I miei occhi erano grandi e pieni di luce,erano uguali a quelli di mio padre. Lui.. Un orso con un mantello scuro addosso ed un'anima immensa. I giorni passavano tra un gioco ed un capriccio,senza rendermi conto di ciò che stava per accadere.
Era il maggio del 1999,un giorno particolarmente caldo ed io ero con i miei fratelli giocando a pallone per le strade accanto la nostra casa. Decisero di fare una vera partita nel campetto della chiesa del nostro quartiere ed io li seguii dicendo: "io non posso allontanarmi da casa,mamma si arrabbia!" Ma loro,con fare molto tranquillo e promettente decisero di portarmi ugualmente. Dopo aver giocato la partita,decisi di tornare subito a casa con la paura del rientro di mia madre. Prima di uscire dalla chiesa,mi fermai ad una fontanella per bere un pò d'acqua e lì mi accorsi della presenza di un gruppetto di ragazzini abbastanza famosi nel quartiere per la loro volgarità e maleducazione. Mi si avvicinarono chiedendomi: "hey ti va di fare una partita di calcio con noi?" Io,impaurita e tremante risposi con un delicato "si",senza curarmi degli sguardi e delle risatine che si erano scambiati.
Camminammo per qualche minuto fin quando non chiesi "Dove andiamo a giocare?" e loro sempre ridendo in maniera isterica mi risposero "vieni con noi,li vedi quei palazzi verdi in fondo? Lì c'è un campo". Arrivati lì,continuarono a camminare ed io a non capire. Sentivo solo un peso sullo stomaco,le mani sudavano e le gambe non mi reggevano.
Arrivammo su di un lungo stradone in cui c'erano parecchie macchine parcheggiate,non si sentiva nulla,nessun rumore o passo. Questi 5 ragazzi mi presero e mi fecero sedere sul marciapiede dietro ad una macchina verde chiaro (ricordo quella macchina come fosse ieri). Due si sedettero con me e gli altri tre restarono a fare la guardia e dopo poco si scambiarono.
Cominciarono a toccarmi,sentivo quelle mani ovunque,mi abbassarono i pantaloncini e mi fecero sedere di nuovo. Per un tratto di 10-15 minuti io ancor oggi non riesco a ricordare cosa successe.
Ad un certo punto sentii rumori di macchine e mi si aprirono gli occhi,quei ragazzi spaventati dall'arrivo di qualcuno mi presero e mi portarono dietro ad un muretto. Cominciarono a baciarmi,ovunque,ridendo. Dopo poco mi diedero i miei vestiti e con fare molto strafottente dissero: "andiamocene ragazzi,questa non sa fare niente".
Io ero là,senza lacrime e senza fiato,a rivestirmi con il sole che scottava sulla pelle. Cominciai a correre verso casa con la speranza di trovare mia madre. Citofonai e mi rispose lei,corsi senza capire niente ed una volta arrivata a casa vidi mia madre fuori,seduta vicino alle piante che mi guardava e mi disse "che fai appoggiata lì al frigorifero? Vieni qua". Io ero incollata allo sportello del frigo, non riuscivo a muovermi,più la guardavo e più sentivo il cuore esplodere e le lacrime che bagnavano il mio pudore. Presi coraggio e le saltai addosso,piangendo in maniera spaventosa,stringendola forte a me e lei non smetteva di parlarmi e di chiedermi cosa mi fosse capitato ma io non riuscivo a respirare,l'unica cosa che riuscii a fare è stata guardarla e ripeterle continuamente "mamma non lo so,non lo so,non posso". Erano le uniche parole che riuscivo a decifrare nel mio cervello in quel momento.
Siamo state circa un'ora lì fuori,mentre mia madre mi coccolava io morivo. Nei giorni seguenti,la paura di incontrare quei ragazzi non mi faceva dormire,il mio unico terrore era che la mia famiglia lo venisse a sapere,non avevo nemmeno paura di loro. Dopo qualche settimana, mi passarono accanto e non mi degnarono neanche di uno sguardo e mi sentii sollevata dall'ansia che mi aveva consolata per tutti quei giorni.
Avevo solo 8 anni,il mio tempo si è fermato lì,nelle loro mani e nei loro sguardi. Non ho avuto il coraggio di parlarne con mia madre perché in quel momento non mi sentivo vittima ma complice di quel gesto così sporco e crudele. So che molte persone si potrebbero chiedere "complice di cosa?" eppure io mi sentivo così e quella sensazione mi ha accompagnata fino all'età di sedici anni. In quel momento io non mi sono difesa, non ho urlato, non sono scappata,non ho reagito, il mio corpo era vuoto,la mia anima si era nascosta per non farsi trovare. Ho permesso a quella gente di farmi del male ed io,a soli 8 anni,non sapevo cosa poteva significare.
Gli anni passarono e le conseguenze del mio silenzio cominciarono a farsi sentire. Diventai più cupa,sempre più arrabbiata con tutti,la mia voce non toccava aria. Iniziai a prendermela con me stessa,qualcuno doveva pagare ed io ero la vittima perfetta,non sapendo che sarebbe stato l'inizio della mia fine.
STAI LEGGENDO
Ricomincio da me
Ficción GeneralIl senso delle cose sta tra il volerle ed il sperarle. Il percorso che scegliamo di intraprendere è ciò che noi siamo e saremo,senza altre scuse. La mia vita era segnata fin dall'inizio,sentivo che la mia strada sarebbe diventata ardua per uno scop...