Capitolo 4 - Parte 2

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Zulema


"Devo presentarti una persona..." mi dice Macarena e mi accompagna in camera dove una bambina piccolissima sta dormendo come un angioletto.

Oddio, è lei.

È la figlia di Maca, la bambina per cui ho quasi sacrificato la mia vita.

"Zulema, ti presento ufficialmente Yasmin Ferreiro."

È stupenda, sembra Fatima appena nata.

Trattengo a stento le lacrime, mi sto commuovendo alla vista di quella stupenda creatura che riposa, ignara degli orrori che ci sono in questo mondo.

Così piccola, così pura, assomiglia tantissimo alla sua mamma.

"Bionda lei è... Lei è... Insomma è bellissima..." dico, guardando Macarena.

"Già, è mia figlia."

"In realtà lei è molto più bella di te, probabilmente ha preso dal padre."

Mi fulmina con lo sguardo e si mette a ridere.

Mentre guardo la bambina mi ricordo di quando è nata Fatima. Il padre era il porco che mia madre mi ha fatto sposare, quello che mi ha violentata, ma non avevo voluto abortire. Avrei potuto farlo illegalmente e senza rischi, avevo le giuste conoscenze per poterlo fare, ma da quando ho saputo della sua esistenza l'ho amata più di ogni cosa al mondo.

Ricordo ancora il giorno della sua nascita, è stato un parto difficile e ho rischiato di morire, ma quando l'ho vista mi sono resa conto che ne era valsa la pena. L'ho stretta forte al mio petto e per un momento ho creduto davvero di poter essere felice in questa vita di merda. L'ho pensato fino a quando ho visto mia madre, l'ha presa e me l'ha strappata via. L'ha chiamata Fatima e ha detto che non meritavo di essere madre, che non avrei mai potuto crescere mia figlia. Mentre me la portavano via la bambina ha iniziato a piangere e per tentare di consolarla ho cominciato a cantare. L'ho rivista solo due volte quando era neonata, di sfuggita, mentre i medici dell'ospedale la preparavano per togliermela definitivamente. In quei momenti ho cantato di nuovo per lei, volevo ricordasse la mia voce. Sapevo già che non l'avrei cresciuta, ma volevo cantare per mia figlia anche se le lacrime mi scendevano lungo il viso e dentro stavo morendo.

Quando me l'hanno tolta ho pianto per mesi, ogni notte, fino a terminare le lacrime e ho iniziato a farmi del male. Avevo letto in un canto del Corano che il fuoco purifica l'anima e ho deciso che tramite il fuoco avrei liberato il mio spirito da quel dolore atroce che sentivo. Ho iniziato a bruciarmi volutamente sotto la doccia con getti d'acqua bollente oppure con sigarette e attizzatoi. Volevo provare dolore fisico, volevo ammazzare il mostro che si celava dentro di me, la mia sofferenza. E sono andata avanti così fino a quando sono diventata io un mostro, una figlia di puttana incapace di provare empatia, pietà o rimorso, incapace di amare.

Ed è stato così per molto tempo, fino a quando qualcosa nella mia vita è cambiato. Ho imparato a conoscere davvero Macarena e ho provato un sentimento nuovo, un misto tra affetto e senso di colpa. Poi è arrivato qualcosa di più forte, un'emozione simile all'amore che ha mandato in frantumi la corazza che mi sono costruita per più di vent'anni e che nessuno era mai riuscito ad abbattere.

"Maca non so cosa dire... Sono tanto felice per te..."

"Questa bambina è nata grazie a te, in sala parto ti ho parlato pensando che tu fossi morta..."

"Ah sì? E cosa mi hai detto?"

"Che ti perdono per avermi fatta abortire anni fa e ti ringrazio per averle permesso di nascere..."

Quelle parole sono come una doccia fredda per me, io non merito nulla di tutto questo.

Macarena è un'anima pura, anche se vuole fare la figlia di puttana ed è vero che ha una forza immensa, è buona. Io invece non lo sono, sono stata spietata nei suoi confronti. Godevo nel farle del male, nel vederla contorcersi dal dolore, sapendo che stava perdendo il suo bambino a causa mia. Forse lei mi ha perdonato, ma io non perdonerò mai me stessa per ciò che le ho fatto.

"Maca io... Non merito queste tue parole..."

"E invece sì Zulema, lo sai che le cose sono cambiate. Non si può tornare indietro nel tempo, ma entrambe abbiamo deciso di scrivere un finale diverso per questa storia che sembrava scontato terminasse con l'odio, la morte, il dolore. Abbiamo creato qualcosa di bello,almeno credo. Non pensiamo più al male che ci siamo fatte, perché sai che anche io ti ho fatto del male."

"Beh io non so cosa dire..."

"Allora non dire nulla." e mi sorride.

Mi viene da piangere, ma trattengo le lacrime. La guardo, è bellissima.

"Bionda... Io..."

"Davvero, non c'è bisogno che tu dica qualcosa..."

"Invece c'è qualcosa che devo dirti ed è molto importante, ma... Non ti piacerà."

Mi guarda, preoccupata.

"Che c'è Zulema?"

Come cazzo faccio a dirle che ho visto Ramala al mercato? Che mi sono nascosta per quel motivo prima di rivederla? Che la sua vita, ora tranquilla e felice, sarà sconvolta nuovamente?

Tra l'altro il medico mi ha detto che potrei avere episodi di psicosi... Se mi fossi immaginata tutto? Non voglio allarmare Macarena inutilmente.

Io spero con tutto il mio cuore di aver avuto una visione, di essere impazzita, che questo non sia vero. In ogni caso, so che devo parlarne con lei, devo essere sincera.

"Senti... Va bene, meglio andare dritta al punto... Ho visto Ramala al mercato."

"Cosa?"

Maca impallidisce, ha uno sguardo terrorizzato.

"Senti bionda, a quanto pare sarò una matta con crisi psicotiche per qualche mese... Potrei anche aver visto qualcosa che non esiste..."

"No, ciò che hai visto è reale..."

"Come fai a saperlo?"

"Perché l'ho visto anche io..."

"Davvero?"

Oddio.

Ma perché?

Cazzo, ma perché?

Non si può mai stare tranquilli in questa vita di merda.

"Sì... Credevo di essermelo immaginato... Ho dei traumi dopo quello che è successo nel deserto di Almería, faccio incubi da quando ti hanno sparato e... Questo però è vero... Non possiamo essere impazzite entrambe... Ramala è qui..."

Il suo respiro accelera, ha lo sguardo assente.

"Maca... Non fare così..."

"No Zulema... No... Non ce la faccio... No... Non di nuovo... Ti prego, dimmi che non sta succedendo di nuovo..."

"Troveremo una soluzione..."

"E quale?"

"Non ne ho idea, va bene? Qualcosa faremo..."

"Cazzo, cazzo, cazzo."

"Macarena calmati, smettila."

Il suo respiro è sempre più veloce, non so che fare. Non sono brava a tranquillizzare le persone, ma devo farlo. Lei sta perdendo totalmente il controllo, ha bisogno di me.

Così, istintivamente, la bacio.

Un semplice bacio a stampo è la prima cosa che mi viene in mente.

"E questo?" mi chiede.

"Non ne ho idea..."

"Zule..."

"Non riuscivo a calmarti... Cazzo, stavi facendo agitare pure me..."

"È per questo che mi hai baciato?"

"Sì..."

No, non è assolutamente vero. Io però non sono pronta a lasciarmi andare con lei, non sono pronta a mostrarmi vulnerabile. E questo non è il momento più adatto, dobbiamo risolvere subito la brutta situazione in cui ci troviamo.

"Bionda..."

"Sì?"

"Credo che la soluzione sia una sola..."

"Cioè?"

"Dobbiamo uccidere Ramala prima che sia lui ad ammazzarci."

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora