29-Casa, dolce casa

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finalmente a casa. Faccio per suonare alla porta, ma la mia mano viene schiaffeggiata da quella di James.

<<ma se faccio una figura di merda?>>chiede. Lo ignoro e premo il campanello. Qualche secondo dopo vengo invasa da un profumo famigliare. 

<<tesoro! Non mi hai detto niente!>>mi stringe più forte possibilmente. Ridacchio per il suo affetto. Mi stacco da lei notando i suoi occhi lucidi. Oh no, ti prego. Il suo sguardo si sposta da me a James, lo fissa per un po' e fa una faccia spaventata. Non pensavo che sarebbe stato così quest'incontro.

<<chi è lui?>>mi chiede continuando a fissarlo. Come faccio a dirle che è suo figlio?

<<facci entrare e ti spiego tutto>>annuisce titubante continuando a guardare James.

varchiamo la soglia della porta e io inizio a sedermi sul divano. Il profumo di casa si fa sentire facendomi sentire una nostalgia.

<<James Davis>>è così strano pronunciare il nome di James con il mio cognome. Mia madre deglutisce.

<<ti ricordi di qualcuno?>>chiedo fredda. Nella stanza cala un silenzio straziante, pieno di tensione. Mia madre sta ancora in silenzio fino a che non scoppia a piangere. Giro la testa verso James notando i suoi occhi lucidi. Mia madre, o meglio nostra madre si alza di scatto andando ad abbracciare James, che ricambia. Questa scena mi fa venire gli occhi lucidi. Forse stare troppo a Los Angeles, la città degli angeli, mi ha fatta diventare un angelo. Che battuta pessima!

mi avvicino a loro e li avvolgo in un abbraccio. Non permetto alle lacrime di scendere, non potrei mai piangere davanti a loro. 

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<<come ti senti?>>chiedo a James sedendomi sul letto.

<<mai stato meglio>>mi sorride sornione. Ricambio il sorriso ma poi sento la vibrazione di un telefono, capisco che è il mio e lo prendo dalla tasca della felpa. Il sorriso scompare quando leggo il suo nome e sembra che James se ne sia accorto. Mi prende il telefono dalle mani e accetta. Faccio per riprendermelo, ma lui inizia a parlare.

<<pronto>>lo dice in un modo così freddo che mi fa raggelare il sangue. Gli faccio cenno di mettere il vivavoce e finalmente mi ascolta.

<<dov'è Roxy?>>scuoto la testa verso James e gli chiedo mentalmente di non rispondere, ma non mi ascolta. Mi passa il telefono.

<<ora vi parlate!>>esclama uscendo dalla stanza. Sto in silenzio, non voglio parlare sennò potrei scoppiare in un pianto.

<<come stai?>>chiede quasi con la voce assonata. Non voglio sapere cos'ha fatto durante queste ore di mia assenza, ma spero che non sia andato da altre. Solo a sentire la sua voce mi vengono i brividi e mi fa ricordare tutto quello che è successo. Senza sapere da dove arriva questa forza di volontà, inizio a parlare:

<<mi chiedi come sto...vuoi sapere davvero come sto? Vuoi sapere come sto dopo che qualcuno ha ipotizzato che io tradisco le pers...>>singhiozzo incontrollatamente. Stacco la chiamata essendo in difficoltà di parlare. Cerco di tranquillizzarmi e mi corico sul letto. Rifletto e rifletto sulla mia vita. Penso a cosa mi sta succedendo. Non gareggio da molto. E penso che sia stata una cosa stupida entrare in questi giri. E penso anche che sia stata una cosa stupida affezionarmi a delle persone e non a delle macchine e a innamorarmi di una persona. 

Solo ora mi rendo conto della gravità della situazione; l'amore. L'amore è una cosa che non si può definire perché non si può sentire la stessa emozione che sentono gli altri. L'amore per me non ha significato, ma so solo che fa rima con dolore. Ora capisco di che dolore si parla. Capisco perché Romeo e Giulietta ne hanno passate di tutti i colori. Capisco perché a San Valentino si fanno dei piccoli gesti, ma sempre apprezzati. L'amore può essere distruttivo, ma anche curativo. Può essere una medicina, ma anche una droga di cui non puoi farne a meno. 

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<<Roxy>>entra James in camera. Si siede sul letto accanto a me regalandomi un abbraccio. Ricambio circondandogli il busto con le mie braccia. Mi accarezza i capelli facendo rilassare. Un abbraccio, ecco cosa mi serve.

<<la cena è pronta>>sussurra al mio orecchio. Scuoto la testa per come dire che non ho voglia di scendere.

<<dai scendi, devi mangiare>>non rispondo. Sospira stringendomi più forte.

<<se è per lui...non si merita le tue lacrime>>sospiro staccandomi dall'abbraccio. Non posso piangere per un ragazzo.

<<andiamo a mangiare!>>esclamo.





La mia bellissima cazzata di sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora