Capitolo 41: tic..tac..

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Trascorro le due ore più lunghe e piene d'ansia della mia vita, resto seduto nel mio letto e guardare il soffitto e a ripetermi che sarebbe andato tutto bene, dovevo solo stare in silenzio e sopportare.

Faccio scivolare il mio sguardo verso l'unica finestra della stanza e osservo la vita all'esterno, alberi, insetti, animali tutto sembrava continuare a vivere, ad andare avanti mentre io mi sentivo rinchiuso in una gabbia, immobile nel tempo.

Ad ogni passo mi sembrava di affondare in una palude da cui mi era impossibile scappare;

Tic..tac..tic..tac..tic..tac

Le lancette dell'orologio continuavano a muoversi ma ai miei occhi erano immobili, unica conferma del loro movimento era il suono ritmico del loro ticchettare che sembrava echeggiare nella mia mente offuscata dai pensieri.

Tic..tac..tic..tac..tic..tac..

Mancava sempre meno allo scadere delle due ore, lentamente ogni pensiero inizia a svanire dalla mia mente, avevo bisogno di calmarmi, altrimenti non sarei sopravvissuto a quel colloquio.

Tic..tac..tic..tac..tic..tac

Mi alzo dal letto e mi sciacquo il viso, mi osservo allo specchio e  passo le dita sulla ciocca di capelli bianca come la neve, prendo un profondo respiro e mi dirigo verso l'ufficio di mio padre.

Sono passato per quel corridoio infinite volte, soprattutto quando ero più piccolo, ma ogni volta le sensazioni che provavo erano uguali, sentivo i battiti del mio cuore accelerare, un vuoto allo stomaco e una terribile nausea che mi faceva venire voglia di scappare; ma era inutile, ci avevo già provato ed era sempre finita male, molto male.

Tic..tac..tic..tac..tic..tac..

Continuo a camminare e inevitabilmente raggiungo la grande porta di quercia che aveva popolato molti dei miei incubi, sollevo la mano e ad ogni movimento sento la mia paura aumentare, raccolgo il mio poco coraggio e busso..

L'ombra che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora