Capitolo 70.

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Edoardo's pov.

Il tempo,è passato troppo in fretta.
Dicono che quelli che passano subito,sono i momenti più belli,ma non è così.

La realtà è che dentro sono vuoto,come quando manca un pezzo al tuo cuore e non hai i mezzi per riparlarlo,perché in questo caso,l'unica che può farlo,è lei.

Mi manca come l'aria,da quando non sento la sua voce,la sua risata,il mio mondo è crollato.
Nulla ha ormai più senso,proprio come non ce l'aveva prima di conoscerla.
Lei è riuscita a colorare la mia anima,è riuscita a farmi credere nell'amore.

"Edoà,non dimenticare di portarti il telefono" mi avverte Carmine.

Ormai,è il mio compagno di cella,ancora per poco.
Da quando Alida non c'è,mi è stato accanto,nonostante lo minacciassi a morte,dato che non volevo nessun tipo di rapporto con lui,con tutti.

Ricordavamo insieme,la sera,i momenti più belli che entrambi abbiamo trascorso con lei e per quanto provassi un enorme gelosia verso quella ragazza,mi piaceva riscoprire nuove cose di lei,che Carmine mi raccontava.

È come se lui la conoscesse da molto prima di me,lei ha fatto molto per Carmine e Nina e di questo,Carmine ne parla a voce alta.

"Dove andrai adesso?" mi chiede lui,mentre mi guarda fare le valigie.

"Da lei" mi limito a rispondere.

Anche se in questo periodo abbiamo legato,rispondere freddo alla gente è una caratteristica del mio DNA e non credo riuscirò a cambiare questo.

"Dalle un bacio da parte mia" dice fissando il vuoto.

"Non esagerare ora" lo ammonisco e lui ridacchia.

"Facciamo sulla guancia,okay?" dice in segno di resa ed io,scuoto la testa ridacchiando.

"Mi mancherà ricordarla insieme a te" ha le lacrime agli occhi,ci tiene tanto a lei,è la sua migliore amica.

"Lei è forte. Ricordarla sarà parte del passato,noi ce la vivremo" dico chiudendo l'ultima valigia.

"Anzi,io me la vivrò" mi correggo e Carmine,ride per la mia gelosia.
Non condivido ciò che è mio,in nessun modo.

"Allora io vado " lo saluto,prendendo la mia valigia in mano.

Lui si alza dal letto e viene verso di me.

"Ci vediamo fuori" dice dandomi una pacca sulla spalla,prima che io potessi uscire da quella cella,per l'ultima volta in tutta la mia vita.

Uscito definitivamente dall'IPM,credevo di avere un senso di libertà,di tranquillità.
Eppure,è impossibile provare determinate sensazioni,se ti manca al fianco,la cosa più importante.

Mi aveva fatto tante promesse,che io non ho mai dimenticato,mai.
Mi aveva promesso di venire a trovarmi una volta a settimana.
Mi aveva promesso che avrebbe passato i miei diciotto anni insieme a me,nonostante fossi in carcere.
Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciato per nessun motivo al mondo.
Ed io,le ho promesso che se lei avesse dovuto infrangere queste parole,l'avrei amata comunque,con tutto me stesso.

E la amo,la amo ancora.

Non la vedo da un lungo anno.
Il suo viso,ce l'ho impresso in mente,ricordo ancora perfettamente,i suoi occhioni.
Come potrei dimenticarmene.

Ho promesso a me stesso che avrei ucciso,in un modo o nell'altro,il pezzo di merda che l'ha mandata in coma per un fottutissimo anno e questo,è quello che farò.
Dopo essere andato a trovare Alida,ovviamente.

Cammino velocemente per le strade di Napoli.
Era troppo tempo che non lo facevo.
Lungo la strada,c'è il mare e per quanto guardarlo mi rilassi da morire,in questo momento non riesco a pensare ad altro,se non a lei.

Arrivo,finalmente,avanti all'ospedale e prima di prendere un lungo sospiro,non ci penso due volte ad entrare.

"Salve,ha bisogno di aiuto?" chiede un'infermiera,con tono fin troppo gentile,per i miei gusti.

"Dov'è Alida Jones?" chiedo velocemente.

"L'orario di visita è finito,può passare domani" si dispiace lei.

"Ho detto,dov'è,Alida Jones!" sto per perdere la pazienza e lei sembra accorgersene.

"Ultima porta in fondo al corridoio del quarto piano" dice senza nemmeno prendere fiato.

Seguo perfettamente le indicazioni che mi ha dato quella ragazza e quando finalmente arrivo avanti a quella porta,mi blocco per qualche secondo.

Lascio le valigie fuori e poi,appena prendo coraggio,abbasso la maniglia,entrando in quella stanza.

La vedo,dopo un anno.
È sdraiata su quel maledetto lettino da troppo tempo,ha una maschera per l'ossigeno in viso che le copre il naso e la bocca e i suoi bellissimi occhi sono chiusi.

Ha i capelli più lunghi ed è molto più magra.
Ma la bellezza,quella rimane uguale.
È sempre stata bella,lo è ancora,infinitamente.

Mi avvicino a lei e le lascio un dolce bacio sulla nuca.
Al contatto delle mie labbra contro la sua pelle,il mio corpo si riempie di scariche elettriche ed io non capisco come faccia a farmi un tale effetto.

"Mi sei mancata tanto.." sussurro guardandola,con le lacrime agli occhi.

Le prendo la mano e me la porto alle labbra,lasciandoci sopra dei piccoli baci.

"È un anno che sei così. Ti prego svegliati" dico mentre ininterrotte lacrime,rigano il mio volto.

Non riesco a spiegare il dolore che provo in questo momento.
È una sensazione orribile,mi sento morire dentro.
Come se nulla ormai,avesse più un nesso logico.

"Dobbiamo ancora fare tante cose" dico ricordando tutti i nostri progetti.
Li porterò fino alla fine,li porteremo,fino alla fine.

Sento la porta aprirsi e mi giro di scatto,asciugando prima le lacrime.

"Scusi,ma non le hanno detto che l'orario delle visite è già finito da un bel po'?" chiede un uomo con un camice bianco.

Decido di ignorarlo spudoratamente e torno a guardare il viso di Alida,mi rilassa vederla ancora respirare.

"Può parlarmi delle sue condizioni?" chiedo al dottore,senza staccare gli occhi di dosso alla mia piccola.

"Lei chi è?" chiede sfogliando dei fogli che ha fra le mani.

"Il suo ragazzo" amo definirmi così.

"Bene,forse le avranno già parlato della decisione della signora Rose Jones,la madre di Alida" dice ed io mi giro per guardarlo.

"Che decisione?" chiedo e lui assume un'espressione sconvolta,appena capisce che io sono all'oscuro da qualsiasi pensiero abbia fatto la madre di Alida.

"Beh..La signora Jones ha deciso di staccare spina che tiene ancora in vita Alida"

Piccoli delinquenti//E.C.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora