Un inizio non sai mai quale fine avrà. Sai quella che vorresti avesse o le possibili strade che potrebbe intraprendere, che comunque non sono tutte le possibili. Le combinazioni di eventi sono talmente tante che prevederle è quasi impensabile, questo però non ti deve frenare dall'iniziare qualcosa.
L'ignoto è un rischio che devi affrontare e può spaventarti, rallentarti, renderti paranoico; ma essendo una costante nella nostra vita di tutti i giorni, non ha come compito quello di fermarti dal fare, ma quello di farti agire coscientemente.
Lanciarsi nel vuoto non è da impavidi ma da sconsiderati. Riconoscere che in tutto quello che faremo ci sarà sempre un'incognita ci permette di essere più razionali e lungimiranti nelle nostre scelte. Sai il rischio che corri e cerchi di minimizzarlo.Da un inizio si genera un percorso e per ogni volta che scegliamo, questo percorso cambia direzione e forma, senza mai sapere dove alla fine andrà veramente a parare.
Lasciare che le situazioni si generino e prendano determinate svolte, pur non rispettando le nostre aspettative, è una scelta che se per alcuni facile, per altri estremamente difficile e sofferta; perché rappresenta quasi una rinuncia al proprio auto-determinismo. In determinate circostanze, lasciar che le cose scorrano, senza forzarle è il percorso più giusto.
Quando ho iniziato a scrivere non sapevo dove sarei arrivata, non sapevo neanche se effettivamente sarei arrivata fin qui; sapevo di volere e ci speravo profondamente di finire quello che avevo iniziato, non sapevo cosa trattare, la strada, è andata a definirsi da se; scrivendo, parola dopo parola, ciò che avevo da dire ho detto. Non so bene come, tanto che, rileggendo, mi stupivo di quanto avessi scritto. Sono stata veramente io a raccontarlo? A scrivere tutto questo?
Avevo immaginato di scrivere quest'ultimo capitolo, ma il finale, così come lo sviluppo della storia, non sono gli stessi che avevo in mente quando ho iniziato a scrivere, sono mutati, e in parte rivoluzionati.
Credo sia questo l'insegnamento più importante che la scrittura mi abbia lasciato, accettare il fatto che non va sempre tutto secondo i tuoi piani, anzi quasi mai succede, e piuttosto che combattere, delle volte è meglio lasciarsi guidare. Ho lottato contro questa cosa. Mi ero prefissata di parlare di qualcosa e dovevo farlo, ormai avevo deciso. Ed ero disposta a scontrarmi contro i miei pensieri pur di riuscirci, ma mi risultò più difficile di quanto previsto. Non fraintendetemi, non intendo che bisogna scegliere la strada più facile, ma il fatto che sia difficile, non la rende giusta. Così ho lasciato che i miei pensieri sfociassero liberamente.
Forse, se non avessi deciso di iniziare a scrivere avrei impiegato molto più tempo per arrivare a questa consapevolezza, o forse no, forse l'ho sempre saputo e non l'ho mai accettato.
Per un periodo ho smesso di scrivere, poi ho ricominciato e poi mi sono fermata di nuovo, ho lasciato che le mie emozioni parlassero per me nei momenti in cui ritenevano più opportuno farlo.
Speravo anche che scrivere mi aiutasse a liberare la mente, che raccontarmi, mi aiutasse a riflettere su me stessa, a capirmi meglio e diventare ancora più forte. Ed infatti è stato proprio così. Pertanto, quando non ne sentivo più il bisogno, ho smesso. Mi ero aiutata. Avevo affrontato una ferita lasciata da una persona con cui credevo di aver un inizio, e poi invece, ho capito, che il mio vero inizio era la nostra fine. Delle volte siamo così concentrati su ciò che vorremmo avere, da non renderci conto di ciò di cui abbiamo realmente bisogno.
Inizialmente pensavo che raccontare tutti i momenti che avessero costituito quel periodo, raccontare dell'altra persona, di quello che credevo provasse o avesse provato, analizzarmi e nel mentre analizzare l'altro, in parallelo, prendere esperienze delle nostre vite ed unirle in un'unica storia, sarebbe stato un dar voce al mio malessere, a tutto quello che non potevo più dire e che da sola, dovevo semplicemente accettare. Però poi, dopo essermi presa una pausa, così da poter ricominciare con me stessa e recuperare quanto di me avessi messo in gioco e creduto di aver perso, dopo aver affrontato il mio passato ed essermi immedesimata nell'altro; ho capito che non era più quello che volevo, non era più quello che di cui avevo bisogno e di cui credo che, in realtà, io non abbia mai avuto bisogno. Avevo solo rabbia, una rabbia che sono riuscita a gestire e a portare dalla mia parte. Ad essermi utile e non avversa.
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Ellisse
Non-FictionLa fine determina un inizio e viceversa. Due facce della stessa medaglia che si rincorrono in un continuo di esperienze. Tramite momenti, elementi autobiografici e non, racconto una storia. Capiresti quale sia e quali siano l'inizio e la fine, se...