//Il destino di Narnia//

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Un brivido mi partì da dietro la nuca e si insinuò lungo la mia schiena, attraversandomi le gambe e le braccia fino ad arrivare alla punta delle dita. Aprii gli occhi lentamente, tremando di paura. Da quanto tempo ero lì? Forse solo poche ore, forse intere settimane. Dovevo aver perso conoscenza per il freddo, o più semplicemente ero stata vinta dalla stanchezza. Tutto era buio intorno a me. Le membra intirizzite avevano perso la loro sensibilità e pensai con orrore che forse avrei rischiato qualche amputazione, se qualcuno non fosse accorso a buttarmi una coperta addosso.

Già mi sembrava di non avere più la sensibilità delle dita e dei piedi scalzi, quando, improvvisamente, qualcosa cambiò. Un improvviso tepore mi invase da capo a piedi, proprio come se un'entità invisibile mi stesse soffiando dell'aria calda nelle vene, e per un attimo giurai di avvertire in bocca l'irresistibile sapore della cioccolata calda.

«Edmund, sei tu?» domandai smarrita.

Nessuna risposta. Probabilmente, il ragazzo si era addormentato da qualche parte, non udivo più neanche i suoi singhiozzi.

Strinsi gli occhi ancora di più, cercando di sondare quella penombra bluastra che mi opprimeva, quando per poco non urlai di paura.

Un leone, il più grande e possente leone che avessi mai visto, era accucciato accanto a me, fissandomi intensamente con i suoi profondi occhi d'ambra.

Mi ritrassi per quanto potevo, scuotendo il capo, quasi sperassi di ispirare pietà in quella belva feroce che avevo davanti. No, non poteva finire così, non in quel modo, dilaniata in quella prigione di ghiaccio. Un momento, non ero da sola. Edmund! E se una volta riempitosi la pancia, il leone avesse aggredito anche lui? Non sapevo che fare. Di urlare era assolutamente fuori questione, lo avrei sicuramente fatto inferocire, per non parlare che avrei rischiato di attirare l'attenzione di qualche guardia o, ancora peggio, della Strega Bianca.

«Non mi mangiare!» pigolai, paralizzata dalla paura. «Ti prego, non mangiarmi! E, se proprio devi farlo, almeno risparmia il ragazzo! Per favore!»

«Non aver paura, Figlia di Eva» mi disse una voce calda e sorniona. «Io sono tuo amico.»

Sobbalzai per la sorpresa. Possibile che a parlare fosse stato proprio il leone?

Osservai la creatura più attentamente. I suoi fieri occhi d'ambra non si staccavano dai miei e sembravano persino sorridermi con aria sorniona, proprio come la voce che avevo udito poco prima.

«Chi sei?» domandai timidamente.

Ci fu un suono strano, una sorta di misto fra le fusa di un grosso gatto e una risatina roca. «Tu mi conosci bene, Penny, anche se ora non te ne rendi conto.»

«Eh, no, ora basta!» protestai io, allarmata. Quella storia l'aveva già sentita e mi aveva cacciata in un bel guaio! «Non mi farò ingannare un'altra volta!» continuai decisa. «Prima quella tizia che si crede una regina mi intrappola qui, e ora ci si mette pure un leone parlante! Adesso le ho proprio viste tutte! E sempre con questa Narnia e tutti qui che dicono di conoscermi, io non ce la faccio più! Me ne voglio tornare a casa, ORA!»

Il leone parve rattristarsi. «Pace, Figlia di Eva» intervenne, facendomi ammutolire all'istante. «Non c'è nulla da temere da me, non ho motivo di farti del male. Ascolta le mie parole, però: so che non vorresti essere qui e che ora ti trovi in grave pericolo, ma purtroppo il tuo fato ha voluto che tu intraprendessi questa via.»

«Stai dicendo che sono spacciata, vero?» chiesi con un moto di terrore.

«No, bambina mia, no» mi rincuorò lui. «Ma c'è una prova che devi affrontare. Vedi, Penny, tu sei stata scelta per intraprendere un viaggio che cambierà completamente il tuo destino e ci saranno molte scelte che dovrai fare per riuscire infine a trovare la tua strada. Il mondo di Narnia ha bisogno di te, come ha bisogno anche di questo ragazzo che è ora prigioniero della Strega Bianca.»

«Ma chi è questa Strega Bianca e che cosa vuole da me? Che cosa volete tutti da me?»

«Jadis è il male di questa terra. Si è impossessata di Narnia e ora la governa sotto la sua maledizione, condannandola a un inverno che dura ormai da cento anni. Ma le cose stanno per cambiare. È stato predetto che un giorno l'arrivo di due Figli di Adamo e due Figlie di Eva ristabilirà la pace in questa terra, cacciando per sempre l'usurpatrice. Ma ella lo sa bene che il suo tempo sta per scadere e sta cercando in tutti i modi di ostacolare la profezia, a cominciare dal dividere coloro che ne portano il marchio, proprio come sta accadendo tra te e questo ragazzo.»

«Un momento, vuoi dire che saranno quattro esseri umani a sconfiggere la Strega Bianca? Quattro fratelli?»

«Sì. Tu hai avuto l'occasione di conoscerne già i più piccoli.»

Lanciai una rapida occhiata nel fondo buio della cella, dove stava rannicchiato Edmund. Mi domandai se sapesse che cose incredibili gli aveva riservato il destino.

«E io allora cosa c'entro in tutto questo?» domandai poi.

«La tua è un'altra storia» rispose il leone. «Fai parte di un'altra era, un altro mondo, così distante da quello che i quattro fratelli Pevensie conoscono. E hai bisogno di intraprendere questo viaggio insieme a loro, poiché esso è in pericolo quanto il loro. Presto infatti la Strega Bianca sarà cacciata e vorrà trovare altre dimensioni da conquistare. Bisogna essere pronti affinché ciò non accada. E poi, sei stata tu stessa a voler scegliere questo destino per te. Ho ascoltato il tuo cuore, Penny, i tuoi desideri più nascosti, e sono venuto come promesso. Purtroppo, anche la Strega Bianca ha intuito i tuoi pensieri e si è messa subito sulle tue tracce per neutralizzarti. Infatti, sei pericolosa per lei, perché tu sei ciò che la profezia non aveva previsto: Narnia ha bisogno di te. Devi essere coraggiosa, Penny, e d'ora in poi le tue scelte dovranno partire dal tuo cuore, non dalla tua mente.»

Mi mancò il fiato. Non capivo. Tutto quello non aveva senso.

«Chi sei tu?» chiesi ancora una volta.

«Mi chiamano in tanti modi, ma qui a Narnia il mio nome è Aslan» rispose il leone.

Nell'udire quel nome, il cuore mi si riempì di una strana consapevolezza, come se una gioia misteriosa mi infondesse coraggio, facendomi sentire forte e tenace. Era come se mi stessi risvegliando dopo un lungo sonno.

«Ora devi andare, Penny» proseguì Aslan. «Ti aspetto alla Tavola di Pietra. È lì che dovrai andare una volta libera. Mi raccomando, non smarrire la strada.»

Detto questo, il grande leone svanì in una vampata di fuoco che avvolse l'intera cella, accendendola di una luce abbagliante che per pochi attimi nascose ogni cosa, rendendo la fiera ancora più bella e maestosa di quanto già lo fosse; poi tutto tornò calmo e silenzioso.

Mi guardai attorno, smarrita. Mi sentivo improvvisamente strana, come se qualcosa all'interno della cella fosse cambiato.

Abbassai d'istinto gli occhi sulle mie caviglie.

La catena giaceva a terra, il lucchetto spalancato simile a una macchia nera sul pavimento ghiacciato.

Ero libera.


**** Ragazzi, come state? Finalmente sono riuscita ad aggiornare, mi consola molto sapere che anche se ci leggiamo il sabato sera non mancate mai al nostro appuntamento settimanale! Non vi trattengo oltre, sappiate solo che siete fantastici ^_^

Se la storia vi piace e avete voglia di fare due chiacchiere, vi ricordo il mio profilo Instagram @le_storie_di_fedra: mi aiutate a farlo crescere? ;)

Un abbraccio e buon fine settimana!


F.


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