Due Decadi senza Amore

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Quando il silenzio diventava assordente e il vuoto riempiva ogni ventricolo del suo cuore, o quel che ne rimaneva, l’unica alternativa di Nicolas era quella farsi una striscia – veleno bianco che si annidava in luoghi che era meglio non esplorare. Un pezzettino del suo cuore morì – e anche le narici non se la passavano bene –, ma almeno riusciva a sorridere.

    Il sorriso smagliante, la voce decisa e movimenti plateali era quello di cui aveva bisogno per sopravvivere, e ciò di cui avevano bisogno i suoi spettatori per non morire. 

    Salì sul palco, qualche asse di legno accatastata una sopra l’altra, a un paio di spanne al di sopra del pavimento. 

    Le luci erano puntate tutte su di lui, microfono in mano, e il pubblico un mare di teste sepolte nella penombra, senza neppure una scintilla di vita. Erano lì per dimenticare la vita o per ritrovarla, o per consolarsi vedendo che c’era chi stava messo male quanto loro.

    Nicolas si schiarì la gola; non ce n’era motivo, ma se proprio doveva mentire, tanto valeva mentire bene. Partì col monologo:

    «Passano due decadi e improvvisamente ti accorgi che non hai ancora baciato qualcuno con la lingua, e nemmeno sulle labbra; o che non hai avuto nessuna conversazione alle tre di notte con qualcuno che preferirebbe perdersi nei tuoi occhi per l’eternità piuttosto che parlare dietro uno schermo.

    Non hai mai indossato la maglietta di chi ami, e non hai “dimenticato” il tuo orologio a casa sua per avere una scusa per avere un altro appuntamento.

    Non ti sei mai smarrito negli occhi di qualcuno che ti fa tremare le mani come se avessi un attacco di panico. 

    Appassisci secondo dopo secondo, ti spegni giorno dopo giorno, inaridisci anno dopo anno, e in te nasce una malsana curiosità: sei davvero così brutto, così indesiderabile, così noioso, così scontato da non riuscire a farti guardare da qualcuno come se fossi la fine del mondo?

    La risposta breve è no.

    Quella più lunga è che quel qualcuno, come te, proprio in questo momento sta pregando di incontrarti, e nelle sue vene ci sono due decadi di amore represso e aspetta solo di iniettarli nel tuo circolo sanguigno; l’amore: la droga più potente. 

    Ma l’unica cosa che devi fare è aspettare che il destino faccia la sua parte. 

    Ci sono delle volte in cui ti sforzi di scrutare in fondo al tunnel per scorgere un piccolo spiraglio di luci che mostri l’uscita, ma è inutile; vedi soltanto oscurità.

    A volte danzi nella tua stanza, da solo, con le tue braccia che cingono i fianchi o abbracciano il collo di una fantasia, e fingi che il tuo cuore batta all’unisono col suo.

    A volte ti innamori temporaneamente di sconosciuti nella metrò, di chiunque ti sfiori la mano accidentalmente mentre cammini in strada. 

    Per te, innamorarti di una dozzina di sconosciuti al giorno è un meccanismo di autodifesa per compensare l’amore che non ricevi indietro.

    Un giorno sarai talmente pervaso dalla solitudine che finirai per esplodere: urlerai, imprecherai, piangerai. La speranza sarà ridotta ad un sogno sfocato. 

    Eppure là fuori c’è una persona che sta leggendo un Jane Austen, si sta mettendo le calze o sta scrivendo una recensione a una stella per Tre Metri sopra il Cielo, e sta aspettando te, mentre si tormenta perché stai tardando ad arrivare. 

    Come te, ha la cellulite, il naso storto, una brutta calligrafia, dei chili di troppo o di meno, degli obiettivi, delle paure e preferisce la Coca Zero a quella normale. 

    Il punto è che, essendo come te, sta aspettando di amarti e di essere amata. È ciò che puoi chiamare la tua anima gemella; e, come te, teme di non trovare mai la parte mancante del puzzle.

    Poi, un giorno, i vostri cammini si intersecheranno: in fila da Starbucks, sotto lo stesso post di Lady Gaga, al firmacopie del nuovo libro di Tristan Bates o in un bagno dell’Empire State Building. 

    E, allora, il puzzle si completerà da solo». 

    Nicolas rivolse un breve inchino al pubblico, sorridente, crogiolandosi nel suo applauso; e mentre veniva accecato dai flash non poteva fare a meno di pensare che quello era il suo settimo decade senza amore, e che bastava dirgli quello che volevano sentire per farli battere le mani come scimmie ammaestrate. 

   

A/N: (Anche stavolta) mi sono ispirato ad una poesia, ma, tanto per una volta, a nulla di Bukowskiano, bensì a "For twenty-years-old who have never been loved" di Meggie Royer. È stata la fonte di ispirazione per scrivere il monologo di Nicolas; l'ho tradotta, reinterpretata, ho tolto ciò che non mi piaceva e ho aggiunto roba mia.
Per quanto riguarda il capitolo 13 di Succubus dovrete pazientare ancora un po', è più intricato e lungo del previsto, ma farò in modo che la vostra pazienza venga ripagata. ;P

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04 ⏰

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