un secondo, non esitarono di più nel reciproco sguardo.

Nonostante gli parve esser passato di più a causa del vortice di pensieri che aveva subito preso ad affollare le loro menti, si persero nelle rispettive iridi solamente per un attimo, attimo che bastò a far passare tutto davanti ai loro occhi come un flash. Quel brevissimo lasso di tempo gli fu sufficiente per realizzare di trovarsi in una situazione surreale.

Consapevoli di essere arrivati ad un punto di non ritorno, non poterono far a meno di passar rapidamente in rassegna tutta la loro vita, che li aveva condotti fin lì insieme e individualmente: ogni passo compiuto sino ad allora, ogni scelta presa, l'evoluzione della propria persona durante il casino che quegli anni erano stati, tutto quello a cui l'essersi conosciuti li aveva portati, gli eventi in cui si erano trovati coinvolti e qualsiasi sentimento provassero l'un per l'altro.

Quello era un momento cruciale, lo sentivano entrambi. Potevano pensare in fretta a come uscirne oppure agire d'impulso ma, qualunque cosa avessero fatto, sapevano bene che in nessun caso sarebbero potuti tornare indietro: la parte più vulnerabile di Draco, quella senza filtri, senza veli, quella spogliata della sua superficiale apparenza era appena stata involontariamente regalata alla vista e all'udito di Potter e, a meno che non gli avesse lanciato un Oblivion, questi l'avrebbe conservata nei suoi ricordi per sempre.

Quella rivelata fragilità avrebbe lasciato un segno al loro rapporto a prescindere da tutto il resto, perché nessuno dei due l'avrebbe mai potuta sottovalutare, tantomeno dimenticare. Lo scudo di freddezza e insensibilità che il biondo portava da sempre con sé si era scheggiato, e proprio il suo peggior nemico aveva avuto il privilegio di sbirciare attraverso la fessura.

Harry adesso capiva a chi alludeva Mirtilla quando, una volta, in quello stesso bagno, aveva parlato a lui e a Ron di uno studente a cui faceva spesso compagnia. Raccontava di quanto fosse sensibile, di quanto si sentisse solo perché non aveva nessuno con cui parlare, che gli altri fossero prepotenti con lui, che non aveva paura di mostrare i suoi sentimenti e di piangere.

Vedendola insieme a un Draco decisamente scosso, quel ragazzo misterioso poteva avere finalmente un nome e un volto, anche se non immaginava che potessero essergli così tanto familiari. Sapeva che non avrebbe mai più rimosso quell'immagine dalla sua mente, né quello che la stessa gli smuoveva dentro.

Quel ricordo e quella visione gli fecero vedere il Serpeverde sotto una luce completamente nuova.

Per la prima volta da quel ragazzo trapelava nient'altro che umanità, e nonostante questi non si fosse mai curato delle sue debolezze, piuttosto le utilizzava per ferirlo, Harry era invece pronto a farlo con lui, era pronto ad andargli incontro già dopo aver udito il primo accenno di voce strozzata.

Non sapeva cosa di preciso lo spingesse a farsi coinvolgere in quel modo, se il suo cuore addolcito dalla diversa angolazione da cui adesso vedeva la vita di Malfoy, che aveva sempre travisato immaginandola felice, se la sua mania di voler aiutare tutti o se qualcosa d'altro.

Poco importava, non era quella l'ora di scoprirlo.

Non c'era tempo per concentrarsi di più sul passato, il presente era lì e ora e, per quanto disperata sembrasse la situazione, non potevano indugiare oltre, un istante era stato già abbastanza. Non potevano concedersene di più nemmeno per riflettere attentamente su come comportarsi in quella circostanza a loro totalmente estranea, ma dovevano reagire immediatamente.

𝕴𝖑 𝖓𝖔𝖘𝖙𝖗𝖔 𝖕𝖔𝖓𝖙𝖊 𝖘𝖎 𝖈𝖍𝖎𝖆𝖒𝖆 𝕲𝖚𝖊𝖗𝖗𝖆 ||𝕯𝖗𝖆𝖗𝖗𝖞||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora