cosa siamo

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Martino osserva Niccolò vagare per la stanza semibuia in cerca di qualcosa, seguendo attentamente ogni suo movimento.

Lo guarda spostarsi verso il comò e smucinare freneticamente in uno dei cassetti alla ricerca di un paio di calzini che non fossero uno diverso d'altro, aprire l'anta dell'armadio per tirare fuori maglietta e felpa oversize, oggi sceglie quella arancione.

E Martino vorrebbe fare una battuta su come lo farà sembrare un semaforo o qualcosa del genere, ma viene distratto da quel riccio ribelle che gli ricade sulla fronte e dalla sua mano che fino a poche ore prima stava accarezzando lui si allunga per scostarlo senza successo, visto che un secondo dopo torna nuovamente al suo posto designato.

Sorride. Ed è felice di non aver seguito il consiglio di Niccolò la sera prima, che con una certa tristezza negli occhi gli aveva annunciato che avrebbe potuto dormire in camera sua quella sera, se avesse voluto, visto che si sarebbe dovuto alzare molto presto la mattina per una lezione a cui non poteva mancare e non voleva rischiare di svegliarlo ad un orario che per Martino definire indecente sarebbe stato un eufemismo.

Non può fare a meno di emettere un sospiro di delusione quando Niccolò si infila i jeans coprendo le cosce toniche che Martino si era incantato a guardare. 

E ovviamente, l'udito finissimo di Niccolò lo percepisce. O sarà stato il silenzio nel quale sono immersi. 

Si volta di scatto e ciò che dice non corrisponde proprio alla faccia che fa. 

Aperta in un sorriso enorme. 

Chi sorride così alle sette di mattina? 

"Scusa Marti, ti ho svegliato" 

Martino non dice nulla in cambio, limitandosi ad assaporare la voce di Niccolò. E allargando le braccia in un invito silenzioso che Nico coglie immediatamente. 

Strisciando nel letto e affondando su Martino, anche se probabilmente non avrebbe dovuto farlo. 

La sensazione della sua mano tra i capelli e l'odore inconfondibile in quella nicchia tra il suo collo e la spalla sarebbero un motivo sufficiente per dire 'fanculo alla lezione io resto qua'.

"Devi andare Nì." 

"Sei te che m'hai rapito..." 

"Non è vero, vai." 

Però gli circonda la vita con le gambe e lo stringe un po' di più e a Niccolò viene da ridere e anche un po' da piangere perché probabilmente piccolo così nella vita non si era mai sentito. 

Si concede due minuti nel quale chiude gli occhi e bacia delicatamente la tempia di Martino, poi la guancia, poi l'angolo della bocca, e poi le labbra.

Quando li riapre Martino lo sta già guardando. 

"Buongiorno Marti!" 

"Buongiorno Nì!" 

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